James Pearson ripete 29Dots, spaventosa highball di Bernd Zangerl in Valle dell'Orco

Il climber britannico James Pearson ha effettuato la terza salita del boulder highball di Bernd Zangerl '29 Dots' (8A+) in Val Noasca, Valle dell'Orco.

La scorsa settimana il climber britannico James Pearson ha effettuato la terza salita dell'enorme boulder highball 29 Dots in Val Noasca, Valle dell'Orco. Liberato dall'austriaco Bernd Zangerl nel 2015, questo spaventoso blocco aveva visto solo una ripetizione, da parte di Gabriele Moroni nel 2017. Si tratta di un blocco di 8A+ dove una caduta dalla parte alta è semplicemente fuori questione. Sua moglie Caroline Ciavaldini e i pochi crash avrebbero potuto fare poco per attutire una la caduta.

Scrivendo dopo la salita, Pearson ha spiegato: "I video che potete vedere online di Bernd e Gabri non rendono giustizia al boulder! Innanzitutto sono entrambi ripresi da molto lontano, e direttamente dietro la linea, quindi non si vede la dimensione delle prese o l'impressionante strapiombo. In secondo luogo, entrambi i climber sono mostri mondiali, quindi sono in grado di far sembrare un blocco di 8A una semplice passeggiata. Tutto ciò fa sì che un pezzo di roccia davvero impressionante ed una salita molto spaventosa sembrino piuttosto docili. Quando ho visto i video della salita per la prima volta, ho pensato che ci fossero delle buone probabilità per tentarla dal basso – non avrei potuto sbagliarmi di più!"

Pearson ha provato i movimenti con la corda dall'alto, non senza difficoltà viste le temperature oltre i 20°, poi due giorni più tardi il mercurio è sceso a 5°C e le sequenze sembravano fattibili. Dopo un'ulteriore perlustrazione in toprope, Pearson ha provato la salita dal basso, ma inaspettatamente è caduto dal primo passaggio chiave. Ignorando quello che lui stesso ha definito i "segnali di pericolo", dopo essersi riposato per qualche ora è ripartito. Questa volta è riuscito passare il primo blocco, mentre sul secondo passaggio chiave a 7 metri di terra è arrivato "troppo al mio limite".

A questo punto è iniziata una lotta epica contro le difficoltà del boulder e le dita congelate. "Da questo punto la salita diventa leggermente più facile ad ogni movimento, e non avevo mai considerato la possibilità di cadere da lassù. Non sorprende che con poca sensibilità nelle dita si sprechi molta energia nel controllare eccessivamente ogni presa, e mi sono ritrovato nella posizione infernale di essere ghisato e con le dita insensibili. La situazione stava peggiorando di secondo in secondo. I movimenti che avrebbero dovuto essere semplici tirate statiche sono diventati lanci mirati e per la prima volta in molti anni ho pensato a come avrebbe potuto essere una caduta da questa altezza!"

Fortunatamente tutto è filato per il verso giusto. "Se c'è una cosa positiva da tutta questa esperienza, è che sono riuscito a mantenere la calma quando tutto intorno a me andava storto. La paura e il panico non hanno posto su una via pericolosa, e ho scacciato quei pensieri con la stessa rapidità con cui erano apparsi. Sembra un cliché, ma a questo punto l'unica cosa che contava era arrivare in cima e, per fortuna, anche se avevo preso la pessima decisione di fare il boulder quel giorno, dopo centinaia di salite al limite, il mio subconscio sapeva esattamente cosa fare."

Arrivato in cima, non c'è stato il momento dell'euphoria. Anzi. "Vie audaci come questa sono solitamente un'esperienza bellissima, dove arrampico in una bolla di pace e tranquillità, che viene poi sostituita da orgoglio ed euforia in cima alla via. Questa volta purtroppo non ho avuto nulla di tutto ciò, solo paura e disagio, poi tristezza e vergogna. Sono uscito in silenzio e mi sono rimproverato per aver messo la mia famiglia in una posizione così orribile. Poi ho caricato il furgone e siamo tornati a casa."

"Non condivido nulla di tutto ciò per shockarvi, o come un modo per cercare di far sembrare 29 Dots ancora più spaventoso. La linea è quella che è, non ha bisogno che io la espanda e la mia esperienza su di essa è mia soltanto. Immagino che sto raccontando questa storia in parte perché sono triste di aver sprecato l'opportunità su qualcosa di veramente speciale, e se non fosse stato per la mia mancanza di pazienza, avrebbe potuto essere un'altra meravigliosa esperienza, camminando su quella linea sottile tra rischio e pericolo. Ma soprattutto voglio che questo sia un avvertimento agli altri climber, di rispettare sempre la roccia e prestare attenzione ai segnali. Me la sono scampata bene, ma non sarei nemmeno dovuto arrivare a quel punto."




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