Eiger Parete Nord, Direttissima dei Giapponesi liberata da Jasper e Schäli
Un sogno lungo sei anni è finalmente stato coronato: alla fine di agosto Robert Jasper e Roger Schäli sono riusciti nella rotpunkt dei 1880m della via dei Giapponesi sulla parete nord dell'Eiger. La direttissima - gradata VI A2 e aperta 40 anni fa in stile himalayano da sei alpinisti giapponesi (Michiko Imai, Takio Kato-Yasuo Kato, Susumu Kubo, Hirofumi Amanao e Satoru Negishi) utilizzando 250 chiodi a pressione da 6 mm e 2400m di corde fisse - supera con una linea pressoché verticale la difficilissima parete (la Rote Fluh) che sovrasta la famosa Fessura difficile dei primi salitori della Nord, per poi continuare sempre dritta fino in cima. Jasper e Schäli ora l'hanno salita tutta in libera superando difficoltà fino all'8a.
A dire il vero Jasper aveva messo le mani sulla via già nel 1991 ma aveva dovuto ritirarsi per quelle micidiali scariche che hanno reso tragicamente famoso e unico l'Eiger. Mentre dal canto suo Roger Schäli si era legato nel 2003 all'altro asso svizzero, Simon Anthamatten, ma anche loro dopo 1000 metri di parete si erano dovuti arrendere ai pericoli oggettivi dell'Orco. Insomma, anche ai super climber dell'arrampicata sportiva applicata alle grandi pareti, l'Eiger ha riservato la sua eterna e terribile faccia con il solito terribile menù tempestoso condito di scariche di ghiaccio e pietre. Come dire che passa il tempo ma ci vuole sempre una gran costanza, e anche una buona dose di coraggio e fortuna, per “prendere” l'Eiger... Cose che a quanto sembra non difettano a Jasper e Schäli.
Così anche per Jasper e Schäli è arrivato il momento giusto. Non prima però di aver speso un altro paio di tentativi frustrati dalle pessime condizioni meteo ma anche dallo stato dei chiodi a pressione piantati dai giapponesi, ormai arrugginiti dopo 40 anni in parete. Poi, dal 28 al 31 agosto arriva anche la tanto attesa libera integrale. Inutile dire che è stata un'avventura (con tre bivacchi) come si conviene all'Eiger. Come è forse inutile dire che ci sono state anche delle sorprese: poco sotto la cima i due hanno trovato uno zaino... ma questo ve lo svelerà Jasper nel suo racconto.
Direttissima dei Giapponesi di Robert Jasper
28 agosto 2009. Circa metà delle prese sulla Rote Fluh sono bagnate. Arrampichiamo e lottiamo spingendoci verso l'alto. Due dei tiri più difficili sono parzialmente bagnati e ci vogliono un paio di tentativi per salirli in libera. Con dita bagnate e congelate tengo una piccolissima presa dopo l'altra, le mie scarpette strette scivolano perché non sento più le dita dei piedi. Ciecamente faccio i movimenti che avevo imparato a memoria, senza sentire il mio corpo.
Vado avanti solo grazie alla mente che mi svela riserve d'energia che non conoscevo. Al terzo tentativo riesco finalmente - per un soffio - a liberare il tiro chiave. Ce la possiamo fare! Il giorno successivo il meteo è brutto e trascorriamo il tempo aspettando nella nostra piccola tenda nello "Stollenloch". Come dalle previsioni la pressione si alza durante il pomeriggio e il tempo migliora durante la notte. Questa è la nostra chance.
Il 30 agosto partiamo nel cuore della notte, seguendo la luce delle nostre lampadine frontali. Velocemente saliamo il secondo nevaio che è di ghiaccio vivo coperto con detriti e ci immettiamo sul enorme muro sovrastante che ci incute paura. Ora tutto diventa difficile: ci aspetta il "Pilastro rotto", con roccia marcia dappertutto con quasi nessuna possibilità di piazzare delle buone protezioni, e con pochi chiodi arrugginiti lasciati dalla spedizione giapponese, per lo più colpiti svariate volte dai sassi.
Il fischio dei sassi che cadono attorno ci riportano a tutte le famose storie dell'Eiger... per noi quest'avventura è quasi eccessiva. Poco prima della Cengia centrale - il nostro terzo bivacco – le scariche si intensificano. Un sasso grande come un pugno centra il mio casco e lo quasi rompe. Per fortuna riesco a stare in piedi e a non cadere. Stanchi piantiamo la tenda. I sassi continuano a cadere durante tutta la notte e più di una volta la nostra tenda viene sfiorata. Tentiamo di riposare i nostri nervi. Un po' di cibo e da bere, poi dentro i sacchi a pelo. Nonostante la tormenta riusciamo a recuperare per il giorno successivo.
Come nei giorni precedenti Roger ed io ci alterniamo per salire da primi, e riusciamo a procedere velocemente. Sul "Pilastro Sphinx" Roger lotta come un Samurai - e chiude il conto con uno dei tiri artificiali di A2, che ora è un difficile 7b.
Dopo alcuni tiri molto alpinistici e dei traversi terribili riusciamo finalmente a raggiungere l'ultimo nevaio. Lì ad attenderci c'è una sorpresa: troviamo un vecchio zaino inglobato nel ghiaccio e, poiché avevamo soltanto due chiodi da ghiaccio, lo utilizziamo per attrezzare una buona sosta. Con tutta probabilità è lo zaino lasciato da Jeff Lowe*.
Salutati dagli ultimi raggi di sole scappiamo dall'infinito buio della parete nord. Ci abbracciamo, sollevati, sulla cima. E' fatta.
* Nr: Tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo del 1991 con un incredibile ed estenuante salita durata nove giorni l'americano Jeff Lowe aveva tracciato in solitaria una nuova via sulla parete nord del Eiger. Dopo aver superato difficoltà estreme e al limite delle sue forze un elicottero ha eseguito un'audace salvataggio, strappandolo dalla cresta ovest immediatamente sotto la cima dell'Eiger. La via di 60 tiri è gradata VII, 5.10, A5 e questa salita testimonia l'indiscusso talento, abilità e determinazione di Lowe.
Direttissima dei Giapponesi
Prima salita: 15. luglio - 15 agosto 1969 by Imai, Kato, Kato, Negishi, Kubo, Amano
Grado: 6 A2; 1800m.
Prima libera: Robert Jasper & Roger Schäli 28-31/08/2009
Grado: 8a, M5, (10- UIAA); 1800m
Descrizione: Dal secondo nevaio in su la via è molto esposta a caduta sassi. La qualità della roccia sulla Rote Fluh è buona e ci sono molti vecchi chiodi a pressione, mentre nella sezione alta della via la qualità della roccia non è buona e ci sono poche possibilità di proteggersi. Bisogna mettere le protezioni mobili e attrezzare le soste, tranne su alcune soste nella Rote Fluh che sono state rispittate. La via rimane comunque una via alpinistica molto seria.
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