Nicola Tondini: una nuova consapevolezza
Ciao come stai? Inizia così una chiacchierata come ne iniziano tante in questo periodo. Sì, una semplice chiacchierata. Non ci sono da raccontare exploit, non ci sono da raccontare progetti e non ci sono da fare trattative commerciali. Conveniamo che in questo periodo è proprio così. Ci si sente anche solo per sapere come si sta. Si ha il tempo di stare al telefono e parlare: raccontarsi le emozioni, i pensieri, le sofferenze vissute e che si stanno vivendo. Si ha la possibilità di condividere.
Prima, quando andava tutto bene, in realtà non andava sempre tutto bene: a volte si correva troppo e a volte, presi dai propri personali progetti, in fondo in fondo si pensava di poter continuare a vivere sani in un mondo malato, come ha affermato papa Francesco nelle preghiera fatta il 4 aprile in una deserta piazza San Pietro.
Così, ogni telefonata è un’occasione per riordinare le idee. Abbiamo molti pensieri sparsi nella testa in questo periodo e raccontandosi all’altro ci troviamo a fare chiarezza in noi stessi. Non è che prima non si facesse mai, ma sicuramente c’erano semplicemente meno occasioni, almeno per me.
"Non sono i fatti che contano nella vita, conta solo ciò che grazie ai fatti si diventa" scriveva dal campo di concentramento di Auschwitz Etty Hillesum (olandese ebrea, lì morta nel 1943). Aveva capito che l’unico modo per non morire come essere umano, ancora prima che fisicamente, era non farsi travolgere dentro dall’orrore che la circondava, e custodire la bellezza dell’animo: "Non credo si possa migliorare qualcosa nel mondo esterno senza aver fatto la nostra parte dentro di noi. (…) dobbiamo cercare in noi stessi, non altrove".
Prima o poi ci sarà la possibilità di tornare alla roccia e alle montagne: ci sono mancate e ci mancano insieme a tutto quello che ci sta attorno. Ricordi su ricordi sono affiorati nella nostra mente (abbiamo condiviso un po’ tutti sui social immagini di paesaggi bellissimi e di momenti passati con gli amici e i compagni di cordata).
Speriamo allora di tornare ad incontrare le persone con una maggiore gentilezza. Speriamo anche di tornare nella bellezza della natura, con una nuova consapevolezza: in punta di piedi, con lo stupore dell’uomo che viene introdotto in un mondo che non è suo, ma che gli è donato e che è suo compito preservarlo.
di Nicola Tondini
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