Via quota 100 alla Pala di San Bartolomeo in Dolomiti
All’inizio del mese di luglio, con mio padre ci siamo sentiti per accordarci sull’apertura di una via nella zona della Val Canali su la Torre dei Becchi. Dopo la prima via (L’eredità in Vallarsa), ronzava nella testa di entrambi l’idea di trovare una linea in Dolomiti e provare ad aprirla insieme. Del resto, l’ambiente dolomitico rimane per entrambi lo scenario arrampicatorio d’elezione.
La tensione e il desiderio di partire ed esplorare aumentava ogni giorno che passava. Da parte mia, cercavo di identificare sul calendario giornate libere dagli impegni di lavoro con tempo buono da sfruttare per poter iniziare il progetto. Qualche giorno prima, mio padre mi manda la foto di una parete nelle Pale di San Martino, ma in un’altra zona rispetto alla Val Canali: vicino alla Pala di San Martino, nel settore Centrale del Gruppo.
Mio padre aveva ripetuto due settimana prima una via di De Nardin su quella stessa parete ed era rimasto estasiata dalla roccia e dall’imponenza della guglia. Aveva però qualche riserva sulla possibilità di salire con mezzi tradizionali su quelle placche verticali. Io ho accantonato le sue riserve e gli ho proposto di partire!
Il giorno 19 luglio, al pomeriggio, uno dei miei ultimi giorni di ferie estive, siamo partiti per San Martino di Castrozza. Sono rimasto un po’ stupito quando a Fiera di Primiero siamo andati a mangiare la pizza per cena: mio padre, alpinista di quelli di una volta, è sempre stato restio a mangiare al ristorante durante i giorni di arrampicata in montagna. Da sempre, preferisce una cena frugale al ristorante. Da qualche anno a questa parte si è aperto ai luoghi più frequentati e alle cene vere, accogliendo una vita meno spartana e più rilassata rispetto ai tempi di gioventù. Questo fa piacere sia a me che a mia madre.
La notte in tenda alla base delle pareti di San Martino la passiamo entrambi un po’ agitati. La mattina, invece, il clima è rilassato - buon segno! L’avvicinamento inizia su strada forestale poi continua su terreno scosceso; la parete, col passare dei minuti, si avvicina sempre di più: è imponente e luminisa molto più che nella foto. Gli zaini pesano, abbiamo con noi 50 chiodi e 14 spit. Lo scetticismo sul fatto di finirla in giornata mi passa per la mente, ma non ci frena.
Attacchiamo la via alle 7.15 con il primo diedro verticale di 50 metri, bellissimo e regolare. Recupero lo zaino con i chiodi e il trapano e proseguiamo con il secondo tiro che ci conduce alla base delle placche a sinistra del diedro. Mio padre aspira al diedro, lineare e sicuramente più semplice. Il mio desiderio di sperimentarmi sulle placche di sinistra prevale. Vedo la possibilità di proteggermi bene con un friend grosso sulla destra poi vedo uno strapiombo... e l’incognita. La mia idea è continuare a sinistra per le placche grigie e gialle, non toccando il diedro.
Il progetto si compie in meno di un’ora, soddisfatto e rimborsato. Mio padre, mentre ripercorre da secondo di cordata il tiro che ho appena tracciato, è tra l’orgoglioso e l’arrabbiato della mia cocciutaggine per la prosecuzione in placca. Cerco una via a sinistra verso la fascia gialla che sembra porti ad un diedro nascosto.
Il diedro non c’è. Trovo invece una fessura di cui vedo la fine e intuisco un traverso sulla destra che porta ad una seconda fessura. Immaginavo che la sezione impegnativa fosse terminata e invece ancora più 50 metri di VII/VII+ entusiasmanti. Il tiro successivo è meno duro, ma comunque di ricerca. L’ultimo tiro segue una fessura a diedro sulla sinistra che porta alla cengia erbosa. Quest’ultima conduce, lungo un tiro della via De Nardin, al canalino di uscita.
Elaborando la discesa, abbiamo deciso di attrezzare una calata sulla cengia erbosa poco sotto una facile forcellina, scegliendo quindi di non finire più sopra, dove le rocce sono piene di massi instabili - garantendo sicurezza ed anche comodità riguardo alle calate. Le calate sono quasi tutte una sopra l’altra e per fortuna non scaricano pietre: i tiri, infatti, sono quasi sempre verticali/strapiombanti.
Alle 14.30, quando siamo ancora sulla cengia erbosa pronti alle calate, inizia purtroppo a piovere forte. Ma come?!? - mi dico - Le previsioni del tempo su il Trentino garantivano pieno sole pieno senza nuvole! Come si sa, tuttavia, sopra le Pale di San Martino si accumulano inspiegabilmente nubi “fantozziane” che non ci risparmiano un’inzuppata come si deve.
Troviamo i nostri zaini alla base più bagnati che mai. Le scarpe sono ancora peggio. La pioggia aumenta in modo rapido e finisce per diventare in grandine - via che andiamo! Alla penultima doppia troviamo una grotta - che salvezza! - dove ci ripariamo per una mezz’ora prima di proseguire con l’ultima calata. Sorprendentemente il tempo volge al bello e il sole illumina noi e i nostri zaini durante la corsa verso la macchina lungo il canalone. Che giornata!
Sarei curioso di ricevere un’opinione dai primi ripetitori, che potranno confermare o ridiscutere il grado. Avendo salito la via a-vista, in apertura, piantando i chiodi, non saprei esattamente valutare un grado massimo.
Sono tuttavia certo che qualità della roccia, chiodatura adeguata e dirittura della linea rendono Quota 100 - o Eredità 2 - una via godibile da ripetere senz’altro divertente... what else?
di Stefano Menegardi
SCHEDA: Via Quota 100, Pala di San Bartolomeo, Pale di San Martino, Dolomiti
LINK: Vai a tutte le vie delle Pale di San Martino nel database di planetmountain.com