Urubko e Samoilov al top del K2 da nord
Il 2 ottobre i kazaki Denis Urubko e Serguey Samoilov hanno raggiunto la vetta del K2 (8611m) dal versante cinese lungo la via “normale” dei giapponesei.
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Il K2 dal versante nord
Luca Vuerich
Denis Urubko e Serguey Samoilov, ancora una volta da soli, ancora una volta praticando quello stile alpino per il quale sono stati protagonisti del Piolet d’or per due anni di fila, sono arrivati in vetta al K2 dal durissimo versante Nord, lungo la via “normale” giapponese sulla cresta nord.
E’ successo il 2 ottobre scorso alle 17 e 15 p. m. ed è stato l’atto conclusivo della loro ultra leggera spedizione arrivata al Campo base cinese del K2 il 26 agosto scorso, con un obiettivo ambizioso e da vero primato. Ovvero l’apertura di una nuova via diretta sulla selvaggia, bellissima e terribile parete nord di quella che (non a torto) molti definiscono la montagna più difficile e bella del mondo.
Sarebbe stata la soluzione di un grande problema ancora aperto per la grande montagna. Ma il sogno che ha affascinato (e tormentato) molti dei più forti himalaysti anche questa volta è rimasto tale: nonostante la battaglia senza quartiere ingaggiata lungamente contro le tempeste e le valanghe dell’immensa nord non c’è stato nulla da fare. E anche i due guerrieri kazaki, conosciuti per infinita resistenza e per la loro filosofia della cima a tutti i costi (leggi rischi), hanno dovuto arrendersi. Ma non del tutto!
Così - pur abbandonando il tentativo di via nuova e quando tutto ormai sembrava “perduto” - Urubko e Samoilov hanno “dirottato” sulla via della cresta nord, aperta nel 1982 dalla spedizione giapponese guidata da Isao Shinkasi e Masa konishi. La stessa via che i due avevano già percorso fino a 8300m come acclimatamento. Un progetto comunque non facile visto che erano 11 anni che nessun alpinista arrivava in vetta al K2 da nord, e che Urubko e Samoilov hanno centrato martedì scorso, dopo un duro assalto ostacolato da temperature e vento difficili, facendo poi ritorno al campo base il 4 ottobre.
Con il K2 Denis Urubko raggiunge quota 12 (gli mancano solo Makalu e Cho Oyu) nel suo personale score di Ottomila saliti, tutti senza uso di ossigeno supplementare. Un percorso iniziato nel 2000 (insieme a Simone Moro) con la salita dell’Everest. E che, da allora, l’ha visto affermarsi come uno dei migliori specialisti delle grandi montagne himalayane, soprattutto da quando ha incontrato Serguey Samoilov ovvero il suo “compagno perfetto”, ora a quota 5 Ottomila.
Con Samoilov, infatti, Urubko ha centrato nel 2005 la salita del Broad Peak lungo una nuova via sul versante Sud Ovest, un’impresa bissata poi dai due nel 2006 con la nuova via sulla parete nordest del Manaslu. Due prime in stile alpino che hanno valso ai due strong men kazaki la nomination alle ultime due edizioni del Piolet d’or. Ma siamo sicuri che, anche grazie questa loro avventura sul K2, non resteranno le ultime.
E’ successo il 2 ottobre scorso alle 17 e 15 p. m. ed è stato l’atto conclusivo della loro ultra leggera spedizione arrivata al Campo base cinese del K2 il 26 agosto scorso, con un obiettivo ambizioso e da vero primato. Ovvero l’apertura di una nuova via diretta sulla selvaggia, bellissima e terribile parete nord di quella che (non a torto) molti definiscono la montagna più difficile e bella del mondo.
Sarebbe stata la soluzione di un grande problema ancora aperto per la grande montagna. Ma il sogno che ha affascinato (e tormentato) molti dei più forti himalaysti anche questa volta è rimasto tale: nonostante la battaglia senza quartiere ingaggiata lungamente contro le tempeste e le valanghe dell’immensa nord non c’è stato nulla da fare. E anche i due guerrieri kazaki, conosciuti per infinita resistenza e per la loro filosofia della cima a tutti i costi (leggi rischi), hanno dovuto arrendersi. Ma non del tutto!
Così - pur abbandonando il tentativo di via nuova e quando tutto ormai sembrava “perduto” - Urubko e Samoilov hanno “dirottato” sulla via della cresta nord, aperta nel 1982 dalla spedizione giapponese guidata da Isao Shinkasi e Masa konishi. La stessa via che i due avevano già percorso fino a 8300m come acclimatamento. Un progetto comunque non facile visto che erano 11 anni che nessun alpinista arrivava in vetta al K2 da nord, e che Urubko e Samoilov hanno centrato martedì scorso, dopo un duro assalto ostacolato da temperature e vento difficili, facendo poi ritorno al campo base il 4 ottobre.
Con il K2 Denis Urubko raggiunge quota 12 (gli mancano solo Makalu e Cho Oyu) nel suo personale score di Ottomila saliti, tutti senza uso di ossigeno supplementare. Un percorso iniziato nel 2000 (insieme a Simone Moro) con la salita dell’Everest. E che, da allora, l’ha visto affermarsi come uno dei migliori specialisti delle grandi montagne himalayane, soprattutto da quando ha incontrato Serguey Samoilov ovvero il suo “compagno perfetto”, ora a quota 5 Ottomila.
Con Samoilov, infatti, Urubko ha centrato nel 2005 la salita del Broad Peak lungo una nuova via sul versante Sud Ovest, un’impresa bissata poi dai due nel 2006 con la nuova via sulla parete nordest del Manaslu. Due prime in stile alpino che hanno valso ai due strong men kazaki la nomination alle ultime due edizioni del Piolet d’or. Ma siamo sicuri che, anche grazie questa loro avventura sul K2, non resteranno le ultime.
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