Intervista a Stevie Haston

Intervista al climber inglese Steve Haston dopo la sua recente prima salita di Descente Lolitta alla Grotte de Sabart, Ariege, Francia.
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Stevie Haston sale Descente Lolitta 9a, Grotte de Sabart, Ariege, Francia
Laurence Goualt Haston

Un paio di settimane fa il climber inglese Stevie Haston ha realizzato la prima libera di Descente Lolitta, una via ultra-strapiombante nella immensa Grotte de Sabart ad Ariege, in Francia. Haston propone per questa sua ultima realizzazione la difficoltà di 9a, che quindi lo porterebbe ad essere non soltanto tra i pochissimi britannici capaci di ammaestrare questo grado, ma anche tra la ristrettissima cerchia di coloro che riescono ad addomesticare questo magico numero alla tenera età di più di un mezzo secolo.

Per quello che lo conoscono, la salita di Stevie non è una sorpresa. Sempre all'avanguardia da quando era un teenager, il suo curriculum verticale va da salite invernali di grandi classiche (leggi la nord del Eiger e la prima solitaria dello Sperone Walker sulle Grandes Jorasses), passando per le difficili vie trad inglesi e le estreme vie sportive europee. Inoltre, dopo aver fatto l'apprendistato aprendo vie di spicco come Pinocchio M6+ e Scotch on the Rocks M7 sul Monte Bianco a metà degli anni novanta, Haston verso la fine del millennio ha esplorato i limiti del drytooling con salite di grandissimo rilievo come The Empire Strikes Back M10+/M11 a Valsavaranche.

Residente nei Pirenei francesi assieme alla moglie Laurence Gouault, Stevie Haston è un mix esplosivo di potenza, tecnica, nervi d'acciaio uniti ad una opinione molto precisa sui vari aspetti di questo gioco verticale.

Intervista a Stevie Haston

Quanto è importante per te questa salita?
Per me è molto importante! La via ha una sezione di boulder molto difficile ed è atletico, quindi non si tratta soltanto di aver più resistenza per mettere il tutto assieme. Al livello mondiale non pretendo niente, so benissimo quanto bravo è Patxi Usobiaga per esempio o quanta forza ha un Ramòn Julian Puigblanque, per non menzionare altri. E' comunque una performance interessante, come se fosse stato un 14enne a farla. Non direi che fare il 9a mi abbia reso felice, ma sono contento. Salire vie difficili mi rende felice quanto nuotare in un bel posto con i pesci, se capisci cosa intendo.

Il tuo successo su un 9a è arrivato adesso e non, diciamo, 10 anni fa. Come mai?
Dieci anni fa trascorrevo l'inverno facendo snowboard per il puro piacere di farlo (grandi muscoli nelle gambe) e arrampicavo in quota, quindi non avevo mai più di due mesi in fila da dedicare all'arrampicata sportiva. Ho avuto un sacco di infortuni (5 operazioni al ginocchio) e dovevo lavorare molto per i miei sponsor. Adesso non ho soldi ma un sacco di tempo (ha ha).

Il 9a è presumibilmente verso il limite del possibile. In pochi altri sport ci sembra che questo limite sia dominato da gente con età così diversa. Come te lo spieghi?
Detto in maniera semplice, l'arrampicata è uno sport in cui gioca un ruolo fondamentale il rapporto peso potenza, dove l'abilità è un elemento importante, che favorisce persone con meno massa muscolare perché si rischia di farsi meno male alle dita, e favorisce persone che hanno grande abilità motoria. Questo non dovrebbe discriminare i giovani, le donne e ovviamente i vecchi (come me). Credo che gli altri sport siano simili, ma abbiamo alcune persone molto appassionate che stanno facendo molto bene e ci ricordano di non utilizzare la stupidità o quello che viene percepito come saggezza come verità assolute.

In che direzione sta andando l'arrampicata
Da qualche parte molto interessante. Un paio di anni fa ho scritto un articolo in cui ho pronosticato tre generazioni di arrampicatori che facevano il 9a. Ma c'è molto che non so, e avendo visto Ramonette arrampicare, credo che il 9c sia possibile per quelli con talento che si allenano con metodo.

Un paio di settimana fa hai anche fatto la prima salita di un E8 pericoloso in Galles. Le due vie non potrebbero essere più diverse. Quale dei due ti ha provato di più?
Bravo, domanda interessante. La via Bam Bam in Galles è stata più difficile. Può darsi che io sia arrugginito sulle vie impegnative dal punto di vista psicologico e su Bam Bam puoi morire, il che ovviamente fa una grossa differenza, ma su Bam Bam ho arrampicato forte come un robot, mentre sul 9a ho fatto un paio di errori. Forse sono in grado di fare cose ancora più difficili. Se ho un particolare dono, è quello di mantenermi abbastanza calmo quando c'è un pericolo e sapere cos'è necessario per raggiungere il successo su una via atletica.

Sei stato lontano dall'Inghilterra per tanti anni - come vedi la scena Britannica ora, da una prospettiva continentale?
Alla fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta i British erano abbastanza al top, ma da allora molte cose sono cambiate. Vivendo sul continente, specialmente in Francia, non ti manca mai qualcuno che ti insegna come diventare più bravo. Vedo alcuni dei migliori e cerco di imparare. Quattro anni fa sulla stessa falesia di Bam Bam ho salito due vie che potrebbero essere E9 e E10, sono riuscito a farle soltanto perché continuo a migliorare. Ho perso fiducia nel sistema di gradazione britannico. Preferisco pensare a quelle vie come a degli 7c+ molto pericolosi con roccia marcia e un'alta probabilità di cadere a terra. Attualmente la scena dei climbers britannici è molto inflazionata con pochi arrampicatori d'élite. Le vecchie capacità per cui eravamo famosi non sono all'altezza degli standard atletici. Ci sono alcuni climber molto bravi, ma in realtà neanche così tanti e sono troppo presuntuosi. Sai che un E8 nel Peak District può essere alto quattro metri! Ci molto assurdità nel mondo dell'arrampicata, non soltanto in Gran Bretagna. Se insegnassi ad Ondra come usare i nuts (imparerebbe in cinque minuti, è molto intelligente) farebbe la maggior parte delle vie test con facilità, come d'altronde le farebbero i suoi coetanei - credo che i climbers britannici non vogliano accettare questo fatto. Detto ciò, l'arrampicata in gran Bretagna è meravigliosamente variegata, sulle scogliere sopra il mare, piccole falesie in montagna e buone falesie per l'arrampicata sportiva. Arrampicherei più spesso lì ma il tempo e il cibo sono terribili. Credo sia per questo che una volta eravamo cosi bravi, il cibo è davvero velenoso, immangiabile: così è facile rimanere magri...

Sei legato intrinsecamente al dry tooling, che come moda negli ultimi anni sembra avere rallentato un po'. Come la vedi tu e cosa ci ha dato?
Sì, ha rallentato, ci sono meno soldi... in un battibaleno aveva raggiunto livelli molto altri, e se guardi i protagonisti sono ancora qui. Il dry tooling - io preferisco il termine misto - ha cambiato le prospettive di quello che è possibile, ha reso l'inverno più interessante. Alcune vie di misto sono vere opere d'arte, nel senso sportivo ed estetico.

Quanto è importante la persona all'altro lato della corda?
Per me, quella persona è vitale. Posso arrampicare con pochissime persone, infatti non riesco né a lavorare né a stare con tanta gente. Ma per me la corda è una cosa sacra, come l'amicizia. Su vie pericolose il tuo partner può fare tutta la differenza, una feeling negativo o persino troppa apprensione può portare al disastro.

Il tuo curriculum spazia dall'Himalaya alla Scozia, attraverso il misto e la falesia. C'è qualcosa che ti manca?
Ci sono molte cose che non ho ancora fatto nell'arrampicata, e anche molte altre cose che sono importanti, ma io ci provo, questo mi pare importante. La via Bam Bam (il nome di mio nipote) mi ha ricordato questo, tentare di fare le cose è molto importante.

Sponsors: La Sportiva, www.V12outdoor.com and www.capifrance.co.uk


Note:
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