Sas de Dlacia, il villaggio degli alpinisti
Nel cuore dell'alta Val Badia il Camping Sas de Dlacia è il punto di partenza e arrivo per innumerevoli visioni delle Dolomiti, tra trekking, scialpinismo, ciaspole, alpinismo e arrampicata.
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Sas de la Crusc
archivio Camping Sas de Dlacia
Scendendo dal passo Falzarego verso la Val Badia laddove la strada comincia a farsi piana, l’attenzione del traffico è attratta sulla destra dall’insegna “Camping Sas de Dlacia”. È alla base dell’omonima palestra di roccia, la piú vasta dell’Alto Adige. Il nome ladino “Sas d’Dlacia“ significa sasso di ghiaccio e giá dice che esiste una parete dove si arrampica su ghiaccio (con difficoltà da Wi 2 a Wi 5) mentre pareti assolate esposte a sud consentono di farlo su roccia anche d’inverno (settore “Panorama” con difficoltà da 6b a 8a).
Guardando la palestra e procedendo prima a sinistra lungo il greto del torrente, e poi a destra verso il rifugio Scotoni, si arriva all’omonima cima che si specchia nel piccolo lago Lagazuoi; mentre piegando a sinistra, dopo aver traversato il torrente e rasentato i Conturines, si arriva al Sas de la Crusc (Sasso della Croce). Sono montagne celeberrime nel mondo della arrampicata perché tre generazioni di alpinisti si sono avvicendate a tracciare vie di estrema difficoltà (Livanos, Cozzolino, Messner, Huber...).
Ora è inverno. Il villaggio che offre anche piccoli appartamenti per quelli che non vogliono stare in tenda a tutti i costi, diventa il punto di partenza per gite con le pelli o le ciaspe, e di sci da fondo.
Gli itinerari si snodano sempre a partire dal Villaggio: di nuovo in su a destra verso la cima Scotoni, per raggiungere la forcella del Lago e di lì a Fanes; oppure, continuando in su fino a quella del Lagazuoi, per scendere in Ampezzo lungo la val Travenanzes, o a Pocol lungo i sentieri militari della grande guerra. Se invece di voltare a destra e si va diritti lungo il greto del torrente, si sale a Fanes per il Col Loccia, entrando in un acrocoro dove ogni monte diventa meta di escursioni sempre appagate da un paesaggio fantastico (appunto quello fiabesco del popolo dei Fanes): a cominciare dalla Varella, che dai suoi tremila metri li domina tutti, e che si raggiunge senza rischi fino al pendio sommitale lungo un canalone abbastanza largo da mantenere ai lati le slavine. Per i provetti offre un´ardita discesa sul versante opposto, sennò giù di nuovo per il canalone, mantenendosi alti sul pendio di cresta fino al passo di Limo. Di fronte si erge il “col Bechei” una pendenza ideale per la discesa ideale, con un panorama che sovrasta la conca di Ampezzo e spinge l’orizzonte dalle Pale di San Martino ai Tauri dell’ Austria, dalla Marmolada all´Ortles. Lo si scende guardando il grande manto nevoso che copre il Pic Fanes orlato dai monti che guardano la Val Badia e alle cui pendici si arriva stanchi ma sereni dopo una lunga salita senza rischi.
Per i meno alpinisti le pareti incombenti del Piz Armentarola e del Bandiarac si fanno ammirare dal circuito di fondo, mentre il risotto al mugo di Angelo ripaga tutti della fatica sportiva.
Bepi Di Marino
Guardando la palestra e procedendo prima a sinistra lungo il greto del torrente, e poi a destra verso il rifugio Scotoni, si arriva all’omonima cima che si specchia nel piccolo lago Lagazuoi; mentre piegando a sinistra, dopo aver traversato il torrente e rasentato i Conturines, si arriva al Sas de la Crusc (Sasso della Croce). Sono montagne celeberrime nel mondo della arrampicata perché tre generazioni di alpinisti si sono avvicendate a tracciare vie di estrema difficoltà (Livanos, Cozzolino, Messner, Huber...).
Ora è inverno. Il villaggio che offre anche piccoli appartamenti per quelli che non vogliono stare in tenda a tutti i costi, diventa il punto di partenza per gite con le pelli o le ciaspe, e di sci da fondo.
Gli itinerari si snodano sempre a partire dal Villaggio: di nuovo in su a destra verso la cima Scotoni, per raggiungere la forcella del Lago e di lì a Fanes; oppure, continuando in su fino a quella del Lagazuoi, per scendere in Ampezzo lungo la val Travenanzes, o a Pocol lungo i sentieri militari della grande guerra. Se invece di voltare a destra e si va diritti lungo il greto del torrente, si sale a Fanes per il Col Loccia, entrando in un acrocoro dove ogni monte diventa meta di escursioni sempre appagate da un paesaggio fantastico (appunto quello fiabesco del popolo dei Fanes): a cominciare dalla Varella, che dai suoi tremila metri li domina tutti, e che si raggiunge senza rischi fino al pendio sommitale lungo un canalone abbastanza largo da mantenere ai lati le slavine. Per i provetti offre un´ardita discesa sul versante opposto, sennò giù di nuovo per il canalone, mantenendosi alti sul pendio di cresta fino al passo di Limo. Di fronte si erge il “col Bechei” una pendenza ideale per la discesa ideale, con un panorama che sovrasta la conca di Ampezzo e spinge l’orizzonte dalle Pale di San Martino ai Tauri dell’ Austria, dalla Marmolada all´Ortles. Lo si scende guardando il grande manto nevoso che copre il Pic Fanes orlato dai monti che guardano la Val Badia e alle cui pendici si arriva stanchi ma sereni dopo una lunga salita senza rischi.
Per i meno alpinisti le pareti incombenti del Piz Armentarola e del Bandiarac si fanno ammirare dal circuito di fondo, mentre il risotto al mugo di Angelo ripaga tutti della fatica sportiva.
Bepi Di Marino
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