Siebe Vanhee libera varie big wall nella Valle Cochamó e Valle la Luz in Cile

L’alpinista belga Siebe Vanhee racconta delle sue salite su tre big wall nella Valle de Cochamó nella Patagonia cilena: le ripetizioni di ‘Sundance' sul Cerro Trinidad con Diego Diazaguilera e 'El Condor Pasa' sul Trinidad Central con Max Didier, e l’apertura di 'Jardines de Piedras' su Cerro la Sombra nella Valle la Luz insieme a Didier e Ian Siadak.
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Cochamó Cile: Siebe Vanhee durante un tentativo di liberare Picaflor su Cerro Capicúa
Max Didier

Il climber belga Siebe Vanhee sta effettuando un viaggio proficuo nella valle Cochamó, la selvaggia valle della Patagonia cilena dove con vari compagni di cordata ha scalato tre interessanti big wall. Con Diego Diazaguilera ha effettuato la prima libera di Sundance sul Cerro Trinidad, aperta nel 1998 dai britannici Grant Farquhar e Simon Nadin (vincitore tra l’altro della prima Coppa del Mondo Lead del 1999), mentre insieme a Max Didier il 28enne ha effettuato la prima libera in giornata di El Condor Pasa su Trinidad Central. Fedele alla sua natura di instancabile esploratore di big wall, Vanhee si è poi avventurato nella poco esplorata Valle la Luz con Didier e Ian Siadak per aprire Jardines de Piedras, una nuova via su una cima inviolata da loro chiamata Cerro la Sombra.

Sundance: un giorno di lotta per la libera
All'arrivo a Cochamó ho iniziato a scalare con il local Diego Diazaguilera. Parlando di vie da liberare mi ha indicato Sundance che sale la parete nord-ovest del Cerro Trinidad (5.12a (7a+) A2+, 22 tiri). Questa salita è mitica perché è stata aperta nel 1998 da Grant Farquhar e Simon Nadin ed è una delle primissime sul Cerro Trinidad. Secondo la gente del posto la via non aveva visto ripetizioni. L'obiettivo perfetto quindi! La linea affronta il centro della parte più ripida dell'intera parete con 5 tiri in artificiale, ripidi e impegnativi. I primi due mi hanno richiesto ciascuno due tentativi per essere liberati. Sicuramente il nono tiro è stato una grande lotta, lungo fessure sporche, svase e ripide. Liberare questo tiro ha richiesto una sorta di spalmo nel camino per evitare le fessure sporche e svase, e anche un'incredibile forza di volontà per non cadere o arrendersi. Le gambe e la parte bassa della mia schiena bruciavano per la tensione del corpo necessaria per rimanere incollato alla parete. Dopo questo tiro chiave sono seguiti altri tre tiri di artificiale da liberare, simili a quelli precedenti, ma meno ripidi che ci hanno condotto a terreno più facile.

Ho salito tutti i tiri da capocordata mentre Diego mi ha trasmesso tutta la sua sicurezza, pazienza e il suo supporto! In 16 faticose ore, con tonnellate di sostegno e pazienza del mio compagno Diego, siamo riusciti a raggiungere la vetta del Trinidad. Sebbene questa libera sia stata una lotta enorme e mi sia sembrata incredibilmente difficile, suggerirei un grado di 7c per il tiro chiave, se fosse pulito. Ma nel suo stato attuale, con fessure difficili da proteggere e utilizzare, potrebbe essere facilmente 8a. In generale però, l'intera via è sostenuta e non c’è un singolo tiro che ti lasci riprendere il fiato!

El Condor Pasa - Seconda salita in libera e prima libera in giornata
All'inizio di gennaio Max Didier e io abbiamo tentato quella che viene considerata la più difficile via in libera di Cochamó, El Condor Pasa (8b/20 tiri) sul Trinidad Central. Non siamo riusciti a salire in libera il tiro chiave e siamo dovuti scendere a causa del tempo minaccioso. Più tardi siamo tornati e in sole 10 ore sono riuscito a salire tutta la linea in libera, quasi senza cadere mai; sfortunatamente una presa si è rotta alla fine del tecnico tiro di 50 metri che mi ha fatto cadere. Dopo un breve riposo di 15 minuti in sosta ero pronto per un altro tentativo, e sono corso verso l’alto, contro l’arrivo del sole in parete. Questa volta ha funzionato, senza errori, senza stress e soprattutto senza prese che si rompevano! L'unica cosa che ci aspettava a questo punto erano alcuni tiri più facili; abbiamo accettato il nostro destino e sotto il sole ardente siamo arrivati in cima. La via è stato aperta nel 2016 dagli slovacchi Martin Krasnansky, Jozef Kristoffy e Vladimír Linek. Loro l'hanno scalata in libera in 6 giorni subito dopo la prima salita. È quasi interamente su placche ed è ben protetta dagli spit. Anche se a volte la linea passa vicino a delle fessure evidenti, hanno scelto di spittare le placche, probabilmente perché le fessure sono cieche, svasate o sporche. La vegetazione a Cochamó infatti è molto testarda! Detto questo, gli spit non tolgono nulla dall'unicità di questa tecnica via!

Jardines de Piedras - Prima salita sul Cerro la Sombra in Valle la Luz, Cochamó.
Alla fine del nostro soggiorno a Cochamó, il nostro desiderio di salire una parete vergine su una montagna inviolata ha preso il sopravvento. La Valle la Luz (dove si trova Cerro Capicua) è selvaggia e piena di roccia. Max, Ian Siadak e io siamo entrati nella valle, avventurandoci oltre il Cerro Capicua per esplorare alcune pareti sopra il fiume. Non ci è voluto molto per decidere che la montagna senza nome a nord di Capicua sarebbe stata un grande obiettivo. Dal fiume un'ora di cammino nella fitta giungla, a volte persino verticale, ci ha portato all'inizio della nostro via. L'idea era di dormire alla base e arrampicare il giorno successivo, ma la mancanza di acqua ed un comodo bivacco ci hanno costretto a spostarci verso il canalone a sinistra della parete. Qui abbiamo trovato quello che abbiamo chiamato il giardino giapponese, una straordinaria piattaforma di 20 metri quadrati circondata da cascate, piscine naturali e fiori. Uno dei migliori bivacchi che noi tre abbiamo mai visto in vita nostra.

Il giorno successivo siamo riusciti ad aprire Jardines de Piedras, 7b+/A2, 16 tiri in 16 ore. Sebbene l'inizio della parete sembrasse facile, le varie cenge si alternavano con un’arrampicate interessante, verticale e tecnica. Al quarto tiro sono stato messo in difficoltà da una fessure molto sottile in un diedro. I primi 30 metri sono stati saliti in libera attorno al 7b+, sfortunatamente i successivi 30 metri erano molto sporchi, più ripidi e sono stato costretto nuovamente a progredire in artificiale. Circa A2, a causa dei difficili posizionamenti dei chiodi. Questo tiro è la più grande sfida di tutta la via. Nel mezzo della parete abbiamo scelto di seguire il diedro principale (3 tiri) che ci ha portato fino al bordo della parete. Il diedro è stato salito quasi completamente in libera tranne alcuni metri sporchi e bagnati. Dal bordo, dove pensi che l'arrampicata diventi più facile ed è quasi finita, ci sono ancora altre 6 lunghezze fino in cima. L’undicesimo tiro è stato una grande test con alcuni runout in placca seguito ancora una volta da una fessura ripida, svasata e sporca. Ho fatto un grande sforzo per salire questo tratto in libera, ma sono stato di nuovo obbligato ad usare dell'artif sugli ultimi metri a causa della vegetazione. Il dodicesimo tiro incuteva paura, ma Max ha salito con orgoglio questa lunghezza: un mare di placche con poche o nessuna protezione. Quando è finita la corda siamo stati costretti a salire altri 20 metri in conserva finché non è stato in grado di fare sosta. Da quel momento in poi è stato semplice salire in vetta.

Come sempre la discesa è stata un viaggio interessante, ma questa volta efficiente. Siamo scesi sul lato nord della parete in un canalone. Abbiamo fatto sei calate su pareti diverse e abbiamo zigzagato fino al nostro campo base. Le discese sono sempre emozionanti! Abbiamo chiamato la via Jardines de Piedras (Giardini di roccia) riferendoci ai dintorni attorno al nostro campo base, che assomigliano ai tipici giardini giapponesi. Una straordinaria avventura di 3 giorni condivisa in buona compagnia. Grazie a Max e Ian per questa salita!

Siebe Vanhee, Cochamo, Cile, gennaio 2020

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