Amore che Vieni, Amore che Vai: al Monte Uddé in Sardegna la nuova via di Amadio, Migliano e Mingolla

Sul Torrione del Lanaitto del Monte Uddé in Sardegna Michele Amadio, Andrea Migliano e Federica Mingolla hanno aperto 'Amore che Vieni, Amore che Vai' (250m 8a max, 7b+ obbl). Il report della nuova via di più tiri nel Supramonte di Oliena scritto a tre mani.
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L'apertura di 'Amore che Vieni, Amore che Vai' al Torrione del Lanaitto del Monte Uddé in Sardegna (Michele Amadio, Andrea Migliano, Federica Mingolla 01/2024)
archivio Federica Mingolla

Si torna sempre arricchiti da esperienze come questa. Eppure cosa abbiamo fatto se non piantare degli spit nella roccia? Scalare della roccia che nessuno aveva mai sfiorato prima. Appenderci in angoli di parete inesplorati. Ferirci mani, braccia, gambe, faccia.. tutto per quel pezzo di roccia.

La complessità nasconde la superficialità, nella semplicità si nasconde la profondità, dice krishnamurti. Penso sia un po’ quello che si nasconde dietro un semplicissimo pezzo di parete nel bel mezzo del nulla che più nulla non si può nel Supramonte di Oliena.

Quando ho visto per la prima volta quel "pezzo di roccia" sono rimasta senza parole per la sua bellezza. Poi ho anche scoperto che quella roccia lasciava ancora spazio per nuove linee. Mi si è illuminato il viso quando subito dopo mi si è insinuata nella testa l’idea di andarci a mettere le mani sopra. E così abbiamo creato lo squadrone per dare vita al progetto: io, il Micke (Michele Amadio) e Ricciolino (Andrea Migliano). Inutile dire che per me era molto importante fare quest’esperienza con delle persone a cui voglio molto bene, perciò ecco spiegata la triade!

L’idea era quella di dare vita ad una linea che rispettasse eticamente i nostri stili di scalata e soprattutto che portasse il segno dei nostri rispettivi limiti (atletici e mentali). Dopo aver ripercorso l’anno passato le orme di Rolando Larcher, Roberto Vigiani e Maurizio Oviglia in Sardegna mi sono appassionata del loro stile di apertura dal basso: semplicemente l’immagine di quel che sono loro.

Per me questo è lo stile più bello, più puro, chiamiamolo etico… insomma lo stile che a parer mio dovrebbero portare tutte le linee aperte dal basso, perché oltre che dare al tutto un po’ di pepe in più, credo sia quello che distingue l’arrampicata sportiva dall’alpinismo.

Scalare al tuo massimo, trovare qualcosa su cui appendersi ai cliff, fermarsi, recuperare il trapano, bucare, ripartire… e perché no, nel nostro caso abbiamo rispettato l’etica del clean climbing lí dove abbiamo trovato delle fessure. La via che ne deriva è un mix di placche strapiombanti con spit obbligati, diedri e fessure da proteggere/ integrare e una roccia superba che solo il Lanaitto sa donare.

Poi senza dilungarmi troppo perché lascio ai ripetitori il compito di giudicare la bellezza dei tiri e la loro difficoltà (io nella libera ho dato il mio giudizio ma sappiamo bene che i gradi sono soggettivi) credo che questa sia per me la più bella avvenuta di apertura dal basso, dove lo stile e l’unione della nostra cordata sono stati determinanti per la buona riuscita. Grazie amici!

di Federica Mingolla

LETTERA AL NOSTRO MAESTRO ADRIANO TROMBETTA
Caro Vecchio Trombone, sai che finalmente i tuoi apprendisti io, Ricciolino (Andrea Migliano) e la Ming sono riusciti a combinarne una insieme? Siamo andati in Sardegna ad aprire una nuova via…

Tutto nasce come sempre dall’entusiasmo che tu ci hai insegnato a coltivare, così dopo aver fatto razzia di vie difficili in terra Sarda alla Ming si accende una lampadina: "ora devo chiodarmene una più difficile tutta da sola" avrà pensato. "Devo tirare in ballo qualche amico fortissimo per accompagnarmi" avrà proseguito. Poi però la sua attenzione si deve essere soffermata di più sull’idea di amicizia che su quella di forza (per fortuna, mia) e così ha pensato a noi amici di via Po, amici di una vita.

"Tinnnn" mi arriva una foto di una parete pazzesca tutta arancione e grigia, così strapiombante che ho il torcicollo solo a guardare la foto. "Andiamo a gennaio" decreta il messaggio che la accompagna, "ditemi quando". Nessuno obbietta, si comprano i biglietti, si carica il furgone e 12 ore e un po’ di mal di mare dopo sbarchiamo sull’isola direzione della Valle di Lanaitto, un eden selvaggio di roccia meravigliosa dove si gode addirittura il lusso dell’assenza di segnale telefonico!

Ci piace, ci estromettiamo dal mondo e coltiviamo la nostra amicizia; innaffiamo la felicità con del vino buono, ci dedichiamo alla cucina, suoniamo e cantiamo sotto le stelle… Adri saresti fiero di noi, sorrido sornione mentre ci guardo, quanto ti assomigliamo! Ognuno porta qualcosa di te; Andre ha la tua gestualità, e mentre racconta sventola la mano con gli occhi che brillano, la Ming tra le tante cose ha ereditato anche la tua legge marziale… si ride e si scherza ma prima il dovere!

Quindi sveglia presto tutte le mattine e via di corsa su per l’interminabile pietraia, poi tutto il giorno appesi a scrutare tra le pieghe rossastre di quello strapiombo immenso per trovare la strada che ci porterà in cima alla Torre del Lanaitto. Siamo affiatati, come nella vita anche in parete e tutto fila liscio, così dopo 4 giorni di aria sotto le chiappe, ci abbracciamo all’ultima sosta guardando in lontananza il mare.

Ci portiamo a valle le mani scorticate, i muscoli a pezzi dalla scalata e dalle jumarate, i vestiti squarciati, i capelli impolverati e una meravigliosa gioia di vivere. I conquistatori dell’inutile… ma quanta felicità in quell’inutilità!

Sono sull’aereo, devo purtroppo rientrare prima (lo so lo so, "il lavoro debilita l’uomo" mi dicevi spesso…) mi perderò la libera della Ming. Sono stanco morto, scorticato e puzzolente, ma non riesco a smettere di sorridere.

Adriano, una volta tanto tempo fa mi dicesti che la prima via che avevi aperto aveva coinciso anche con la più difficile del tuo maestro Daniele Caneparo, e che il giorno che aprimmo la "Nona sinfonia" a Noaschetta tu apristi la tua via più dura proprio con me.

Beh in questo gioco di passaggi, ora il testimone lo ha la Ming. Dovresti vederla Adri, la tua bimba, la sicurezza con la quale sale verso l’alto, si appende ai cliff, fora e riparte. Pensa che ha chiodato il primo tiro di 7b+ in meno di un’ora! Tracimeresti d’orgoglio! In sosta dopo aver salito il tiro di 8a su cui ha usato un friend ci ha detto "non riesco proprio a mettere uno spit vicino ad una fessura" chissà da chi l’avrà imparato? Vecchietto ci manchi molto ma questa volta più che mai eri lì con noi!

di Michele Amadio

AGLI AMICI
Il bello del nostro mondo fatto di pezzi di roccia buttati sul pianeta terra è proprio che quelle porzioni di pareti, sassi o intere montagne sono in grado di insegnare tantissimo. Ci fanno legare, unire, piangere, arrabbiare, gioire e faticare. Quando ci attacchiamo a quelle rocce, senza renderci conto impariamo dagli altri e soprattutto da noi stessi.

Dopo una settimana intera appesi nel vuoto con il telefono staccato ci vuole un po' per somatizzare e capire quello che si è vissuto per davvero. Un vero e proprio viaggio interiore condiviso con gli amici, che nel mio caso Sono sempre i migliori compagni di cordata. Definirla una settimana di vacanza sarebbe riduttivo, descriverla come una spedizione sarebbe un'esagerazione. È stata un'opportunità che abbiamo ghermito per stare insieme, ritrovare noi stessi e condividere le nostre vite su quel fruttuoso pezzo di roccia.

Per me è stata la prima esperienza di apertura dal basso su calcare e avere la fortuna di avventurarsi su una roccia così bella è impagabile, soprattutto con due maestri come Fede e Mike. Padroneggiare l'utilizzo dei cliff è per me ancora distante, ma grazie al giusto supporto, la soddisfazione di rispettare l'etica che ci siamo imposti è stata una grande motivazione che continuerò a portare con me.

La sensazione più assurda è stata arrampicare le lunghezze della via dopo l'apertura, la chiodatura e le difficoltà sembravano meno severe, invece rendersi conto di quanto è bella e impegnativa quella linea scalandola mi ha lasciato d'incanto.

Nonostante l'inclinazione e il tipo di roccia la via è molto varia e forse proprio in virtù al trio di apritori, la definirei Granitica; soprattutto nelle lunghezze centrali dove si alternano passi tecnici in diedro a faticose Dulfer e fessure ad incastro.

Torno da questo viaggio con la smania di ripetere un'esperienza simile al più presto e con la convinzione che riempirsi la vita di questi futili obiettivi sia molto importante per ritrovare se stessi, mantenere la gioia di vivere, condividere e conoscere.

Un sentito Grazie all'amico Matteo Pavana (il fotografo, alias Pavi o Gimmi cin cin) che non si limita ad accompagnarci nelle nostre peripezie facendo il proprio lavoro (che svolge divinamente), ma partecipa vivamente e attivamente all'apertura della via e ci travolge con la sua simpatia e spirito di estrema libertà, vederlo che fluttua nel vuoto per ore con il suo seggiolino di legno mentre aspetta che tre allocchi salgano per farsi riprendere, conferisce un agio non da poco e dimostra un'altra volta quanto la semplicità ci possa rendere così felici.

Amici di via Po' sarete felici per noi mentre ci osservate da chissà dove.
di Andrea Migliano

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