Arrampicata e fisioterapia: fratture da stress delle dita nei giovani climber

Le fratture da stress delle dita dei giovani climber sono l'argomento della decima puntata di Arrampicata, infortuni, prevenzione a cura dei fisioterapisti Claudia Mario e Luca Lancellotti di Reload Climb.
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Le fratture epifisarie, oppure più semplicemente fratture da stress delle dita, sono tipiche del giovane atleta, mentre non si riscontrano negli adulti. Sono la conseguenza di una eccessiva stimolazione delle dita durante la fase di crescita e maturazione dello scheletro, data specialmente da regimi di allenamento, e competizione, non adeguati alla giovane età dello sportivo.
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L’arrampicata sportiva si sta diffondendo velocemente, specialmente tra i giovani. Gli atleti che partecipano alle competizioni si sottopongono a regimi di allenamento sempre più intensi, spesso erroneamente ispirati a metodiche usate dagli adulti. Negli ultimi anni sono stati condotti alcuni studi per capire quali siano i traumi che più frequentemente colpiscono i giovani climbers e, senza dubbio, le fratture epifisarie delle dita sono risultate la problematica più diffusa. Le fratture epifisarie sono tipiche del giovane atleta, mentre non si riscontrano negli adulti. Sono la conseguenza di una eccessiva stimolazione delle dita durante la fase di crescita e maturazione dello scheletro, data specialmente da regimi di allenamento, e competizione, non adeguati alla giovane età dello sportivo.

Cosa sono e quali sono i sintomi di una frattura epifisaria?
Le fratture epifisarie (fratture da stress) dei giovani atleti sono un problema comune a molti sport. Tuttavia, spesso si manifestano in altre sedi, mentre sono state descritte a livello delle dita per la prima volta in arrampicata sportiva. A causa di alti carichi durante allenamenti e gare, l’epifisi (porzione finale) della falange intermedia, specialmente del dito medio, va incontro a una frattura. La frattura si verifica in questa sede perché l’osso del giovane climber in via di sviluppo non è ancora completamente saldato, e quindi vulnerabile. Il dolore si manifesta della zona dorsale del dito, spesso nell’articolazione tra la prima e la seconda falange, chiamata articolazione interfalangea prossimale. Nella maggior parte dei casi, la frattura avviene a livello del dito medio, e meno frequentemente nel dito anulare. Il sintomo può iniziare sia durante l’attività che dopo la seduta di allenamento o la gara. Raramente insorge in modo improvviso durante un movimento specifico. Più spesso, invece, il dolore ha un’insorgenza progressiva, che tende a permanere nel tempo o peggiorare. Il dolore, la maggior parte delle volte, si accompagna anche a gonfiore.

Le cause
Le cause per cui l’atleta vada incontro a una frattura da stress sono generalmente legate alla tipologia degli allenamenti e competizioni, e a carichi eccessivi. Ad esempio, l’utilizzo del campus board (o Pan Güllich) nei ragazzi sotto i 18 anni è fortemente sconsigliato da alcuni autorevoli professionisti come i coniugi Schöffl (medici) che hanno condotto diversi studi scientifici su questo argomento. Purtroppo, invece, non è raro vedere ragazzi giovani allenarsi con il campus board. Anche il trave, specialmente gli allenamenti con sovraccarico corporeo, sono fortemente sconsigliati nei giovani, per la loro pericolosità su strutture delicate come le dita. Tra le possibili cause di una frattura epifisaria delle dita c’è anche un abuso della presa arcuata, necessaria quando si utilizzano prese di dimensioni molto piccole.

Fortunatamente, lo stile di arrampicata moderna ha incluso molte prese svase e volumi di grandi dimensioni, enfatizzando abilità tecniche come la coordinazione e la potenza dei grossi muscoli delle spalle, piuttosto che ridurre l’abilità dell’arrampicatore a quanto può strizzare una tacca. In questo modo, è presumibile che il carico sulle dita sia inferiore, ma servono ulteriori ricerche per definire se l’arrampicata moderna induca un minor numero di fratture epifisarie delle dita.

Essere a conoscenza di quanto una scorretta programmazione degli allenamenti e delle gare, anche se solo a livello nazionale, possa esporre i giovani atleti al rischio non solo di fratture delle dita, ma anche di molti altri infortuni, sta alla base di qualunque misura preventiva volta a tutelare la salute e il benessere dei giovani atleti. 

Fattori di rischio
Alcuni studi recenti hanno sottolineato l’esistenza di alcuni fattori di rischio per lo sviluppo di una frattura epifisaria delle dita. I maschi sono risultati più vulnerabili delle femmine, probabilmente perché hanno un maggiore livello di testosterone che sembrerebbe un fattore di rischio per le fratture epifisarie. Anche l’età è un fattore importante, perché attorno ai 14 anni avviene uno scatto di crescita, durante il quale le ossa sono particolarmente delicate. Questa resta un’età del tutto indicativa perché ciascun ragazzo ha una personale età biologica (determinata dall’effettivo stadio del suo sviluppo), che può essere anche molto diversa dall’età cronologica (ovvero l’età determinata dalla data di nascita). In molti sport lo stadio di sviluppo dell’atleta viene regolarmente monitorato perché, evitando di sottoporre l’atleta a un regime di allenamento troppo estenuante durante questi mesi delicati, potenzialmente lo tutela dal rischio di incorrere in importanti infortuni. Atleti che competono ad alti livelli sono più esposti al rischio di fratture da stress (e altri traumi), ancora una volta perché tendono a sottoporsi a regimi di allenamento molto pesanti.

Riabilitazione
Quando un ragazzo in età compresa tra i 10 e i 18 anni lamenta dolore alle dita, la possibilità di una frattura da stress andrebbe sempre considerata ed adeguatamente esclusa. La radiografia è in grado di rilevare la frattura nella maggior parte dei casi e raramente è necessario ricorrere ad altri tipi di esami. La tempestività nel riconoscere il problema è il maggiore fattore in grado di determinare la prognosi. Purtroppo, non è raro che questo infortunio non venga diagnosticato o venga riconosciuto troppo tardi. Per questo è importante rivolgersi a un professionista con esperienza in questa disciplina sportiva, nel momento in cui il giovane arrampicatore manifesti un sintomo doloroso a livello delle dita. Il trattamento è sempre conservativo (non viene utilizzata la chirurgia), e in base alla gravità della lesione prevede uno stop più o meno prolungato dall’allenamento delle dita o una riduzione e modifica dei carichi di allenamento. Una precoce diagnosi, e adeguato trattamento, assicurano una guarigione totale e la ripresa dello sport senza nessuna conseguenza a lungo termine. Al contrario, una diagnosi tardiva, o un trattamento inadeguato, possono comportare lo sviluppo di deformità ossee con un danno permanente, che potrebbe influenzare seriamente il futuro del giovane atleta.

Frattura epifisaria o lesione della puleggia?
Nei ragazzi al di sotto dei 18 anni la lesione di una puleggia è un trauma estremamente raro, contrariamente alle fratture epifisarie. Un articolo pubblicato qualche mese fa indagava la consapevolezza dei giovani riguardo le possibili cause di dolore alle dita. L’indagine ha confermato la totale non consapevolezza di cosa sia una frattura epifisaria né di quali siano le cause. Abbiamo ritenuto importante portare la vostra attenzione su come riconoscere precocemente una potenziale frattura, perché più si diffonderà la consapevolezza di questo tipo di problematiche, meno in futuro vedremo i ragazzi costretti ad allenarsi con dolore mettendo a repentaglio non solo la loro carriera come atleti, ma la loro salute come sportivi.

Nel prossimo articolo analizzeremo come prevenire infortuni alle dita come le fratture da stress nei giovani.

di Claudia Mario e Luca Lancellotti

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Info: claudiamario.itstudioerre.bs.it


Note:

RELOAD CLIMB
di Claudia Mario e Luca Lancellotti

- Scienza, fisioterapia e arrampicata
- Infortuni, movimento e performance

Claudia Mario: fisioterapista e alpinista, viaggiatrice instancabile. La sua passione per lo sport è diventato il suo lavoro. Le piace vivere la montagna in tutte le stagioni, con le scarpette o con gli sci ai piedi! Recentemente sta approfondendo le sue conoscenze nell’ambito della performance e dell’allenamento, frequenta un Master in Riabilitazione Sportiva dell’Università di Cardiff.

Luca Lancellotti: fisioterapista e climber appassionato, lavora da dieci anni principalmente con sportivi. Specializzato in terapia manuale, recentemente ha sviluppato la sua formazione nell’ambito dell’allenamento e dello Strength and Conditioning. La sua curiosità lo spinge a ricercare sempre nuove avventure in montagna così come nuovi stimoli professionali. 

INFO
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