Ripetuta la cascata di ghiaccio nella grotta Brezno pod Velbom sul Monte Canin da Nicola Bertoldo, Diego Dellai e Marco Toldo
Stamattina mi sono svegliato tardi, sono proprio pigro in primavera! Seduto in cucina ripenso a tutte le volte che sono partito da casa motivato più che mai per trascorrere uno o più giorni in montagna, a piedi o con gli sci, ma più spesso per arrampicare su roccia o ghiaccio.
Ma cosa ci spinge a fare ore ed ore di macchina e spendere energie fisiche e mentali? A volte, ne sono sicuro, è la consapevolezza che il risultato sarà unico e bello e ci lascerà una grande soddisfazione. Il giorno seguente, ripresi dalle fatiche, ci sentiremo appagati più che mai. Ma non è sempre così. Ripensando alle "cime" raggiunte ricordo spesso una soddisfazione muta; mi coglieva un senso di vuoto, tutto era finito lassù lasciando alle spalle il bello dell'avventura nata giorni o mesi prima da un'idea.
Ho capito che il bello di ogni avventura nasce con quella piccola e magari matta idea che pian piano cresce e si arricchisce di dettagli. Magari all'inizio è solo dentro di noi ma poi se condivisa con gli amici prende forza e diventa l'obbiettivo del gruppo.
Di idee ne ho tante sparpagliate nella testa ma ognuna aspetta il giusto momento per riuscire a dare il meglio di sé... Questa (idea) ha le gambe corte, la conoscevo ma non era mai nata! Da mesi con gli amici Marco Toldo e Nicola Bertoldo avevamo programmato di tenerci liberi alcuni giorni per poter combinare qualcosa assieme, e lo scorso anno eravamo rimasti 3 giorni sulla parete del Civetta per salire la via Solleder-Lettenbauer.
Quest'anno le idee c'erano ma il meteo di inizio marzo non era dei migliori e così siamo passati dal piano A al piano B... C, D e giù! Infatti se fuori nevica e tira vento basta andare al chiuso e sei contento! Geniale! L'idea era di fare Brezno pod Velbom, uno dei pozzi carsici più profondi al mondo e la sua cascata di ghiaccio. Un'avventura unica, sprofondare tra le tenebre della terra, trovare il ghiaccio, abbandonare le certezze di una corda fissa per continuare a scendere in corda doppia, consapevoli che l'arrampicata su ghiaccio sarà bella ma soprattutto obbligatoria per riemergere alla luce e all'aria aperta. Questo era il programma "da volantino" ma si sa che l'Avventura è sinonimo di imprevisti e colpi di scena...
Scendere così in profondità non lo avevamo mai fatto, ognuno tiene per sé i suoi timori rincuorato nel vedere gli amici tranquilli, è un reciproco scambio di serenità! Seppeliamo il saccone sul quale è ancorata la corda che ci permette di scendere per i primi 100 metri, un ingresso inizialmente ampio si restringe e diventa claustrofobico a -30m quando sul pozzo inizia a comparire la cascata di ghiaccio e neve pressata che occupa quasi tutto lo spazio.
Più giù il diametro aumenta, ora ci restano due mezze corde da 60 metri. Marco si cala, realizza le soste con le viti e noi lo seguiamo osservando il ghiaccio sotto i nostri piedi, cercando di immaginare la linea di salita migliore e ripulire qualche crosta superficiale.
Arrivati in sosta ci si scambia due parole e in comune accordo si tirano le corde per fare la doppia successiva. Quattro calate ci portano a circa -300m, la pila frontale illumina sopra di noi roccia e colate di ghiaccio incredibili sospese nel buio più assoluto. Il pozzo scende ancora ma noi ci fermiamo qui, sotto il ghiaccio scarseggia e 300 metri sopra la testa possono bastare!
Là sotto è un mondo silenzioso, viene da parlare sottovoce e fare attenzione a dove mettere i piedi, ma poi quando le picche e ramponi di Nicola iniziano a rompere il ghiaccio, tutto torna normale, o quasi, la frontale inizia a salire e si fa lontana nel buio. L'attenzione di chi scala è focalizzata sui pochi metri quadri illuminati che ci circondano, l'ambiente è intimo e i rumori ovattati, se non fosse per il rimbombo che risale dal fondo quando un pezzo di ghiaccio precipita.
Una situazione per noi nuova; tre amici, un sacco a pelo e un fornelletto, su una cascata sotterranea, un mondo fantastico dove inizia pure a nevicare!
di Diego Dellai
Diego ringrazia il negozio Valli Sport.
Note: la prima salita di questa pazza idea by Alberto Dal Maso, risale al 24/4/2016 ed è stata effettuata da Matteo Rivadossi, Andrea Tocchini e Luca Vallata, supportati anche da Sara Segantin e Leonardo Comelli. Causa condizioni neve, raggiunte le corde fisse, abbiamo risalito con le jumar gli ultimi 100 metri.