Vallone di Sea: un delitto perfetto

Le considerazioni di Andrea Giorda sul progetto di una nuova strada nel Vallone di Sea in Val Grande di Lanzo (TO).
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Vallone di Sea, angusto e pietroso
Andrea Giorda

Sempre più spesso, dopo un forte pioggia contiamo morti tra vecchi e bambini e rimaniamo allibiti nel vedere che le case distrutte erano state costruite nell’alveo di un fiume o su una collina franosa. I proprietari per primi, spesso in malafede, si scagliano contro le amministrazioni che hanno dato i permessi. In realtà è un gioco delle parti, perché frequentemente quegli amministratori sono stati eletti proprio per costruire dove chiunque, con buon senso, non avrebbe fatto neanche un capanno, figuriamo farci vivere una famiglia.

Li possiamo chiamare “Delitti perfetti” dove tutto avviene nella legalità e nel consenso peccato che il risultato porti a tragedie non recuperabili. Ogni volta il politico di Roma in televisione assicura che non succederà più, salvo poi essere contraddetto alla prima grande pioggia. E nel caso ci fosse un dolo, i tempi della giustizia con le prescrizioni fanno il resto.

Se vogliamo affrontare la questione sull’opportunità o meno di costruire una strada nel Vallone di Sea, in Val Grande di Lanzo in provincia di Torino, per poter ragionare, occorre sgombrare il campo da sensibilità personali e farne una questione prettamente economica.

Gli amministratori locali accusano i cittadini, gli scalatori in particolare, di essere sognatori, tanto vivono al caldo con la pancia piena. A loro volta i montanari sono accusati di distruggere un territorio dal valore inestimabile per interessi di pochi, pochissimi, senza nessuna sensibilità e prospettiva per il futuro di tutti gli altri. Messa così è molto facile che la strada si faccia come altre già realizzate, le leggi se la documentazione è corretta danno il via libera.

Che il Vallone di Sea non abbia nessuna potenzialità economica è il segreto di Pulcinella. Basta andarci una volta o vedere una foto, assenza di piante e rari pascoli infestati da pietre, conti alla mano, a fronte di una strada che può arrivare a costare centinaia di migliaia di euro non se ne ricaverebbero neanche poche migliaia.

Per non parlare di terreni franosi e valanghe anche di grande dimensione, che renderebbero la manutenzione un bel problema e richiesta di altri soldi. Ma anche qui c’è il trucco, dopo pochi anni la manutenzione può non essere più fatta e lasciare che gli smottamenti facciano il loro corso.

Queste piste hanno devastato molti luoghi delle nostre montagne ma le valli di Lanzo hanno un primato con piste che finiscono in pietraie, nel nulla o chiuse ancora prima di finirle a causa di frane che minacciavano la collettività. Il tutto ovviamente impunito.

Il problema nasce quindi anche da queste leggi che finanziano vuoti a perdere nella piena legalità a spese dei contribuenti. Come se ne esce? Non esistono soluzioni facili a problemi difficili.

Le valli di Lanzo sono dei veri gioielli, un paradiso per famiglie, escursionisti e scalatori a due passi da Torino e dall’aeroporto di Caselle, collegate con un treno. Un patrimonio che potrebbe rendere ben di più, in modo diffuso, a tutti gli abitanti, dell’elemosina della strada data a pochi per creare un danno irreparabile.

Ho molti amici stranieri e se gli chiedete dove sono le valli di Lanzo non lo sanno, ma da qualche anno molti di loro almeno una volta sono stati in Val Maira nel cuneese. La Val Maira in pochi anni è passata dal “Mondo dei vinti” narratoci da Nuto Revelli a località alla moda con spesso tutto esaurito. Recuperando antichi villaggi, riattando e segnalando sentieri, valorizzando percorsi gastronomici. Casi come la Val Maira si stanno moltiplicando, tanti piccoli focolai di un nuovo rinascimento Alpino molti i casi interessanti come quello di Ostana.

Poi ci sono i casi eclatanti come Finale ligure, quando andai le prime volte negli anni ’70 sotto il Monte Cucco c’era una discarica sempre fumante, un tormento. Un giorno chiesi ad uno del posto perché avessero fatto la discarica in luogo così bello, mi guardò e mi derise “E che dobbiamo farla sulla spiaggia?”.

Finale viveva di assalto ai turisti del mare due mesi all’anno e poi era deserta. Ora è uno dei centri più famosi per scalata, bici, trekking ed è piena 12 mesi all’anno con negozi con ogni attrezzatura. Un mare di soldi e attività. Discariche sotto il Monte Cucco non ne faranno più.

La questione di Sea va dunque posta in termini di alternative economiche. Evocare le vie di Grassi o gli scritti di Motti o la bellezza dei paesaggi non smuoverà mai chi vuole distruggere un Vallone per due euro.

Cosa abbiamo fatto noi uomini di pianura? Non abbiamo forse ricoperto di orribili capannoni terreni fertili, edifici ora spesso sfitti, abbandonati quando non a carico delle banche? Perché ai montanari non può essere concesso lo stesso scempio? I cittadini vanno col Suv in montagna, i ragazzi del posto si chiedono “perché non possiamo averlo anche noi?” Dovremmo vivere come Heidi per fa piacere a qualche nostalgico ecologista? Chi si sente di rispondere?

Casi come la Val Maira hanno alla base una fortissima identità culturale che nelle Valli di Lanzo si è ormai molto affievolita. Forse proprio per la vicinanza ai modelli facili della città. Il montanaro qui è quasi un prigioniero della montagna ha perso il legame con l’ambiente.

Non che manchino le eccezioni, conosco molte realtà anche nelle Valli di Lanzo, ma come dimostra questa vicenda non sono un sistema sono casi isolati. Per fare un nome d’eccellenza l’albergo Setugrino da anni fa una politica di accoglienza agli stranieri della GTA, valorizzando la gastronomia locale. Io stesso ho ricevuto un premio dal sindaco di Chialamberto per la mia esplorazione sulle Alpi. E’ in progetto una nuova guida delle scalate su iniziativa di due accademici del CAI Luca e Matteo Enrico e un local Marco Blatto che da anni con passione tiene accesa la fiammella su questi luoghi.

Purtroppo le leggi della Regione Piemonte e quelle europee in questo caso, favoriscono una logica di corte vedute nella piena legalità. Ho conosciuto il Presidente della Regione Chiamparino, una persona attenta alla montagna, mi piacerebbe sapere a molti il suo punto di vista.

Proprio quest’anno volevo spendere la mia credibilità e invitare gli amici dell’Alpine Club britannico, il primo e più prestigioso del mondo. Avrei voluto fargli scoprire il meraviglioso Vallone di Sea e la Val Grande sicuro di un grande successo mediatico e un grande seguito come abbiamo avuto nella vicina Valle dell’Orco. Magari con il Presidente Lindsay Griffin redattore delle più prestigiose pubblicazioni di alpinismo a livello internazionale. Ma alla notizia della strada mi son fermato, l’idea di trovarmi tra macchie di grasso e bulldozer in azione in quel luogo incantato mi ha gelato il sangue.

La burocrazia annulla spesso ogni ragione, l’Italia è piena di queste storie, il Vajont insegna, vedi una montagna venire giù e continui a riempire una diga, tutti sanno che è sbagliato ma ci ferma solo davanti al disastro compiuto.

Sono sicuro che queste valli o prima o poi avranno una loro primavera, ma dovranno fare i conti con i dissesti che si stanno compiendo ora sotto i nostri occhi e nessuno vuole fermare. Gli autori saranno lontani come quelli che hanno lasciato gli scheletri di cemento ai Tornetti sopra Viù. Nel cuneese incominciano ad investire soldi non per costruire ma per eliminare i mostri, il ripristino del paesaggio ha un valore economico, anche nelle Langhe, divenute “Patrimonio dell’umanità” ora si incominciano a criticare i cubi di cemento. Conviene non farli più non è un ravvedimento etico od estetico. L’uomo non è buono. Semplicemente il turista non li vuole! Il turista porta soldi.

E’ recentissima la notizia che è in forse il Melloblocco, il raduno Boulder più famoso del mondo che ha fatto rinascere una valle dimenticata come la Val di Mello. Sembra che spuntino proposte di cave, seconde case piste ciclabili trasformate in strade, spero non si arrivi a tanto.

Ma questo ci dice che la Wilderness nel nostro paese è sempre in pericolo, è vista solo come uno sfruttamento mancato, un vuoto da riempire. Il nostro è un popolo che fuor di retorica ha creato un benessere effimero, coprendo di cemento e di brutture il paese, agendo come fosse l’ultima generazione sulla terra.

C’è chi ancora non si arrende e attacca gli ultimi scampoli naturali, han visto i loro padri magari con la terza elementare far più soldi del professore grazie a una macchina movimento terra e reclamano la loro parte, soldi sporchi maledetti e subito.

Non demonizziamo chi onestamente fa il proprio lavoro, ma chi sventra e demolisce un bene comune in cambio di un guadagno personale. Il settore movimento terra non per niente è uno dei preferiti dalle mafie in ogni parte d’Italia.

Distruggere il territorio in cui si vive è uno dei mali più grandi dell’uomo, gli indiani d’America dicevano che la terra che abbiamo è solo in prestito dai nostri figli, ci stupiamo della “terra dei fuochi” in Campania dove seppellivano scorie velenose in campi fertilissimi ma almeno quella era illegale, qui nel Vallone di Sea sembra essere tutto in regola, un delitto perfetto.

di Andrea Giorda
CAAI e Alpine Club UK
Si ringrazia il Blog Camosci bianchi e il suo amministratore Giuseppe Leyduan per foto e informazioni https://camoscibianchi.wordpress.com/

Grazie Luca e Matteo Enrico attivi sul tema e restauratori di vie. Grazie a mia moglie Sabrina Marsili che mi ha detto che dovevo attivarmi, servisse anche a poco.

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