Via in ricordo di Giuliano Stenghel sulla Cima Omet nelle Dolomiti di Brenta
Come tutte le estati da tre anni a questa parte, con mio padre ci diamo appuntamento per un’apertura dolomitica. L’anno scorso è stato il turno di Cinco Largos in Pale di San Martino, aperta da me e dal mio amico Stefano Piatti ed ideata da mio padre, che era presente non fisicamente ma con il pensiero. Nel 2018 abbiamo aperto due vie, entrambe con mio padre: Quota cento in Pale di San Martino e la Via dell’eredità in Vallarsa.
Quest’anno, l’ispirazione è venuta dalla ripetizione di Don Lurio a Cima Omet, una via bellissima di Rolando Larcher in Val di Tovel. La roccia superlativa e l’ambiente altrettanto suggestivo mi hanno solleticato l’idea di esplorare le possibilità nei dintorni. Noto in particolare un Pilastro slanciato sulla destra di Cima Omet. Vedo queste placche grigie che mi chiedo se sia possibile raggiungere e risalire. Ne parlo a mio padre e lui subito si dimostra entusiasta. Decidiamo di provare!
Ci prepariamo studiando la guida del Brenta di Cappellari. La guida riporta le relazioni di due sole vie su quello che scopriamo chiamarsi Pilastro Scolobi (che in dialetto noneso significa “strano, un po’ pazzo”): una aperta da Franco Sartori, l’altra è del 1989 di Stefano Grandi. Decidiamo che andremo proprio lì.
Alla mattina del 3 di settembre, con un po' di nuvole sulla testa, ci avviciniamo con calma con gli zaini carichi di materiale alla Cima Omet e al canale d’inizio del Pilastro. La nostra idea sarebbe quella di concludere i lavori in un solo giorno ed in arrampicata libera - come le vie aperte negli anni scorsi. Questa volta abbiamo qualche dubbio sulle possibilità di riuscita di queste due condizioni, viste le placche lisce che si presentano sopra di noi e la partenza mattutina non così di buon’ora.
Partiamo in ogni caso subito convinti e scopriamo con dispiacere che, dove avevo inizialmente concepito la via, c’è già una linea fresca di spit. Non ci scoraggiamo e decidiamo di percorrere il canale-camino in conserva fino alla selletta e capire se sulla faccia destra della parete ci siano linee percorribili.
Sbuchiamo dalla selletta e scopriamo un mondo di placche e diedrini con roccia fantastica che fanno proprio al caso nostro. Mio padre è sempre scettico quando vede placche troppo ripide, ma io sono super-gasato e mi propongo per salire in esplorazione. Iniziamo allora a prepararci con saccone, trapano, chiodi e friend e iniziamo l’avventura.
Dopo il primo tiro in diedro vediamo sulla sinistra alcuni chiodi di una vecchia via in artificiale. Ci buttiamo in placca, individuando piccole fessurine dove proteggere con chiodi e nut. Decido comunque di aggiungere spit di progressione, sia per godermi di più la salita, sia perché i prossimi ripetitori - penso - si divertiranno a dismisura su queste spettacolari placche protette!
Dopo dopo circa 8 ore di placche e diedri, la salita si conclude sulla cima del Pilastro, con il sole che illumina le nostre facce sorridenti.
Mi sono stancato tanto, divertito molto ed entusiasmato per la roccia fantastica e per aver individuato una linea debole su queste placche dal potenziale gigantesco.
Via In ricordo di Giuliano Stenghel
Avvicinamento: dalla malga Tuena, circa 1 ora (dritto per i prati)
Lunghezza tot: 250 metri circa
Discesa: tutta a doppie (comode, non si incastrano)
Auguro ai prossimi ripetitori un buon divertimento!
di Stefano Menegardi
SCHEDA: Via In ricordo di Giuliano Stenghel, Pilastro Scolobi della Cima Omet, Dolomiti di Brenta