Pizzo di Petto parete nord, nuova via di misto nelle Alpi Orobie
Manca poco al gong di fine anno, tra chi vuole ricordare le esperienze passate e chi semplicemente ne vuole vivere altre. È il 30 dicembre ed Ennio Spiranelli, in arte Grande Grimpe, ha proposto a me e Yuri Parimbelli di salire verso la nord del Pizzo di Petto.
Negli anni passati Ennio e Yuri hanno già aperto delle vie su quella parete, per me sarà la prima volta, e anche per questo mi affascina vedere un posto nuovo. Conoscendoli so per certo che la via sarà ingaggiosa per vari motivi, uno su tutti, la loro voglia matta di ravanare.
La sera si preparano gli zaini e la mattina via verso Teveno, paesino della val di Scalve. Da qui, frontalino acceso, saliamo verso la parete per una strada ponderale, ora innevata e ghiacciata. Si cammina per un oretta, fino fuori al bosco, dove riusciamo a godere delle prime luci dell’ alba. Con me ho una GoPro, oggi faremo anche belle foto e video, peccato che l’unica foto che faccio è proprio quella dell’alba, la tecnologia non fa per me, è scarica… poco importa, saprò goder di più degli attimi che la giornata mi riserverà, in fondo le emozioni non puoi catturare.
Non è la prima alba che vedo, anzi, eppure sa stupirmi ogni volta che ho la fortuna di osservarla. La neve al suolo si illumina, sullo sfondo che schiarisce sempre più, si intravedono da sinistra verso destra, il Recastello, Tre confini, Campioncino, Bagozza, Pizzo Camino, le Quattro Matte, la Presolana, giusto per dirne alcune, mentre alle nostre spalle s’innalza la nord del Pizzo di Petto.
Per me la giornata è già ripagata e il solo pensiero che il bello debba ancora venire mi manda in ecstasy, hiiihaaaaa…cosa c’é di più bello che sentire quell’ energia del sorgere del sole?
Ora osserviamo la linea cercando di capire come passare in mezzo, si vede che è abbastanza ostico, e speriamo che la neve sia trasformata o che ci sia un po' di ghiaccio. Lasciamo alla base ciò che non serve e piano piano risaliamo il canale fino alla sua base, dove Ennio partirà per il primo tiro. Non fa affatto freddo, le temperature sono appena sotto lo zero, però per godermi al meglio la giornata mi son portato un piumino cosi confortevole da rischiare l’abbiocco, non male.
Ennio scala i primi due tiri, molto belli e non affatto banali, per tratti di neve inconsistente e protezioni non vicine. Si sa su questi terreni l’ultima cosa a cui pensare è di cadere. Con noi abbiamo un attrezzo essenziale, il martello e dei chiodi di vario genere, utili per le soste e protezioni di progressione.
Credo che il buon Ennio abbia studiato bene chi mandare in avanscoperta. Non a caso i prossimi due tiri risulteranno essere i più complicati sia tecnicamente che per la presenza di neve inconsistente. Direi che l’esperienza, per non dire "vecchiaia" ci ha visto lungo, grande Ennio, mi hai evitato questo ingaggio e hai mandato avanti il più bravo. Yuri ha risolto il terzo e quarto tiro con friends e un paio di chiodi, la parte più complicata è superata. Ora non abbiamo idea precisa di quanti tiri mancano, quello che capisco è che sicuro in vari punti sarà “Na ravanada..” Tocca a me, qua il terreno diventa più discontinuo e tra un saltino e l’altro, sbuchiamo sulla cornice finale. Sembra di essere da tutt’altra parte, eppure sono Orobie.
Saliamo 9 tiri, ma ora dobbiamo anche scendere, optiamo per via doppie, tutte in linea sulla via, eccetto la terzultima e tutte attrezzate a chiodi o dadi. All’imbrunire siamo ai piedi del canale, giù ad aspettarci c’é Claudio, amico di Colere che ci ospita a casa per un ottima cena e un buon calice.
In Orobie, le montagne di casa o come va di moda, a km 0, c’è da divertirsi aaaaaa bbbbbomba.. Ad oggi sappiamo che la via è già stata ripetuta, reputandola bella ed ingaggiosa, riconsiderando il grado ad M7+.
Grazie ancora Ennio, Yuri e grazie per sempre infinite magiche montagne, sapete stupirmi sempre.
Gabriele Carrara
SCHEDA: Chiappe strette Petto in fuori, Pizzo di Petto, Alpi Orobie