Ritorno al passato, la nuova via d'arrampicata alla Rocca Traura in Sicilia

Sull’imponente pilastro SW di Rocca Traura (Parco dei Nebrodi, Sicilia) Massimo Flaccavento, Giorgio Iurato e Arturo Latina hanno aperto Ritorno al passato, una nuova via d'arrampicata che contiene uno dei tiri più belli di tutti i Nebrodi.
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Durante la prima libera di Ritorno al passato, Rocca Traura, Sicilia
Massimo Flaccavento

Le Rocche del Crasto hanno un posto speciale nella mia vita, e di conseguenza sono in cima alla lista dei luoghi tra quelli a me più cari. Esiste qualcosa in queste terre che da sempre mi emoziona e mi rende felice come non accade altrove. Vero è che i forti legami d’amicizia consolidati qui in tanti anni di frequentazione rendono di volta in volta i miei racconti sempre più coloriti e ricchi di enfasi, ma è innegabile che il fascino di questi posti acquista ancora più valore grazie alla genuinità delle genti che li abitano. Cosa sarebbero in fondo queste magnifiche montagne senza la presenza di chi vive e fatica alle loro pendici?!

Un po’ di tempo fa, quando ero poco più che un ragazzo, rimasi letteralmente stregato da queste rocce nel preciso istante in cui le vidi per la prima volta, al punto che negli anni a venire vi ritornai sempre più spesso. Tante vie nuove progettate nel corso degli anni lentamente prendevano vita, ed insieme ad esse l’archivio dei ricordi non faceva altro che crescere a dismisura. Le salite, realizzate sempre in compagnia di carissimi amici, e i momenti successivi alle scalate trascorsi insieme ai nostri compagni di Alcara, hanno fatto si che qualsiasi momento diventasse poi magico e insostituibile!

Nonostante tutto ciò, qualcosa ancora mi sfuggiva. Sentivo infatti che un vecchio progetto da troppo tempo attendeva silenziosamente, e che di conseguenza non poteva più aspettare. Mi riferisco, e non poteva essere altrimenti, al grande pilastro SW di Rocca Traura.

Rocca Traura, massiccia e imponente, è una cima dall’aspetto Dolomitico. Si innalza dalla Valle del fiume Rosmarino con grandi e ripidi pendii sul suo misterioso versante occidentale, mentre la sua parete SW, quella più facilmente visibile dal fondo valle, resta il versante alpinisticamente più interessante. Con un salto di oltre 350 metri, sorveglia l’accesso dell’abitato di Alcara Li Fusi, e nonostante le pareti non ostentino sempre una roccia di qualità ottima, nella sua parte centrale questo selvaggio versante sfoggia un estetico pilastro che punta diritto al cielo.

Avevo posato gli occhi su questo pilastro fin dalle mie prime scalate in zona, ma tra i mille progetti che da sempre inseguo, non riuscivo a trovare l’occasione e soprattutto la persona giusta con cui fare un tentativo! Fui veramente felice dunque quando improvvisamente mi si presentò un compagno seriamente interessato ad andare a vedere di cosa si trattava. Era un obbiettivo troppo allettante per lasciarselo sfuggire, quindi visti i tempi ormai maturi, la tanto attesa avventura stava per iniziare.

02/01/2015
A differenza di tanti altri viaggi, questa volta sono in compagnia di Arturo Latina. Per lui è la prima volta in questa zona e di conseguenza potrà vedere finalmente ciò di cui tante volte abbiamo parlato. Con Arturo ci siamo conosciuti quasi per caso non troppo tempo fa, ma fin da subito è nata una sincera e vera amicizia, basata su valori e ideali che ci accomunano, e ovviamente dalla grande passione per la montagna. Non è stato difficile dunque trovarsi bene e iniziare fin da subito a progettare nuove salite e sognare piccole grandi avventure.

Superato il borgo di Militello Rosmarino, la vista bellissima sulle montagne è resa ancora più suggestiva dalla neve, che abbondante copre le cime. Arturo, e non ne avevo alcun dubbio, è rimasto a bocca aperta davanti a questo piccolo paradiso, e nonostante la giornata volga velocemente al termine, andiamo di corsa a dare un’occhiata alla nostra linea per cogliere così quanti più dettagli possibili. Prima di decidere il luogo dove trascorrere la notte, andiamo però a salutare gli Artino. Tra le pareti della loro casa arroccata alla base di Rocca Calanna, è impossibile non lasciarsi andare al lento trascorrere del tempo. Per me si tratta di una seconda famiglia, e a loro sono legato da quel profondo affetto che in molti casi viene chiamato amicizia, ma che in questo personalissimo caso per me assume tonalità ben diverse.

Incontrarli è sempre un piacere, e per Arturo l’occasione per conoscerli non poteva essere migliore. Un pomeriggio d’inverno, una grappa fatta in casa, e due chiacchiere scambiate in un clima quanto mai semplice, lo stesso che da sempre contraddistingue queste splendide persone. Strette di mano vigorose, un forte abbraccio, e come sempre un arrivederci a presto. Questo il nostro congedo, inevitabile visto che il giorno seguente tenteremo il tanto agognato pilastro.

03/01/2015
La notte in tenda passata alla base della montagna è trascorsa in tranquillità, e questo nonostante l’emozione per la scalata imminente. Una sveglia ben poco felice ci ha strappato con violenza dalle braccia di Morfeo, e così dopo una rapida colazione, con zaini pesantissimi sulle spalle ci inerpichiamo verso l’attacco quando la notte sta per cedere il passo al giorno.

L’arrampicata vera e propria inizia dopo una faticosa pietraia, di quelle che fanno di tutto per trascinarti a valle, e nonostante siano i primi giorni di gennaio, raggiungiamo le prime rocce madidi di sudore. Con l’arrivo dell’alba finalmente attacchiamo, e dopo una buona oretta ci ritroviamo in cima alla prima lunghezza. Proseguiamo facilmente lungo un facile canalino di rocce bianche e slavate, al termine del quale ci aspetta una lunghezza di corda tecnicamente non difficile, ma insidiosa per via della roccia, a tratti delicata.

Sono circa le dieci del mattino quando siamo pronti ad iniziare la tanto desiderata quarta lunghezza, la cui roccia bellissima conferma le nostre aspettative. I primi tiri di corda non sono stati altro che un avvicinamento, è solo adesso infatti che inizia la scalata vera e propria del pilastro. Carichi di tutto e attrezzati anche per un bivacco in parete, purtroppo dobbiamo fare i conti con un’amara sorpresa: il trapano inspiegabilmente non funziona più!

Ci sarebbe piaciuto fin da subito salire in stile tradizionale, ma per via della vegetazione abbondante sulle linee più logiche, il risultato sarebbe stato quello di tracciare una via di scarso interesse e sicuramente su roccia mediocre. Da qui la decisione di salire utilizzando il trapano, ovviamente senza abusarne, usando gli spit solo alle soste, sui tratti non proteggibili e laddove le protezioni naturali non avrebbero garantito nessuna sicurezza.

Alle undici siamo costretti a scendere, con una giornata radiosa davanti e tantissime ore di luce a disposizione, un boccone davvero amaro da mandar giù! Si è trattato tuttavia di un buon tentativo, quindi non possiamo far altro che buttare giù le doppie e sperare di ritornare quanto prima.

Marzo 2016
E’ passato quasi un anno dal primo tentativo, e con Arturo abbiamo tante volte parlato del nostra via. Nel frattempo abbiamo aperto altre vie in giro per la Sicilia, e soprattutto abbiamo condiviso la gioia di scalare insieme sulle Alpi, ma al secondo appuntamento col pilastro purtroppo non siamo riusciti a conciliare i nostri impegni. Giorgio Iurato, che per me è l’amico di innumerevoli arrampicate e di risate, ha preso al volo l’occasione per essere della partita. D’altra parte è proprio con lui che per la prima volta ho scalato sui Nebrodi, ed è sempre con lui che per la prima volta ho ammirato il selvaggio versante SW di Rocca Traura.

21/03/2016
Abbiamo finalmente rimesso piede in quei luoghi magici che tanto amiamo. Dopo aver risalito il solito faticoso ghiaione, contro ogni previsione meteo, purtroppo abbiamo la sgradevole compagnia di un vento quasi patagonico. Iniziata la risalita dei tre tiri già aperti, tra i sassi che di tanto in tanto sentiamo sibilare in aria, non possiamo fare altro che accettare la situazione. Superato anche il terzo tiro, finalmente raggiungiamo il punto massimo raggiunto durante il primo tentativo. Siamo ora alle prese con uno dei tiri più belli di tutti i Nebrodi. Un muro verticale di roccia stupenda che alla fine risulterà tra le lunghezze di corda più belle di tutta la via. Un tiro stupendo, ma che costerà fatica e tempo visto la ferocia di Eolo che più volte farà aprire le mie dita.

La quinta lunghezza filerà via lasciandoci il piacevole ricordo di una bella arrampicata, sempre in compagnia del vento ma stavolta illuminata da un tiepido sole. Sarà il sesto tiro però a richiedere davvero tutta la concentrazione necessaria per non farsi male. Sapevo fin dall’inizio che a metà del pilastro una fascia di roccia delicata e sporca di vegetazione avrebbe richiesto cautela, ma non fino a questo punto. Alla fine di questa lunghezza arriverò in sosta un po’ provato dai tanti metri scalati con poche protezioni in mezzo ad una vera e propria foresta verticale, ma in fondo felice perché l’adrenalina da sempre una carica positiva, che ti motiva e ti sprona ad andare avanti.

Purtroppo il vento aumentato a dismisura oltre a complicare la scalata, ha peggiorato una situazione che si era preannunciata fin dall’alba. Quello che per Giorgio era un leggero fastidio ai denti, adesso si è trasformato in una piccola grande pena, da sopportare con silenziosa pazienza. Alle 17:00 visto che non abbiamo trovato un posto decente per bivaccare, non possiamo far altro che adattarci e accontentarci. Passiamo una notte infame, infinita e scomoda. Giorgio incastrato in un piccolo grottino, ed io appeso alla sosta seduto sul saccone da recupero, il tutto allietato dal solito vento furioso. Ma come tutte le notti anche questa passerà, e con l’arrivo del nuovo giorno, svanirà definitivamente ogni speranza di proseguire verso l’alto. L’unica decisione che possiamo prendere è quella di scendere, purtroppo! Iniziamo così le doppie con l’amaro in bocca, ancora di più per Giorgio visto che non sta bene, ma la montagna vuol dire anche saper accettare una rinuncia, per poi ritornare ancora, e qualche volta se si è fortunati, assaporare la gioia di una semplice conquista.

Durante le doppie ne approfitteremo per dare una veloce ripulita al sesto tiro, che dopo un’ora di paziente lavoro assumerà le sembianze di una bella lunghezza di corda. Quanto meno per il prossimo giro, questa sezione sarà meno pericolosa da scalare! Raggiungiamo la base della parete e dopo aver rifatto gli zaini, iniziamo la discesa volgendo le spalle mille volte al nostro pilastro, giusto per fissare bene nella memoria ogni singolo centimetro di pietra che ancora dobbiamo salire. Dopo esserci rimessi un po’ in sesto passiamo a salutare la famiglia Artino, un passaggio obbligato che ha il sapore di un rituale antico, e dopo di che ci mettiamo in viaggio verso casa. Un velo di tristezza per aver lasciato ancora una volta troppo presto un luogo che vorremmo vivere con più calma, con il tempo necessario, ma sappiamo che tanto ritorneremo presto... si spera!

Aprile 2017
Ancora una volta mi rendo conto che è passato troppo tempo dal nostro ultimo tentativo, ma gli ultimi tempi tra lavoro e impegni vari sono stati davvero pesanti e difficili. Fortunatamente esistono i festivi, e approfittiamo al volo del ponte del 25 Aprile per tentare di finire la nostra via.

22-23/04/2017
Con la solita fatica saliamo nuovamente al punto massimo raggiunto nel precedente tentativo, e contro un meteo a dir poco eccezionale, una gradinata improvvisa ci da il buongiorno alle 10:00 di mattina. Per fortuna dura poco e il sole torna a splendere velocemente nonostante un vento teso e le temperature bassine per il periodo. Come inizio non ci possiamo proprio lamentare!

La parte alta del pilastro è bellissima, esposizione, roccia lavorata e una scalata davvero notevole. Saliamo con calma, anche perché il saccone con tutta l’attrezzatura è pesantissimo, e dobbiamo in qualche modo dosare le nostre energie. Alle 14:00 in punto siamo finalmente in cima al pilastro! Siamo felicissimi, emozionati e ci rendiamo conto di essere davvero fortunati a poter vivere certe esperienze in luoghi dove ancora tutto è intatto.

Dopo le classicissime foto di vetta iniziamo la discesa, questa volta con un senso di leggerezza in più rispetto alle altre volte. Nonostante tutto decidiamo però di bivaccare, in modo tale da poter ulteriormente pulire la via in occasione della prima salita in libera. Il bivacco ti fa vivere momenti unici che nella vita di tutti i giorni non esistono, e anche se la scomodità contraddistingue queste esperienze, è necessario assaporarne profondamente ogni attimo prima che esse finiscano.

Al mattino infreddoliti e acciaccati iniziamo la discesa e contemporaneamente la pulizia della via, fin quando rimettiamo i piedi per terra. Anche questa magia è finita, ma questa volta voltiamo le spalle alla montagna consapevoli di essere riusciti, di aver vissuto e di aver meritato fino in fondo quella piccola soddisfazione chiamata cima. Ritorneremo presto, questo è sicuro!

In questo mondo in cui tutto appare come una corsa inarrestabile, è comprensibile sentire il desiderio di uscire dai binari, di cambiare rotta. E visto che la possibilità di perdersi su un’isola deserta è sempre più remota, di tanto in tanto perderci tra le rocce della nostra bella terra ci sembra la soluzione migliore per sottrarci a norme ammuffite e immagazzinare nuove energie. Lo diceva al tempo Tita Piaz, il mitico diavolo delle Dolomiti, e d’altra parte come non dargli ragione!

Buone scalate a tutti da Max, Giorgio e Arturo


SCHEDA: Ritorno al passato, Rocca Traura, Sicilia




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