Ripetizione della Diretta Sud Ovest del Pelmo per Roverato e Matteraglia
Il 1-2/07 Alessio Roverato e Luca Matteraglia hanno ripetuto la Diretta alla parete Sud Ovest del Pelmo (Dolomiti) una via aperta nel 1977 da Franco Miotto, Riccardo Bee e Giovanni Groaz e che contava fino ad ora un'unica ripetizione. Ad attenderli alla base per congratularsi con loro c'era proprio Franco Miotto.
In due fanno 44 anni, 22 a testa. Arrampicano uno da 5 anni e l'altro da 3. Sabato e domenica 1 e 2 luglio hanno ripetuto la Diretta Sud Ovest al Pelmo, una via che aspettava dal (lontano) 1986 la terza salita. 650 metri di eccezionale parete gialla, con difficoltà di 6+ e A3, rimasti quasi dimenticati da quando, nel 1977 (29 anni fa!), Franco Miotto, con Riccardo Bee e Giovanni Groaz, ne aveva esplorato e indovinato il percorso, e dopo l'avventura affrontata, 20 anni fa, con la prima ripetizione e prima invernale (del 15-17/01/86) da Flavio Appi e dagli sloveni Ronkovic e Rukic. Sarà che il terreno (la roccia) non è proprio dei più sicuri, sarà per il grado davvero ai limiti per l'epoca, sarà per la fama (meritata) delle vie di Miotto, fatto sta che ci sono voluti la fantasia di due “ragazzini” per rivisitare quella grande avventura. Nel '77 Franco Miotto aveva 45 anni. Arrampicava da quando ne aveva 41, ma le sue montagne, i Viaz dolomitici, li conosceva come le sue tasche, era il suo ambiente. Tutta la sua intensa storia è raccontata in "La forza della natura", scritto da Luisa Mandrino (Le tracce - CDAVivalda). Domenica, Miotto era lì ad attendere Alessio Roverato e Luca Matteraglia, i giovanissimi ripetitori della sua via. Con il binocolo li aveva seguiti (a loro insaputa) passo dopo passo per due giorni. Chissà cos'avrà pensato Miotto quella notte, mentre i due ragazzi assaggiavano il “morso dell'orso” del loro bivacco. Quello che sappiamo è che era lì ad attendere ed abbracciare questi suoi figli (o nipoti) d'avventura. Bella storia! SULLE TRACCE DI FRANCO MIOTTO Pelmo Diretta Sudovest, A trent'anni dalla prima. di Alessio Roverato Si sa che un po' tutti noi arrampicatori, quando siamo agli albori, passiamo delle buone mezzore a sfogliare guide alpinistiche per trovare delle vie che sarebbe bello fare un domani, quando c'è un po' più di esperienza e un po' più di forza nelle braccia. Questo è quello che è capitato a me mentre sfogliavo la guida del TCI del Pelmo: di colpo mi trovo davanti alla relazione di una via molto impegnativa, VI+ e A3... e subito mi sono detto: questa è davvero troppo dura…. Gli anni passano, e vengo a conoscenza del mito Franco Miotto. Alla fine del 2003 la sua serata di Monselice resta ancora fra le più belle che abbia mai visto, soprattutto per l'energia che Miotto trasmetteva mentre raccontava le sue avventure. Arriviamo all'anno scorso e, leggendo il libro “La forza della natura”, dedicato a Franco Miotto, mi ritrovo davanti ad un aneddoto che racconta di una sua via sulla parete Sud Ovest del Pelmo. Franco arrampicò da primo per tre giorni, seguito da Bee e da Groaz, poi però il tempo cambiò e furono costretti a calarsi fino alla cengia di Grohman unendo cinque corde da 40 metri. Arrivarono a valle appena in tempo perché si scatenò una violenta bufera. Dopo qualche giorno terminarono la via calandosi dall'alto. Mi sono detto: ”Ma non sarà quella via durissima che ho visto sulla guida del TCI qualche anno fa?!” Sono andato subito a vedere: era proprio lei! Adesso però l'esperienza non è più quella di una volta e neanche a dirlo quella via mi entra in testa. Purtroppo però la stagione 2005 è agli sgoccioli e il tempo non è affatto stabile… tutto rimandato al 2006! Così arriviamo alla scorsa settimana. Sono davanti allo schermo del pc per guardare come al solito come saranno le previsioni per il fine settimana: finalmente tempo stabile. E' giunto il momento! Parto venerdì alle 13.00 assieme a Luca, mio compagno di cordata. Arriviamo in Val Zoldana, molliamo giù i bagagli e andiamo a vedere l'attacco della via. La parete è impressionante! Non c'ero mai stato sotto prima. Poi, arrivare all'attacco non è proprio una passeggiata… bisogna stare molto all'occhio! La sera chiamo Franco per gli ultimi consigli e subito mi chiede: ”Ma quando andate a farla?” ”Domani…”, gli rispondo. ”Se la fate fammi un colpo di telefono che ci troviamo a bere qualcosa assieme.” …”ok!”. Sabato mattina sveglia alle 3:30, colazione, in macchina fino al passo Staulanza e via fino all'attacco con le frontali. La prima parte della via, fino alla cengia di Grohman passa per delle placche e in un diedro formato dal lato sinistro del caratteristico torrione a forma di punta di lancia. Le difficoltà arrivano al V+ e… non abbiamo trovato un chiodo. Dopo la cengia il discorso cambia: facciamo altri 2 tiri che arrivano al VI e ci troviamo sotto l'impressionante muro giallo. Dopo aver fatto un tiro di V+ e A2 mi trovo davanti ad un enigma (di percorso) che mi fa perdere tantissimo tempo. Alla fine sono costretto a salire per una lama staccata marcia e pericolosa da proteggere a friend che in caso di volo ne comporterebbero il distacco… cose da brividi! Proseguendo trovo sempre i tratti di artificiale quasi completamente da chiodare e la cosa mi porta via un sacco di tempo. Un gran lavoro lo deve fare anche Luca perché mentre sale deve togliere i chiodi da me posizionati. Un tiro con 2 traversi mi occupa per 1 ora abbondante: dopo il primo traverso devo risalire una difficile placca gialla e, per fare la seconda traversata sotto dei tetti, sono costretto a tenere dei cubetti gialli che non so come abbiano fatto a resistere sotto il mio peso. Dopo un po' il mio compagno di cordata mi raggiunge in sosta risolvendo il secondo traverso con un piccolo pendolo. Ormai il sole sta tramontando assieme alle speranze di uscire dalla via in giornata. La parete si colora di un rosso acceso. Altro tiro con tettino da superare nel punto più debole e anche se la roccia qui è grigia il discorso non cambia: quello che tocco suona sempre vuoto. Faccio il primo tiro del colatoio che ormai è buio, arrivo sopra una cengia dove preparo la sosta e recupero Luca. Bivacchiamo a 100 metri dalla fine. Fa un freddo bestiale e non abbiamo il telo da bivacco. Grave errore! Le ore non passano mai. Le gocce che cadono dal colatoio terminale ci colpiscono trasportate da un gelido venticello che si infila tra i vestiti e aumenta ancora di più la sensazione di freddo. Luca guarda l'ora: l'una e mezza… Passano 2 ore e mezza. Comincia ad albeggiare. Alle 6 circa mi alzo e faccio di tutto per riuscire a scaldarmi. Luca fa lo stesso. Alla fine comincio a scalare alle 7 e mezza, quando il sole ha iniaziato a scaldare un po' l'aria. Si riparte con un tratto di A2 completamente senza chiodi. Traverso a sinistra e trovo un chiodo sotto un marcio strapiombo grigio. Lo supero staffando su nut e micronut. Sosta. Recupero Luca e parto per l'ultimo strapiombo da fare in A2, questo però è abbastanza chiodato…! La gioia dura poco perché mentre sono appeso al terzo chiodo un rumore secco e metallico risuona nell'aria… il chiodo è schizzato via ed io mi sono ritrovato, dopo un voletto, alla stessa altezza del mio compagno di cordata che ha trattenuto benissimo la caduta. Riparto subito e dopo un po' arrivo in sosta. Recupero Luca e parto per l'ultimo tiro, anche questo non banale a causa di un tratto un po' friabile. Penso: ma questa benedetta via è dura proprio fino all'ultimo metro?! Mi ritrovo sopra lo Spallone Sud. Luca mi raggiunge e ci abbracciamo. E fatta! La discesa per la normale diventa lunga a causa della stanchezza. Poco prima di arrivare al rifugio Venezia scorgo un profilo inconfondibile. E lui! E' Franco Miotto! Aveva seguito la scalata con il binocolo. Mi viene incontro e con gli occhi lucidi dalla commozione mi stringe forte la mano e mi fa: ”bravi!”. Subito dopo raggiunge Luca che era dietro di me. Un sogno che si è realizzato. Un'emozione fortissima e indescrivibile. La giornata termina in compagnia di Franco che ci racconta le avventure passate. Non poteva finire meglio di così. Grazie Franco, perché hai reso tutto così speciale e ancora infiniti complimenti per la via spettacolare che hai aperto su questa impressionante parete. Grazie Luca, sei stato un grandissimo compagno di cordata! di Alessio Roverato SCHEDA VIA Monte Pelmo (Dolomiti) Parete sud ovest “DIRETTA SUD-OVEST” Apritori: Franco Miotto, Riccardo Bee, Giovanni Groaz 1977 Prima ripetizione: Flavio Appi (Ita), Ronkovic e Rukic (Slo) 15-17/01/86 Seconda ripetizione: Alessio Roverato, Luca Matteraglia 1/2 Luglio 2006 Lunghezza: 650m Esposizione: Sud Ovest Difficolta': VI+, A3 Materiale: L1 IV, L2 IV+, L3 IV, L4 V, L5 V+, Cengia di Grohman, L6 V+, L7 VI, L8 V+, A2, L9 VI+, A2, L10 V, A2, L11 A3, VI, L12 A2, VI, L13 VI, L14 A3, V+, L15 A2, VI+, L16 V+. A lato: il tracciato dalla cengia di Grohman FLASH PER UNA SALITA intervista di Vinicio Stefanello Alessio, perché questa via “dimenticata”? Perché l'ha aperta un grande E poi... Perchè per ricercare l'avventura non occorre per forza seguire le mode La cosa più bella della sudovest del Pelmo? La parete gialla... impressionante e spettacolare E il bivacco... Una grande esperienza, fondamentale per il futuro. La cosa che più ti ha attirato di questa salita La sua linea ardita ed entusiasmante. La cosa che ti ha stupito di più? Quello che è riuscito a fare Miotto nel '77 I tuoi pensieri sulla sudovest Concentrazione massima... Com'è la roccia? Non è propriamente solida… il mistero molte volte è come faccia a non restarti in mano La sorpresa dell'incontro con Miotto Un sogno che si realizza!
Nelle foto dall'alto: la parete sopra la cengia Grohman; la SO del Pelmo; Alessio Roverato in azione sulla SO; il tracciato dalla cengia di Grohman; Alessio Roverato, Franco Miotto e Luca Matteraglia dopo la 2a ripetizione. |
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