L’ultima via di Riccardo Bee, il nuovo film di Emanuele Confortin

Il trailer e la sinossi del docufilm 'L’ultima via di Riccardo Bee' di Emanuele Confortin, ammesso alla 71° edizione del Trento Film Festival, sezione Alp&Ism.
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L'iconico profilo nord occidentale del Monte Agner, Pale di San Lucano, Dolomiti
archivio Emanuele Confortin



"Partiva per tre o quattro giorni, da solo. Sapevamo che viveva esperienze estreme, ma quando tornava era come se nulla fosse accaduto, le teneva in gran parte per sé"

Buone notizie da Trento. Nel corso della conferenza stampa di lunedì sono stati svelati i titoli selezionati per l’imminente edizione del Trento Film Festival… tra i quali c’è anche "L’ultima via di Riccardo Bee". Si tratta di un film-documentario realizzato da Emanuele Confortin tra Belluno e Agordo a partire dal 2020 e ultimato… pochi giorni fa. Un viaggio entusiasmante, centrato sulla figura dell’alpinista Riccardo Bee, caduto sulla parete nord del Monte Agner nell’inverno 1982. L’opera è inserita nella sezione Alp&Ism del festival, assieme a tanti altri lavori di grande interesse. La première si terrà domenica 30 aprile alle ore 16,30 al Supercinema Vittoria di Trento (in replica il 3 maggio alle 17 al Multisala Modena, sala 3). Sarà una prima emozionante, impreziosita dalla presenza di tutte (davvero tante) le persone che hanno preso parte alla realizzazione dell’opera.

RICCARDO BEE
Riccardo Bee è stato uno dei più forti rocciatori dell’epoca in cui è vissuto, ma parte della sua eredità alpinistica rimane avvolta nel mistero. Attivo soprattutto nelle amate Dolomiti, ha realizzato ripetizioni e vie nuove di elevatissimo impegno. Si è unito in cordata con diversi compagni, a partire da Franco Miotto, ma è in solitaria che Bee ha trovato la sua dimensione, compiendo imprese capaci di ispirare generazioni di alpinisti e ancora oggi temute e rispettate.

A quarant’anni dalla scomparsa, L’ultima via di Riccardo Bee non intende celebrare l’immagine dell’alpinista eroe, ma si propone di cogliere il lascito di un marito, di un padre, di un amico spinto da una sorta di incantesimo a cercare in montagna un confronto sempre più profondo con sé stesso. Centrali nella trama sono le testimonianze di chi lo ha conosciuto e amato, a partire dalla moglie Carla e dalle figlie Federica e Valentina, le cui voci svelano l'esistenza di un legame di cordata anche per gli alpinisti solitari.

Il contesto scelto per questa narrazione ci porta da Belluno agli abissi del Burel, poi nel profondo della Valle di San Lucano e sulle pareti del gigante per eccellenza, il Monte Agner. Grazie alla digitalizzazione di filmati girati in Super8 nel 1982, quest’opera ripercorre il capolavoro dell’alpinista bellunese, il "Pilastro Bee" sulla Ovest dell’Agner, prova tangibile del talento del suo apritore.

Il film "L’ultima via di Riccardo Bee" è stato un viaggio intenso, che ha portato l’autore almeno 20 volte sull’Agner, con sortite sul Burel e tra le Pale di San Lucano. A conclusione del progetto, Luca Vallata, Samuel Zeni e il regista hanno ripetuto il "Pilastro Bee" sulla selvaggia Ovest dell’Agner, via considerata il capolavoro di Riccardo, tracciata nell’82 in due giorni di arrampicata solitaria tormentata dal maltempo. La narrazione di questa ascesa è impreziosita dalla riscoperta di bobine video girate nel luglio 1982 con una telecamera Super8 e opportunamente digitalizzate.

NOTE DELL’ATUORE
Ho conosciuto l’Agner a inizio anni Duemila. Trascorrevo ore sdraiato sull’erba, naso all’insù a contemplare il versante settentrionale, sulle cui pareti in seguito sono riuscito a ripetere diverse vie. Questa passione per "il Gigante" è stata alimentata dallo studio delle vicende alpinistiche del Gruppo, imparando a conoscere e apprezzare nomi quali Massarotto, Cozzolino, Castiglioni, Detassis, Aste, Jori, Ferrari, De Biasio, Mosca, Dal Pozzo, Messner, Gilberti… e ovviamente Riccardo Bee. Con queste premesse è iniziato un intenso lavoro di ricerca, reso possibile dalla disponibilità di amici e familiari, in particolare della moglie di Riccardo, Carla, delle figlie Federica e Valentina, e dei fratelli Gianni e Adriano.

Un ringraziamento particolare va a Carla, che dopo avermi concesso un’intervista mi ha svelato una profondità e una forza capaci di commuovermi. Da quel momento, l’immaginario dell’alpinista eroe è stato bilanciato dal coraggio di una giovane madre in grado di risalire dopo la peggiore delle cadute. Spero questo lavoro le renda onore.

UNA CORDATA FORTE
Produrre un film-documentario nell’arco di due anni richiede grande impegno, passione e costanza. Fondamentale per la riuscita di questo progetto è stata la creazione di una cordata forte, cui si sono uniti istituzioni, professionisti, aziende e amici.

Cruciale per il completamento dell’opera è stata la preziosa collaborazione di Montura, Telebelluno, Consorzio Bim Piave, Edil Costruzioni, Club Alpino Accademico Italiano, CAI Veneto, Unione Montana Agordina e Blackfin.

La produzione ringrazia inoltre le sezioni del CAI di Belluno, Agordo e Bolzano, il Comune di Taibon per i contributi, e i partner tecnici che si sono messi a disposizione del team: Scarpa, Manfrotto, Home Movies, Parco Dolomiti Bellunesi, Planet Mountain, Otium e The Studio

Un ringraziamento particolare alle guide alpine Samuel Zeni, Marco Bergamo e Luca Vallata, nonché il secondo cameraman Filippo Guerra, per la professionalità e per aver reso possibile la realizzazione delle riprese sul Pilastro Bee.

EMANUELE CONFORTIN
Classe 1978, Emanuele Confortin è giornalista, documentarista e alpinista. Ha realizzato diversi progetti a medio-lungo termine in Asia, Medio Oriente ed Europa. Scrive per quotidiani e periodici, online e cartacei, interviene periodicamente in radio, anche se come mezzo di narrazione predilige il documentario. I suoi lavori sono stati presentati e premiati in diversi festival internazionali. Per ulteriori dettagli si rimanda alla biografia nel sito personale www.emanueleconfortin.com




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