Alla scoperta del European Green Belt, l’oasi verde lungo l'ex Cortina di Ferro, in Friuli Venezia Giulia e Slovenia
Da sempre la natura, se lasciata in pace, si riprende i suoi spazi. Così è oggi per il lunghissimo - 12.500 chilometri - corridoio che corre a zigzag dal Mare di Barents al Mar Nero attraverso ventiquattro paesi e che va sotto il nome di ‘cintura verde europea’, ufficialmente European Green Belt.
Pochi ancora sanno che si tratta, in realtà, della traccia invisibile dell’ex Cortina di Ferro, che per quarant’anni ha diviso l’Est dall’Ovest tra la fine della seconda guerra mondiale e la fine della guerra fredda. Una articolata struttura difensiva punteggiata di posizioni militari nascoste che hanno tenuto l’uomo lontano e hanno quindi favorito, nel tempo, un habitat ecologico ideale.
In una porzione alpina della cintura, quella ritagliata tra Friuli Venezia Giulia e Slovenia, è nata una ulteriore collaborazione tra due aree protette i cui territori la comprendono, il Parco Naturale delle Prealpi Giulie e il Triglavski Narodni Park (Parco Nazionale del Tricorno), su stimolo della Associazione Rete Italiana European Green Belt (EGB), con l’obiettivo comune di far conoscere le caratteristiche, le bellezze e gli scorci di questo corridoio trasversale - alias ex Cortina di Ferro - dando nuovi significati, più contemplativi e benefici, al recente passato di divisione tra le due nazioni.
Un modo per esplorarlo è quello di coprirne le distanze in bicicletta, come già accade con l’Eurovelo 13 detta anche Iron Curtain Trail, 7000 km di pedalata attraverso Norvegia, Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Russia, Polonia, Germania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Austria, Ungheria, Croazia, Serbia, Macedonia, Romania e Bulgaria. E così è nato un nuovo progetto di itinerari in e-bike o bicicletta a pedalata assistita anche a cavallo tra Italia e Slovenia, tra parco e parco.
Le due aree protette hanno alle spalle diversi anni di lavoro assieme su progetti comuni e un unico piano d’azione come Ecoregione transfrontaliera delle Alpi Giulie forti dello slogan internazionale “natura senza confini. “
La nostra collaborazione con il Parco del Triglav - dice Stefano Santi, direttore del Parco Prealpi Giulie - è iniziata in realtà già negli anni Novanta, con il progetto di ripopolamento degli stambecchi nell’area del Canin. Allora venne stipulato il primo accordo con il Parco sloveno e la riserva di caccia di Bovec per la tutela transfrontaliera degli stambecchi rilasciati che in Slovenia, a differenza dell’Italia, erano specie cacciabile. L’accordo impegnava a non uccidere gli stambecchi reintrodotti. Poi nel tempo sono state più frequenti le occasioni di collaborazione, intensificate con l’ingresso della Slovenia nell’Unione Europea. Ora, se i due parchi di fatto non confinano per un chilometro di distanza, lo fanno le due reciproche riserve di biosfera delle Alpi Giulie, recentemente (2019) diventate patrimonio UNESCO “Man and Biosphere”.
L’European Green Belt è un ulteriore cerniera progettuale tra i due versanti, che cuce i confini lungo i cinquanta (?) chilometri di corridoio dell’ex Cortina di Ferro che tocca i due paesi. A unirne i lembi è per un buon tratto il corso del Fiume Isonzo, Soča in sloveno, a partire dal centro visite del Parco del Tricorno a Trenta: è da qui che nasce uno degli itinerari ciclabili di collegamento proposti per collegare le Alpi Giulie italiane, in particolare con la ridente e peculiare Val Resia, sede del centro visite del Parco Prealpi Giulie. Pedalando lungo la strada che bordeggia il corso del Fiume Isonzo, strada che, non a caso, riporta una segnaletica che invita gli automobilisti e i motociclisti a rispettare i ciclisti, le occasioni di contemplazione naturalistica e quelle di riflessione storica sul recente passato sono molteplici.
L’Isonzo è un fiume meraviglioso. Nei pressi delle sorgenti c’è di guardia la statua di Julius Kugy, patrono delle Giulie, e le sue forre sono affascinanti, intagliate così come sono tra profonde rocce calcaree, dove in fondo traspare l’acqua smeraldina, come alla Velika Korita Soče, una delle più belle, lunga 750 metri e profonda fino a 15: di lì non ci si passa nemmeno con il kayak ma la si può contemplare da uno dei ponticelli che attraversano.
In tema di acqua e scorrimenti profondi si incontra lungo sul percorso, nei pressi del ponte omonimo, la cascata di Boka, la più spettacolare della Slovenia: un foro nella roccia generato da fenomeni geologici da cui sfiata l’acqua che si raccoglie scorrendo in profondità sotto l’altipiano del Canin. La sua fuoriuscita va dai due ai quattrocento metri cubi al secondo nei periodi primaverili di massima portata e il suo omologo in territorio italiano è il Fontanon di Goriuda, in Val Raccolana, esattamente dalla parte opposta.
Passando per Bovec si incontra un cimitero di guerra: tra le sue lapidi ordinate riposano 600 uomini: ora è diventato uno dei “parchi della pace” assieme agli ossari di Trenta (5200 sepolti), Tolmino (ossario russo/tedesco con 8000 uomini), Soča (6000 uomini) e Caporetto (dove ci sono 7000 italiani). Ha un aspetto spettrale e diroccato l’edificio posto prima del valico italo sloveno di Uccea/Učja: era qui che, fino al 21 dicembre 2007, data della sua dismissione, si veniva fermati dalla guardie confinarie per passare in Slovenia. “Quell’ultimo giorno - ricorda Santi - ci fu una grande festa tra popoli fratelli, da tempo separati”.
Risalendo tra faggete una stretta strada asfaltata raggiunge il valico di Sella Carnizza, una sorta di altipiano - insellatura aperta dove si notano i resti dello sbarramento militare con la postazione per cannone anticarro mascherata da alpeggio: ora nei pressi c’è un punto tappa piacevole dove gustare prodotti tipici nelle giornate di sole. E poi giù, a rotta di collo, verso la affascinante Val Resia e il centro visite del Parco delle Prealpi Giulie, passando prima per una ex caserma militare, quella di Lischiazze, ora trasformata in centro polifunzionale ad uso foresteria: da qui in quindici minuti di cammino si raggiungono le acque cristalline di un’altra sorgente carsica, il Fontanone Barman.
Questo e altri luoghi dei dintorni sono ora oggetto di un concorso fotografico (iscrizioni entro il 15 novembre) dal titolo Natura e Guerra Fredda, il cui obiettivo è raccontare l’evoluzione degli ambienti di confine tra Italia e Slovenia lungo la ex Cortina di Ferro, da un punto di vista naturalistico, storico, culturale.
di Melania Lunazzi
Info: www.europeangreenbelt.org