Denis Trento e le discese in zona Jorasses del Monte Bianco
Un mese abbondante di anticiclone è senza dubbio l’incubo peggiore per gli amanti dello sci fuoripista di qualità. Ma una volta accettato il fatto che bisogna dimenticarsi dell’adorata polvere, lo stato di necessità e la cementificazione generale del manto nevoso possono spingere, a seconda dei casi, a smettere di sciare o a visitare luoghi normalmente poco frequentati in pieno inverno.
In realtà in questo gennaio atipico, ho avuto modo di sperimentare entrambe le fasi: ad inizio mese ho provato a temporeggiare un po’ rispolverando un amore sopito per il misto, ma in seguito, visto che la situazione non accennava a cambiare, ho dovuto giocoforza rimotivarmi con le esplorazioni per tornare sugli sci.
Per quel che mi riguarda, geograficamente la disperazione sciistica fa rima con un solo luogo: la Val Ferret. La spiegazione di questo fatto è duplice: spesso quando le mie gite abituali di sci alpinismo fanno pietà, mi ritrovo a fare fondo qui, tenendo costantemente lo sguardo rivolto verso l’alto; secondo, ma non meno importante, i ripidi e giganteschi pendii che la circondano sono percorribili solo con pericolo valanghe prossimo allo zero.
E così ancora una volta mi sono ritrovato a passare nei pressi del Boccalatte con le pelli ai piedi e come già successo altre volte, quello che doveva essere semplicemente un giro di ricognizione, si è trasformato in una gran bella discesa.
Nella fattispecie ad esercitare un certo magnetismo nei miei confronti è stato il grosso canale che un tempo era percorso dalle guide alpine per salire all’Aiguille de Rochefort. Io seguendo la logica dello sci l’ho percorso fino a sbucare ad un colletto a poca distanza dalla cima delle Aiguille Rouges de Rochefort. La discesa, a parte un primo breve tratto ripido ed esposto, non presentava difficoltà particolari, ma trovare dopo quasi 30 giorni di bel tempo un pendio sopra i 45 gradi con 30/40 cm di polvere valeva ampiamente la prima scammellata di quasi 2000m.
Aiguille de Rochefort Canale est, partendo da un colletto a 3450m non lontano dalla cima del Mont de Rochefort
Anche se sembra strano a dirsi, dopo aver già sciato più volte dalla cima delle Grandes Jorasses, la zona che sovrasta Plampncieux iniziava ad avere un ché di troppo famigliare. E visto che la pressione non accennava a diminuire, era tempo di andare oltre. E dove se non sull’altro versante delle Jorasses?
Nonostante l’accesso a questo settore sia in questo periodo ben difeso da 5 km di piste di fondo e da oltre 1200m di dislivello, il calarsi in una realtà completamente sconosciuta a livello invernale, è stato come per un bambino entrare in un negozio di giocattoli. Navigando a vista nel senso letterale del termine, la curiosità mi ha spinto fino a dietro le Petites Jorasses e poi ancora in alto seguendo il miraggio di un pendio sospeso incassato in una goulotte che moriva a pochi metri dalla cima. A riportarmi sulla terra sono state diverse decine di metri di disarrampicata spinta, dato che il miraggio di un po’ di neve sciabile si è confermato tale.
Anche se ho provato a fare finta di sciare nella parte alta, la disarrampicata negli ultimi 100m è stata veramente tanta per potermi attribuire la discesa in sci di quel ripidissimo canale. Gli oltre 2000m che però ho sciato, e per buona parte su ottima neve, hanno contribuito ampiamente a consolarmi per questa prima NON discesa dal canale ovest delle Petites Jorasses.
Petite Jorasses Canale Ovest - ultimi 100m disarrampicata su difficoltà di II di ghiaccio e M2/3 60/70m
A questo punto, come è ovvio che sia, anche il più potente degli anticicloni deve iniziare a perdere qualche colpo. La prima piccola precipitazione sembrava essere stata poca cosa, ma i venti forti annunciati hanno costretto a rinviare a data da destinarsi i piani di battaglia messi a punto da Davide Capozzi e Alessandro Letey.
Improvvisamente solo e senza obiettivi nell’ultimo giorno di bel tempo, decido di farmi coraggio e fare un’altra puntatina in zona bivacco Gervasutti.
Tanto mi era volato l’avvicinamento la prima volta, quanto non passava granché la seconda. Almeno finché improvvisamente l’innevamento è passato da 1 a 20 cm abbondanti. Quegli inaspettati, anche se relativamente pochi, centimetri di neve nuova mi hanno fatto subito realizzare che il bel canale esposto a ovest, che avevo notato nella precedente visita, incredibilmente forse poteva essere sciabile. Nonostante quel couloir fosse la prima linea ad aver catturato il mio sguardo, il suo orientamento, unito alle condizioni necessarie per arrivarci sotto in sicurezza, ne avevano derubricato la discesa a quanto meno improbabile.
E invece il caso ha riunito tutte le condizioni necessarie: neve vecchia e sicura fino a 2500m di quota, 20cm di neve nuova da lì in poi, un po’ di veli ad impedire scaldate improvvise e in ultimo, uno sciatore abbastanza masochista da trovarsi lì mentre tutto questo si manifestava. Questa discesa era il giusto coronamento ad un periodo molto produttivo dal punto di vista sia alpinistico che sci alpinistico.
Come spesso mi accade, il mettere le pelli in zone nuove fa nascere altre idee, ma ne riparleremo dopo che la neve avrà cemetificato di nuovo, sempre che nel frattempo il vento non si sia mangiato anche quella che già c’era…
Denis Trento
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Aiguille de Lechaux - Canale Ovest dalla spalla