Riccardo Quaranta sul Monte Croce Matese apre la via di misto Brave New World
È la lunga storia di un sogno che finalmente si è realizzato. Fin qui niente di nuovo per tutti quelli, come me, che ancora si entusiasmano a tracciare linee mentali su pareti di roccia e ghiaccio. Forse il "viaggio" in questo caso è stato ancora più affascinante di quello che avevo semplicemente immaginato. Non è stato un viaggio facile, per tanti motivi e a dire il vero non sono mancati momenti di sconforto, momenti in cui mi sono sentito piccolo ed inconcludente nei confronti del mio sogno. Giornate in cui sembrava remasse tutto contro.
La storia di questa linea inizia con la storia di un’altra via, Learning to fly. Era il gennaio del 2014 e con Michele aprimmo tre tiri di “Learning”, dal basso. Questi presentavano difficoltà costantemente crescenti (non che avessi dubbi), ma alla roccia molto strapiombante nel terzo tiro si univa anche una carenza di appigli.. tutto diventava aleatorio.
L’idea di vincere, con difficoltà umane, la parete che sovrasta la Grotta delle Ciaole subì dunque un brusco arresto. Tuttavia non mi ero mai rassegnato: ogni volta che passavo da quelle parti, come un bambino col naso spiaccicato contro la vetrina del negozio di giocattoli, mi fermavo a cercare un’idea, una soluzione che mi portasse fuori da tanto vuoto strapiombante per attaccare la parte più "umana" di parete.
La lampadina si accese quando aprii la mente ad una linea che non fosse una goccia d’acqua, bensì qualcosa che cercasse il meno difficile in quel mare di vuoto. Dalla S2 di Learning parte una stretta cengia verso dx che conduce ad un netto diedro al centro della parete. Quella poteva essere la chiave di tutto, quantomeno di accesso al diedro. Affiancato da Laura aprii quello che ho poi ribattezzato il tiro del "traverso inverso" ed anche la prima parte del "liscio diedro". Tutto questo senza farci mancare giornate buttate al vento, come quella in cui dopo aver risalito i primi tiri, la parete inizio’ a colare acqua ovunque, costringendoci ad una mesta ritirata. O quella in cui la corda fissa lasciata era diventata un fuso di ghiaccio di 10 cm di diametro. Insomma mai una gioia, sembrava. Il pensiero era sempre li, tanto che il "Liscio diedro" lo terminai in solitaria ed anche i tiri successivi, tra l’altro questi ultimi anche in libera.
Mancava la ciliegina sulla torta, la prima ripetizione; ma volevo che fosse una ripetizione speciale, che desse risalto alla cima a cui la parete appartiene: Monte Croce (o Cima Croce). Vetta questa molto poco frequentata ma che, proprio per questo, ha un fascino particolare. La prima ripetizione è stato un viaggio nel viaggio, una giornata dalle emozioni fortissime per me, sensazioni difficili da trascrivere. Tanto lavoro e dedizione hanno trovato realizzazione in una giornata serena, di sole in cui la montagna ci ha fatto dimenticare il tanto freddo patito in parete (per me) e sulle soste (per i miei compagni) durante le tante giornate di apertura.
Spuntando sulla vetta abbiamo trovato ad accoglierci un nuovo mondo bellissimo; alle spalle avevamo lasciato un segno che credo possa rappresentare una nuova concezione di scalata per il nostro territorio. Un punto di inizio, affatto un punto di fine.
Grazie a Laura D’Alessandro e a Michele Di Chiro per avermi assecondato ed affiancato in questo splendido sogno realizzato.
Grazie a Climbing Technology, Garmont e Campo Base Outdoor Roma per il continuo supporto.
di Riccardo Quaranta, Guida Alpina
Link: www.riccardoclimbing.com
SCHEDA: Brave New World, Monte Croce Matese