Una ripetizione della Cassin - Ratti alla Cima Ovest di Lavaredo. Di Carlo Cosi
Provate a chiudere gli occhi ed immaginarvi in una giornata nebbiosa dell’agosto del 1935. In questo immaginario poi, pensatevi appesi ad un chiodo di dubbia tenuta appena piantato da voi, una corda di canapa arrotolata attorno alla vita, la parete nord della Ovest di Lavaredo e due giovani tedeschi alle calcagna. Sopra di voi degli strapiombi gialli apparentemente inaccessibili (quelli che nel 1959 vennero superati diventando lo Spigolo Scoiattoli), alla vostra sinistra un esile cengia gialla con roccia marcia a 350 metri dal suolo sotto la quale ci sono degli strapiombi impressionanti. Riuscite ad immaginarvi la? Se sì, allora vi state immaginando proprio come si è trovato Riccardo Cassin assicurato da Vittorio Ratti nel 1935.
Voi cosa avreste fatto? Avreste cominciato a traversare verso sinistra su quella esile cengia? E avreste poi continuato, sempre traversando a sinistra, se la esile cengia si fosse trasformata in una fessura orizzontale strapiombate con piedi precari? E avreste ancora continuato verso sinistra se non ci fossero state garanzie di una via d’uscita? E ancora, avreste continuato sapendo che molto probabilmente una ritirata sarebbe stata impossibile? Già, perché una ritirata da dopo il traverso è una cosa da folli oggi, figurarsi appunto nel '35.
Ecco, io ho provato proprio ad immaginarmi così, quando in sosta con Sara dopo il tiro di 7a e appena prima dell’infinito traverso le chiedo se è convinta e sicura di proseguire. Sono più teso di lei ma da buona guida faccio finta di non esserlo. Sì, anche le guide hanno paura ma sono molto più brave degli altri a far finta di non averla.
Sotto sotto spero che Sara mi dica che ne ha abbastanza del vuoto cosmico che c’è sotto di noi e che vuole scendere, ma d’altra parte sono veramente curioso di mettere mano su un pezzo di storia come questo del 1935. E poi caspita, è passato Cassin più di 80 anni fa, vuoi vedere che mi faccio problemi a passare io adesso?
I dubbi fortunatamente svaniscono in un secondo, e in più Sara mi dice convinta che è pronta ad affrontare il famigerato traverso. Si continua! Il cuore mi batte forte per la tensione ma per fortuna la scalata è più facile di quel che sembra (leggi bella tosta ma non così impossibile) e nonostante la roccia marcia e qualche cordone "imbarazzante" riesco a trattenere le emozioni e a correre in sosta dopo più di 50 metri di traverso in orizzontale. Il vuoto sotto le chiappe è impressionante, una delle vie più esposte che abbia mai fatto (e ne ho fatte di vie).
Sicuramente la via in cui ho patito di più il vuoto… Si, perché se sei in super strapiombo ma stai salendo in verticale, una caduta diventa quasi piacevole e divertente… Sei "tranquillo" sapendo che nel vuoto non ti farai mai del male andando a sbattere da qualche parte… scali "sereno"… Ma in traverso!? In traverso è tutta un’altra cosa…
Cassin e Ratti nel 1935? Due visionari… Due folli che hanno scritto un immenso pezzo di storia dell’alpinismo. Non si può definire la via più bella del mondo (arrampicatoriamente parlando, a meno che non piaccia l’arrampicata in traverso)… Ma sicuramente la Cassin Ratti alla Ovest di Lavaredo è uno dei capolavori alpinistici delle Dolomiti, e proprio per questo ne è diventata una “classica” che merita assolutamente una ripetizione.
Sangue freddo e tranquillità (sul vuoto, sulla roccia non proprio sana e su protezioni di dubbia tenuta) sono obbligatori. Dopo il traverso c’è ancora un tiro duro da non sottovalutare (VI+). da li in poi le difficoltà calano (leggi restano sul V grado continuo) fino in cengia. Complimenti a Sara per aver vinto le sue paure con i traversi ;-)
Buon divertimento!!
di Carlo Cosi, guida alpina
www.carlocosi.com, IG Carlo Cosi, FB Carlo Cosi
SCHEDA: Cassin - Ratti alla Cima Ovest di Lavaredo, Dolomiti