Genesi, la spettacolare via d'arrampicata alla Cascata Lequarci in Sardegna

Il racconto di Maurizio Oviglia che alla Cascata Lequarci di Ulassai (Ogliastra, Sardegna) ha completato Genesi, una spettacolare via d'arrampicata di quattro tiri con difficoltà fino al 7a, aperta insieme a Cecilia Marchi e liberata con Paolo Contini.
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Cecilia Marchi sul primo tiro di Genesi l'8 dicembre 2016.
Maurizio Oviglia

A volte le vie non rappresentano solo una sfida in termini di difficoltà, ma al contrario rispondono soprattutto ad un’esigenza estetica. E’ il caso di Genesi, una via sicuramente molto particolare, per non dire unica, almeno in Sardegna. La Cascata Lequarci si trova in territorio di Ulassai ed è accreditata come la più alta della Sardegna. Purtroppo essa si forma solo dopo copiose piogge, mentre è praticamente inesistente per buona parte dell’anno. Tuttavia quando il miracolo dell'acqua, da queste parti non così frequente, si verifica… la cascata diviene un vero spettacolo della natura. Ma cosa c’è poi di diverso, direte voi, dalle altre cascate che si trovano un po’ dovunque? Innanzi tutto la cascata compie un salto di più di 70 metri nel vuoto, alla maniera di quelle venezuelane, per poi continuare per altri 80 metri con numerose cascatelle. Ma è in questo salto che si trova la vera particolarità. Qui l’acqua rimane infatti staccata rispetto alla parete di decine di metri. Già tre anni fa avevo avuto l’idea di fare una via a fianco alla cascata, per fare poi delle fotografie durante la piena. Ne era nato un itinerario sulla sinistra del flusso, su roccia a dire il vero piuttosto mediocre. Carpe Diem già nel titolo diceva tutto: andateci quando c’è la cascata, altrimenti meglio fare un’altra via! Tuttavia, nonostante le immagini realizzate su quella via abbiano fatto il giro dei media, non ero del tutto soddisfatto. Volevo osare di più e tentare una via dietro la grande cascata, proprio sulla parete strapiombante! Inizialmente avevo pensato ad un monotiro ma poi, studiando attentamente la parete, mi ero convinto ad azzardare una linea su tutta la parete, proprio attraverso i grandi funghi sospesi sulla destra dell’acqua. Arrampicare dietro la cascata doveva essere uno sballo totale!

Nel settembre di due anni fa mi son portato all’attacco della parete con mia moglie Cecilia. Ovviamente non c’era neanche una goccia d’acqua, l’ideale per provare a salire senza stress! Ho incominciato la via dal basso, come sempre, ma dopo il primo tiro mi sono accorto che stavo arrampicando su una crosta di calcare dove i fix non avrebbero fatto presa! Ho dovuto quindi per forza abbandonare ogni velleità alla prima sosta e ricorrere, se volevo terminare la via, alla chiodatura dall’alto a resina… Del resto lo scopo era estetico più che alpinistico, quindi che problema c'era?! Dopo un mese sono tornato da solo con la mia corda statica ed in circa due giornate di duro lavoro sono riuscito a completare la via, che si annunciava quanto mai strapiombante e spettacolare. Anche se non bisogna tacere che, negli ultimi tiri, sembra davvero di arrampicare su cartapesta! Ma come sarebbe stato scalare “Genesi” (dedicata per volontà di Cecilia a Sebastiao Salgado) in presenza della cascata? Non restava che aspettare qualche mese! Purtroppo l’inverno 2015/2016 è stato incredibilmente secco e la cascata non si è praticamente formata. Che delusione! Un altro anno di attesa quindi, il che non mi ha impedito di liberare la via alla fine dell’estate, in compagnia di Paolo Contini. Quattro tiri sino al 7a che, tuttavia, senza la cascata a fianco, non valevano tutta la fatica fatta per concepire e realizzare questa creazione!

Finalmente l’8 dicembre del 2016, grazie alle prime piogge, la cascata è scesa e sono riuscito a realizzare le prime immagini, nonostante avessi un occhio bendato a causa di un’operazione chirurgica fatta due giorni prima! Quindici giorni dopo il flusso era alla sua massima potenza, un vero spettacolo, peccato che fosse impossibile scalare la via! L'acqua sgorgava da ogni buco della parete, sembrava che la montagna volesse esplodere! Qualche giorno dopo, tuttavia, ho deciso di provare lo stesso: non stavo più nella pelle! Con Simone Sarti, compagno di vecchie avventure, abbiamo vissuto una giornata veramente indimenticabile! Scalare con la giacca vento, superando tratti bagnati e con addirittura l’acqua che usciva a spruzzo da buchi del calcare lungo la via, è stata una vera impresa degna di un torrentista… verticale, vestito però di cotone! Ne siamo usciti ovviamente tutti bagnati ma con alcune immagini veramente strepitose, di cui voglio darvi un’anteprima. Ma soprattutto con la consapevolezza che, forse, per scalare la via divertendosi è necessaria un po’ meno acqua. Se per “Carpe Diem” occorreva trovare l’attimo in cui la cascata fosse in piena… qui non basta più, bisogna valutare anche quanta acqua scende! Vi ricordate quello che scrisse Giancarlo Grassi sulle cascate… ghiacciate all’inizio degli anni ottanta? In molti invidiavamo a Giancarlo il fatto che avesse tempo per arrivare sempre al momento giusto, mentre noi ghiacciatori della domenica, dovevamo accontentarci di prendere ciò che si trovava. Chi avrebbe immaginato che un giorno si sarebbe scalato anche sulle cascate d’acqua? E che sarebbe stata necessaria ancora più pazienza che per quelle ghiacciate?

Maurizio Oviglia

Ringrazio Paolo Contini per le immagini aeree

SCHEDA: Genesi, Cascata Lequarci, Sardegna




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