Rifugio Santner del Catinaccio, secondo la Corte dei Conti un danno erariale di €600.000
È dell'altro giorno la notizia che la Corte dei Conti della Provincia di Bolzano ha contestato la vendita dei terreni circostanti al Rifugio Santner al Catinaccio nel 2019 ad una società privata per un prezzo molto inferiore a quello di mercato. Nel concreto, si tratta di 900 metri quadrati di demanio pubblico, classificati come "terreni improduttivi" e quindi venduti per la cifra irrisoria di €27.450 complessivi, ovvero circa 30 euro al metro quadro. Secondo la Guardia di Finanza si tratterebbe di un danno erariale di €600.000, per il quale sono ora indagati due dirigenti della provincia incaricati all'epoca della vendita.
La svendita del terreno sotto la parete ovest del Catinaccio aveva sin dall'inizio creato non pochi malumori tra moltissimi sudtirolesi. Non solo perché si trattava di area demaniale, e non solo perché il rifugio si trova nel parco naturale provinciale, sito Natura 2000 e patrimonio mondiale dell’Unesco, ma anche perché in seguito i proprietari hanno ampliato di 8 volte la cubatura del piccolo rifugio in legno che ospitava 12 persone, facendolo diventare un enorme piramide rivestita di metallo con 40 posti letto, visibile persino da Bolzano.
L'opposizione capitaniata dal consigliere provinciale Paul Köllensperger si era subito dichiarata contro la svendita e l'ampliamento ed in breve erano state raccolte oltre 55.000 firme. Köllensperger aveva inoltre depositato un esposto a riguardo presso la Procura della Repubblica di Bolzano e alla Corte dei Conti. Ed ecco ora, dopo quasi due anni di accertamenti, i risultati dell'indagine eseguita dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria.
Da notare che una proposta di legge di Köllensperger per vietare in futuro la vendita di altre aree protette demaniali era stata respinta dal Südtiroler Volkspartei e descritta come "troppo restrittiva". In seguito agli ultimi sviluppi, Köllensperger ha commentato "Ormai il danno è fatto, ma si spera che il tutto serva come avvertimento in futuro. Peccato che ancora una volta a pagare siano due funzionari e non la SVP, vero autore e responsabile di questo reato in un parco naturale che è anche patrimonio dell'UNESCO."