Rifugio Gilberti al Canin nelle Alpi Giulie sentinella del clima e dell’ambiente
Il Club Alpino Italiano e il Consiglio Nazionale delle Ricerche uniti per fare dei rifugi montani le sentinelle del clima e dell’ambiente. Nasce una rete di Rifugi Cai e di Osservatori climatici Cnr che percorre tutta la penisola, dalle Alpi al Mediterraneo, al fine di ottenere un quadro aggiornato sullo stato del clima e dell’ambiente delle nostre montagne.
Domenica 10 dicembre a Udine si terrà la presentazione del progetto Cai-Cnr relativamente al Rifugio Celso Gilberti al Canin, di proprietà della Società Alpina Friulana, unico del Friuli Venezia Giulia che entra a far parte di questa speciale rete di luoghi di diffusione della cultura scientifica per sviluppare la consapevolezza di come l’uomo e i cambiamenti climatici in atto influenzino le montagne. L’incontro, aperto ai frequentatori della montagna, informerà sulle tematiche che costituiscono la base del progetto, dalle motivazioni scientifiche al cambiamento climatico in area montana, dalla meteorologia nel contesto del rifugio e dell’area montana all’importanza della divulgazione e della formazione. Saranno inoltre illustrate le iniziative Cai-Cnr per il Rifugio Celso Gilberti al Canin.
Il convegno, dal titolo "La scienza nei Rifugi. Gli effetti dei cambiamenti climatici sulle nostre montagne: racconti dai rifugi dove la cultura scientifica è di casa" si terrà dalle 9.30 alle 12.30 nella sede SAF in via Brigata Re 29 a Udine. Parteciperanno Giovanni Duratti, presidente Cai Fvg, Enrico Brisighelli, presidente Saf, Francesco Abbruscato, vicepresidente struttura di supporto del Comitato direttivo centrale del Cai; Renato R. Colucci per il Consiglio Nazionale delle Ricerche e per la Società Meteorologica Alpino-Adriatica, Giovanni Margheritini, Silvia Rossi e Marco Cabbai per il Comitato Scientifico Centrale del Cai.
Il Rifugio Celso Gilberti - Oscar Soravito a 1850 metri d’altezza in Conca Prevala nel massiccio del Monte Canin nelle Alpi Giulie è uno dei dieci rifugi scelti sulle Alpi per diventate Sentinella del clima. È stato individuato come il più idoneo per le finalità del progetto perché vi è già nei pressi una stazione di rilevamento meteorologico del Cnr, gestita dalla Società Meteorologica Alpino Adriatica. Spiega Marco Cabbai (Comitato Scientifico Saf): "Il Comitato Scientifico Centrale del Cai ha acquistato nuove attrezzature che integrano e potenziano quelle esistenti, e in cambio avrà dal Cnr l’accesso ai dati dei rilevamenti".
L’accordo quadro, firmato l’11 dicembre 2019, Giornata Internazionale della Montagna, prevede che Cai e Cnr l cooperino "per l’individuazione e lo sviluppo di programmi di ricerca, formazione, trasferimento tecnologico e altre iniziative comuni di collaborazione scientifica per produrre una conoscenza integrata e sinergica dell’ambiente di alta montagna e delle sue variazioni clima-dipendenti, nonché degli effetti sulla salute umana".
Il cambiamento climatico è "una delle questioni più urgenti del nostro tempo e gli effetti cui stiamo assistendo ne sono una chiara prova", prosegue il rapporto. "Le sue fluttuazioni, ed in particolare delle temperature, non sono distribuite in modo omogeneo. Fra le regioni definite "hot-spot", ovvero punti caldi, vi è il bacino del Mediterraneo. A loro volta, anche le regioni montane di alta quota sono identificate come "hot-spot climatici". Le conseguenze sono visibili a tutti: "La rapida fusione dei ghiacciai, i vistosi arretramenti dei loro fronti e la drastica diminuzione dei loro volumi, l’aumento delle precipitazioni in forma liquida e la maggiore frequenza degli eventi estremi (alluvioni lampo), alternati a periodi di prolungata siccità. L’aumento della temperatura sta quindi modificando sia il ciclo dell’acqua che il paesaggio di alta quota, con serie ripercussioni sull’ecosistema e sulla biodiversità. Di conseguenza l’ambiente alpino, ed in particolare quello di alta quota, sta rispondendo rapidamente e con notevole intensità ai cambiamenti climatici anche attraverso evidenze di tipo geomorfologico, idrologico ed ecologico. Così la messa a giorno di pareti rocciose e di accumuli detritici, l’aumento dei crolli di roccia, il cambiamento dei regimi termo-pluviometrici, lo spostamento degli ecosistemi montani verso fasce altitudinali più elevate, sono solo alcuni dei principali indicatori terrestri del cambiamento climatico in atto".
Va ricordato che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel febbraio 2008 ha riconosciuto l’importanza delle montagne nello studio dei cambiamenti climatici. Esse, infatti, parimenti alle barriere coralline, sono indicatori privilegiati dello stato di salute del nostro Pianeta. Come ricorda l’UNEP (United Nation Environment Programme), quasi un miliardo di persone vive in zone montane e oltre la metà della popolazione mondiale dipende dalle montagne per acqua, cibo ed energia pulita. In Italia il territorio montano è costituito dal 35,2 per cento.
"In questi scenari" conclude il rapporto del comitato di indirizzo Cai-Cnr, "l’aumento delle temperature che interessa i territori più a valle e le pianure durante la stagione estiva - con tutti i disagi per la salute che questo comporta - invoglia gli abitanti di questi luoghi a frequentare sempre di più gli ambienti alpini, al fine di evitare e/o mitigare le ondate di calore che avvengono con sempre maggior frequenza. Il saper cogliere le opportunità che la maggior frequentazione dell’ambiente alpino offre, può essere una carta vincente per far fronte alle difficoltà di sviluppo delle comunità locali. Al fine di trasformare al meglio queste opportunità in risorse, risulta però necessario pensare a forme di sviluppo e di fruibilità turistica adeguate: più moderne, più consapevoli, più sostenibili, più sicure. Per queste finalità il progetto "Rifugi montani Sentinelle del clima e dell’ambiente" può costituire un ideale punto di partenza".