Perde la vita Denis Trento, vero pilastro dello scialpinismo mondiale
Sembrava assolutamente invincibile. Per anni in gara, poi in montagna. Non c'era salita troppo faticosa, discesa troppo tecnica, avversario troppo veloce. Eppure, purtroppo, non è così. Questa mattina, sulla Testa del Paramont, ha perso la vita Denis Trento, 41enne guida alpina, alpinista, punto di riferimento assoluto per lo scialpinismo. Non solo quello italiano.
Atleta del Centro sportivo esercito di Courmayeur, nel primo decennio del duemila Denis ha letteralmente dominato le gare di scialpinismo, vincendo i Campionati Mondiali a Staffetta nel 2008 e nel 2011, e quelli a Squadra nel 2011, alle quali si aggiungo due vittorie nei Campionati europei di sci alpinismo, nel 2007 a Staffetta e nel 2009 a Squadre.
Ma il fortissimo cuore di Denis batteva soprattutto per l'alta montagna, ed è naturale quindi che proprio nelle Grandi Classiche abbia trovato il suo terreno d'eccellenza. Spiccano vittorie nel Trofeo Mezzalama nel 2009 insieme a Manfred Reichegger e Matteo Eydallin, il Tour di Rutor nel 2009 e 2011 sempre con Matteo Eydallin, l'Adamello Ski Raid nel 2008 insieme a Martin Riz e Alain Seletto e la Pierra Menta nel 2009 insieme a Matteo Eydallin ed, incredibilmente, ex-aequo a Denis Bruno e Manfred Reichegger. Sarebbe riduttivo elencare tutti gli altri eccellenti piazzamenti, basti sapere che per anni Denis è stato un pilastro irremovibile del movimento agonistico italiano.
Dopo l'addio alle gare, Denis non ha perso di vista la montagna. In particolare le cime della Valle d'Aosta. Era il primo a mettersi gli sci ad inizio stagione e l'ultimo a togliersele mesi e mesi più tardi. Per lui sembrava che non ci fosse fine stagione, e così sono nate nuove sfide, sempre ad una velocità difficile da comprendere: la Cresta di Rochefort più traversata delle Jorasses nel 2016, il concatenamento della Bonatti e Aigle sul Petit Mont Blanc nel 2018, la Cresta dell'Innominata e il Monte Rosa express in cordata con Robert Antonioli qualche mese più tardi, il Pilone Centrale del Frêney One Push insieme a Filip Babicz nel 2020. E poi, discese di rilievo come il Couloir Sud Est del Grand Capucin insieme a Davide Capozzi e il Couloir del Quid Pluris sul Mont Brouillard nel 2021. Tutto questo, mentre copriva il ruolo di tecnico della federazione italiana di scialpinismo, guidando e spronando soprattutto le nuove leve.
Denis era una di quelle persone che emanavano sicurezza e, anche se avrebbe potuto esserlo, non era per nulla pieno di sé. Anzi, era sin troppo umile. La prima volta da noi in redazione si era presentato dicendo "Mi chiamo Denis Trento, sono una guida alpina e sono stato un atleta di sci alpinismo di buon livello." Altro che buon livello, abbiamo risposto. Mentre dopo la salita in velocità della Cresta dell'Innominata aveva specificato che, nel caso lo ritenessimo sufficientemente interessante, avrebbe potuto scriverci qualcosa "ponendo proprio l’accento sul come gestire la sicurezza in cordata." Insomma, Denis era una guida alpina nata per istruire e condividere con tutti la sua immensa conoscenza della montagna.
Denis amava fare le gite con i compagni di cordata affiatati, nella stessa misura in cui amava partire direttamente da casa sua e salire da solo. Spesso infatti era in giro in solitaria, poi però era solito condividere tutto sui social, con la sua caratteristica verve, divertente ma tagliente, esaustiva ma senza fronzoli. Da oggi tutto questo non c'è più. Lascia una moglie e tre figli, ed un vuoto che, almeno adesso, sembra assolutamente invincibile.