Piolets d’Or 2020: Chamlang, Tengi Ragi Tau, Link Sar e Rakaposhi le salite vincitrici
È da poco ufficiale la lista delle quattro salita a cui verrà assegnato il Piolet d’Or, prestigioso premio alpinistico che per il terzo anno consecutivo sarà celebrato in Polonia durante il Ladek Mountain Festival dall' 11 al 22 settembre 2020. Dalla lista preliminare di oltre 50 salite la giuria ha scelto 4 salite che sono “significative come "ambasciatrici" di un alpinismo moderno, in stile alpino.” Pubblichiamo di seguito l’elenco tratto dal comunicato stampa della 28a edizione del premio internazionale di alpinismo che consegnerà a Catherine Destivelle il premio alla carriera, assegnato in passato a Walter Bonatti, Reinhold Messner, Doug Scott, Robert Paragot, Kurt Diemberger, John Roskelley, Chris Bonington, Wojciech Kurtyka, Jeff Lowe, Andrej Štremfelj e Krzysztof Wielicki.
Chamlang (7,321m) - Marek Holeček e Zdeněk Hák
Parete NO, UFO Line, 2,000m, WI5 M6, e traverso della montagna 17 - 23 maggio dal campo base
Da quando l'ha vista per la prima volta nel 2001, Marek Holeček ha sognato di salire la grande parete nord-ovest del Chamlang nel Mahalangur Himal in Nepal. Altri avevano condiviso lo stesso sogno, e dopo più di una mezza dozzina di tentativi la parete era diventata tra le più ambite del paese. Quando Holeček e Zdeněk Hák sono arrivati nella primavera del 2019 era ovvio che la parete aveva poca neve e molto ghiaccio. Aggirare i pericoli oggettivi nella parte inferiore si è rivelata una delle chiavi del successo.
Da un bivacco posto sotto la parete, a 5.300 m sul ghiacciaio, i due cechi sono saliti più o meno dritti fino in vetta. Il quarto giorno hanno raggiunto la cresta est e hanno bivaccato 80 metri sotto la cima. Il 21 maggio hanno raggiunto e attraversato la cima e hanno trascorso il resto della giornata cercando di individuare la via di discesa lungo la via originale, la via sulla cresta sud. Ciò si è rivelato più difficile del previsto. Altri due bivacchi - senza provviste - e difficile disarrampicata e discese in corda doppia in condizioni di scarsa visibilità sono stati necessari per ritornare a valle.
La via è stata chiamata UFO Line in omaggio a Reinhold Messner e Doug Scott che nel 1981, con gli sherpa Ang Dorje e Pasang, furono i primi a scalare il versante nord del massiccio del Chamlang e raggiungere una delle vette centrali. Lì sono rimasti perplessi osservando un oggetto simile ad una scatola che aleggiava sopra di loro, splendendo magnificamente nel sole di mezzogiorno.
Tengi Ragi Tau (6938m) Alan Rousseau e Tino Villanueva
Parete ovest, Release The Kraken, 1,600m, AI5 M5+, 13-17 ottobre
Nel 2012, durante la loro prima spedizione in Himalaya, Alan Rousseau e Tino Villanueva hanno effettuato la prima salita del Langmoche Ri sulla cresta nord del Tengi Ragi Tau nel Rolwaling Himal in Nepal. Camminando sotto la parete ovest del Tengi Ragi Tau sono rimasti abbagliati dalla grandezza della montagna e dalla colate di ghiaccio sottile che scorrono lungo il bellissimo granito. I due sono tornati nel 2014 per tentare una linea diretta, salendo fino a circa 6.500 metri in condizioni non proprio ideali prima di ritirarsi. Cinque anni più tardi, la parete attirava l'attenzione di diverse forti cordate.
Dopo aver attraversato il passo Tashi Laptsa e bivaccato sul ghiacciaio Drolambo, i due statunitensi hanno salito i primi tiri di dry-tooling per accedere alla parete innevata, poi con tre bivacchi hanno raggiunto la vetta. È stata effettuata una difficile discesa in doppia lungo la linea di salita. Con difficili tiri chiave nella parte alta della via, seguiti da neve ripida impossible da proteggere, questa tecnica ed elegante linea su una delle pareti inviolate più importanti del Rolwaling è stata la giusta ricompensa per la perseveranza delle due esperte guide alpine. La loro salita è stata soltanto la seconda di questa difficile montagna e la prima in stile alpino.
Link Sar (7041m) - Mark Richey, Steve Swenson, Chris Wright, Graham Zimmerman
Prima salita lungo la parete SE, 2,300m, AI4 M6+ 90°, 31 luglio - 8 agosto, 8 giorni dal campo base avanzato a 4700m
Un altro problema molto ambito, questa volta nel Karakorum nel Pakistan orientale, il Link Sar era stato tentato almeno otto volte prima del 2019. Ma le difficoltà non sono legate soltanto al salire in vetta: il conflitto indo-pakistano ha spesso fatto sì che fosse impossible ottenere i permessi per scalare in questa regione.
Steve Swenson ha tentato il Link Sar per la prima volta nel 2001 con un forte team statunitense, e poi di nuovo, dopo una serie di tentativi di autorizzazione falliti, nel 2017 con Chris Wright e Graham Zimmerman. Avendo scoperto una possibile linea di salita, i tre hanno deciso di rafforzare il team nel 2019 con l'aggiunta di Mark Richey. Sei giorni dopo essere partiti dal campo base avanzato hanno raggiunto la vetta. Durante quel tempo hanno affrontato una tempesta di oltre 36 ore e il giorno della cima si sono ripresi da una caduta di 35 metri del capocordata a causa di una valanga, e hanno superato un tiro finale su neve profonda, ripida, instabile alla quale era impossibile dare un grado. Sono poi stati necessari poco più di due giorni per scendere seguendo la via di salita. Questi alpinisti sono riusciti perché hanno perseverato, hanno usato tutta la loro esperienza - 126 anni se messi tutti insieme - e hanno capito il significato e il valore della cordata.
Rakaposhi - Kazuya Hiraide e Kenro Nakajima
Parete sud e cresta SE, 4,000m da campo base 27 giugno - 3 luglio da campo base
La regione Hunza nel Karakorum pakistano contiene una serie di montagne impressionanti che solo per poche centinaia di metri non raggiungono gli 8.000 metri di quota. Una delle più notevole è il Rakaposhi, salito per la prima volta lungo la cresta sud-ovest nel 1958. Mentre il versante sud della montagna - che porta alla grande cresta sud-est - era stata adocchiata in passato, era comunque rimasta illibata, gli alpinisti non erano riusciti a trovare una via fattibile. Una salita da questo versante meno visibile della montagna rappresentava un’impresa altamente esplorativa.
Dal campo base a 3660 metri posto alla fine del ghiacciaio, e con un tempo generalmente instabile, Kazuya Hiraide e Kenro Nakajima hanno scalato la parete sud fino a 6100 metri, per acclimatarsi e per trovare conferme che la linea scelta sarebbe stata quella giusta. Al secondo tentativo hanno impiegato tre giorni per salire faticosamente, spesso su soffice neve profonda, per raggiungere un bivacco a 6800 metri sulla cresta sud-est, dove sono stati costretti ad aspettare due giorni la fine del maltempo. Dopo sono saliti in vetta e sono tornati al campo in un unico, lungo giorno, mentre il giorno successivo sono scesi lungo la via di salita fino a rientrare al campo base.
Anche se la via non presenta le stesse elevate difficoltà tecniche delle tre altre salite premiate, l’enorme lunghezza, l'impegno e lo stile della determinata salita di Hiraide e di Nakajima su una montagna raramente salita la rende meritevole quanto le altre salite per un Piolet d'Or 2020.
INFO: pioletsdor.net