Mal di Destra al Molignon del Catinaccio (Dolomiti)
Durante un giro in bici all'Alpe di Siusi scorsi per la prima volta la parete. L'esposizione era ideale per le calde giornate estive e probabilmente non ci sarebbero state molte linee, visto il lungo avvicinamento necessario per arrivare all' attacco della parete. Questo ultimo aspetto, e la distanza da Innsbruck, mi avevano fatto perdere un po' la motivazione, ma l´estate successiva, dopo un brutto volo con una costola rotta e la psiche un po' traballante, avevo bisogno di riabilitarmi. Proposi quindi a Walter, compagno di mille avventure e profondo conoscitore delle Dolomiti, di tentare la parete.
Dopo aver cercato invano informazioni, su di altre vie sul Molignon Nord, sia nella guida Mariacher del Catinaccio che su internet. Siamo partiti galvanizzati, quasi increduli di aver trovato veramente un angolo di Dolomiti vergine. Tuttavia la delusione fu grande, quando finendo il primo tiro, vidi una sosta su chiodi subito sulla mia destra.
Attenti a non violare la linea già esistente cercammo di starne a distanza e di aprire con meno spit possibili lungo una striscia nera con molte clessidre. Nella parte superiore della parete non trovammo più alcun segno di passaggio.
Proprio sull'ultimo tiro, mi si ruppe una presa mentre stavo forando. In fretta martellai rapidamente lo spit per assicurarmi ma, preso dalla foga mi scivolò il martello che in quel momento non stavo tenendo legato all'imbrago... Lo osservammo così cadere nel suo lungo volo fino al ghiaione... Non potendo proseguire oltre non ci rimase che scendere, raccogliere il martello, per fortuna ancora intatto, e tornare dove ci eravamo fermati; 4 tiri più in alto! Walter supermotivato attaccò quindi l'ultima lunghezza, il tiro chiave, un po' friabile su di un pilastrino nero.
Si tratta di una facile e abbordabile via no big, mista spit e trad. Visto che abbiamo incrociato una delle solite vie classiche, della quale non siamo riusciti a trovare relazioni e informazioni, abbiamo deciso di publicare almeno la nostra ascensione su questa parete.
di Luca Veneri