Per un pugno di Sciatt

Il racconto di Dario Bertoletti che insieme a Sara Capelli ha salito lo Spigolo nord del Badile, partendo e rientro a casa a Bergamo in bici.
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Sara Capelli risale lo Spigolo Nord del Badile
archivio Dario Bertoletti

"Ma l’acqua piovana…è distillata?" Una breve pausa riflessiva, una chiacchierata di qualche secondo, e il quesito è già dissolto, come tanti altri che senza logica si alternano facendo compagnia a me e Sara mentre risaliamo lentamente in Val Porcellizzo sotto il sole pieno di agosto. Gli zaini sono pieni, troppo pieni, e i 120km di pedalate da Bergamo si fanno sentire nelle gambe… e pensare che stamattina al risveglio siamo stati tentati di girarci nel comodo e fresco letto, ma tant’è. Le bici sono pronte, borse e zaini caricati, la finestre meteo è stretta ma c’è. No no, in piedi e partenza!

I primi chilometri in bici filano lisci, le gambe girano e anche i "3 km della morte" su strada ad alta velocità in uscita da Lecco non ci traumatizzano troppo ("grazie" alle esperienze stradali balcaniche di poche settimane prima). Qualche pausa qua e là e siamo già a quota 100 km, pronti per la parte finale, quella più dura, la risalita della val Masino fino ai Bagni. Cambiamo decisamente marcia e con tutta calma, tanta acqua e un buon rapporto morbido siamo alla fine della prima parte. Scesi dalle selle, spuntino rifocillante, meritato e propedeutico bagnetto + riposino nel torrente, zaini in spalla e via, per la seconda parte della giornata, la salita verso il Passo Porcellizzo, nella valle omonima.

Dopotutto, sulla carta il progetto è facile da descrivere: Spigolo nord del Pizzo Badile, partendo da casa in bici, in autonomia, svalicando dall’Italia…idea nata anni prima quando scendendo avevo visto la pensilina del bus…"Chissà se riesco a farla senza auto? Magari treno + bus!"

"La facciamo in tre giorni!" "In tre giorni puoi anche andare a ca..." per fortuna al mio entusiasmo strategico si contrappone la meno traumatica logica di Sara la quale, valutata la proposta, contribuisce e convince per una pianificazione meno estrema di quattro giorni. E Sara, di ragione, ne ha da vendere: sotto il peso di questi zaini (materiale da arrampicata, per dormire, viveri e acqua), il temuto Effetto Gianetti ha raggiungo livelli alti per tutti e quattro i giorni… dicasi Effetto Gianetti la percezione che la meta sia prossima al raggiungimento quando invece manca ancora un bel po’.

La valle come sempre è bellissima, ampia, selvaggia. Finalmente raggiungiamo il rifugio Gianetti, dove ci concediamo la sacrosanta birra di rinforzo, rapido aggiornamento sulle condizioni meteo e via verso il nostro "alloggio", un bivacco tra i sassi poco prima del passo. La notte è limpida, calda, e noi ne siamo immersi, circondati dagli spazi e dei suoni della montagna; le stelle sono così nitide che anche senza occhiali si riconoscono, e conciliano il sonno. L’indomani, ci aspetta la Svizzera.

Il giorno due prevede l’arrivo all’attacco dello spigolo passando da Passo Porcellizzo, Passo Trubinasca e rifugio Sasc Furà: teoricamente, una tappa facile… poveri sciocchi! A salire al primo passo speravamo di trovare tracce battute ma nulla, quindi ramponcini ai piedi e via. C’è molta neve, comunque mai dura, quindi si tratta solo di faticare! Dalla forcellina vi vedono le nostre prossime due tappe, il bivacco Pedroni e il Passo Trubinasca. Con tanti riposini tattici finalmente raggiungiamo il confine. "Eccolo laggiù, il Sasc Furà! La birra!" Maledetto Effetto Gianetti, sembra qua dietro ma è ancora luuunga. L’illusione spaziale non dura comunque molto perché a poco a poco la nostra attenzione viene catturata dal lento ma imponente apparire della nostra meta primaria… il Pizzo Badile ci appare timidamente, ma poi emerge la sua incontrastata e assoluta dominanza su tutta la vallata, con quelle linee perfette e pulite che sembrano disegnate. Ci fermiamo spesso ad ammirarlo, ogni volta con lo stesso entusiasmo, e così il rifugio si fa anche più vicino.

Arrivati al rifugio, birra e pausa obbligata prima della risalita alla base della parete. "Quante cordate ci sono domani sullo spigolo?" "NESSUNA" "…" Più che felici, siamo quasi preoccupati: siamo nella settimana di Ferragosto, su una delle pareti più frequentate… La cosa puzza, sapevamo già che il meteo sarebbe andato peggiorando, per cui controlliamo immediatamente lo stato generale delle previsioni: a parte un sito internet (che prevede anche pioggia la sera stessa), tutti gli altri sono fiduciosi e rassicuranti, almeno fino alle ore 15. Ci sono gli estremi per partire, dovremo correre un po’, ma è assolutamente alla portata! Una bella fetta di torta ci dà la giusta carica e via! Verso l’attacco della via, ove bivaccheremo!

La linea perfetta dello spigolo ci accompagna per tutta la salita, sembra quasi lui dall’alto a guardare noi. Nonostante le gambe reclamino riposo, la fatica con l’avvicinarsi sembra quasi diminuire, lo spirito arrampicatorio sente che ci siamo e ci spinge sempre più su! I nevai all’attacco quest’anno sono ancora belli pieni e si riversano sulle ultime placche di avvicinamento, accarezzandole con fievoli colate d’acqua. Le risaliamo assaporando i primi movimenti su roccia, finalmente!

All’attacco ci aspetta un bivacco Cinque stelle, in prima fila con vista Pizzo Cengalo e Pizzo Badile! Siamo soli con la Montagna. Prepariamo la cena: questa sera, pasta ai porcini (rito ripetuto piacevolmente tutte le sere con pietanze simili, grazie sig. Caprotti). Sotto questo mare di granito ci concediamo anche un tè serale extra e via nei sacchi a pelo. Non c’è nessun segno di pioggia e ciò allieta i nostri pensieri e sonni, interrotti solo dall’irrequieto Cengalo che non vuole proprio saperne di stare fermo (che soffra della popolarità del vicino Badile?).

Ci svegliamo che è ancora buio, non abbiamo tempo da perdere e nel silenzio prepariamo molto rapidamente colazione e zaini, che finalmente pesano un bel po’ meno. Siamo soli, incredibilmente soli...salutiamo il bivacco e partiamo sulla via! Mentre risaliamo i primi tiri slegati, in lontananza giù nel primo nevaio intravediamo due luci avvicinarsi rapidamente… un’altra cordata! Siamo felici, forse non siamo gli unici ad aver valutato che oggi non pioverà tanto presto! O forse, solo due pazzi! Non ci distraiamo se non per quegli attimi, poi nuovamente iper concentrati sulla risalita tiro dopo tiro, se riusciamo anche concatenandoli o unendoli a pezzi di conserva. Non ci soffermiamo nemmeno a contarli, la nostra relazione è indicativa, le informazioni generiche, e i concatenamenti confondono comunque il conteggio. In ogni caso la via e la linea sono logiche, ingraniamo e prendiamo un buon ritmo e nel frattempo ci raggiungono Alfred e Rudy, due simpatici altoatesini con cui fraternizziamo e chiacchiereremo fino in vetta; ad una certa gli proponiamo anche di superarci, sono sicuramente più freschi e leggeri di noi, ma preferiscono godere dei benefici di una cordata davanti che spiana la strada.

Spunta il sole, ci rendiamo conto che siamo già in alto e che il meteo è ancora molto calmo. Allentiamo la morsa e possiamo godere di qualche sensazione in più: il panorama attorno, la vista dello spigolo già percorso, il nostro bivacco oramai diventato un puntino, la bellezza e la solidità del granito che stiamo risalendo, ottimo lungo tutti i 1000m di via. Siamo a 3000m di quota, in maglietta, quasi soli sul Badile, prossimi alla vetta…cosa volere di più? Vetta e zero pioggia, il top! Raggiungiamo la piramide sommitale che giusto le prime nebbie risalgono da sud. I nostri compagni di salita approfittano della finestra ancora buona e optano per scendere subito; io e Sara li salutiamo: noi resteremo qua nel bivacco Radaelli, posto poco distante dalla vetta.

Quando ci appare dopo pochi minuti, in tutta la sua compressa essenziale lucente architettura, molliamo del tutto la testa: è fatta! Ci manca "solo" il rientro, ma questa volta con discesa… tanta discesa! Sono solo le 14 ma non vediamo l’ora di cenare. Uno spuntino subito, un pisolino qua, una passeggiatina là, e finalmente arriva un orario decente per abbuffarsi con il piatto del giorno. Il menù prevede: pasta ai funghi! Sempre e solo lei! E la pioggia? Già, la pioggia, dove è finita? Doveva arrivare alle 15, invece si palesa alle 20 e non ci molla per tutta notte, che temporale! Ma a noi poco importa, il bivacco è casa e i ticchettii e i tuoni diventano un concerto che accompagna il sonno.

Verso le 3 smette, da lì in poi solo silenzio che fa ben sperare per la discesa. "Com’è fuori?" "Asciutto! Nuvoloni ancora carichi attorno, ma è tutto in quiete!". Con il venticello leggero ma freddo, imbacuccati per bene alle 6 iniziamo le calate. Tutto fila liscio, i pensieri vanno già alla successiva colazione che ci aspetta al rifugio. In pochissimo siamo già sul nevaio e come disse Cristoforo Colombo: Terra! Via le corde, via la giacca, e via al Gianetti! Caffè caldo e torta nel silenzio del rifugio ancora vuoto, zaini nuovamente in spalle, per l’ultima volta, e di nuovo si parte! La discesa si rivela un piacere, saranno le nuvole e il fresco, gli zaini più leggeri, la vista di chi sale e che ci ricorda noi tre giorni prima, sta di fatto che l’Effetto Gianetti a poco a poco si allenta, ci aspettano gli Sciatt e i Pizzoccheri ora! Quasi a dare continuità alla nostra gita, incontriamo due ragazzi che stanno salendo per fare il nostro stesso giro. Sprovvisti di ramponcini, gli diamo i nostri come in un passaggio di testimone. Il meteo non sembra dei migliori, speriamo gli vada tutto bene!

La raduna finisce, il bosco anche, il sole e le nuvole giocano tra loro. Bagni! Nel vero senso della parola: senza pensarci né dovercelo dire, io e Sara ci buttiamo nel torrente ancor più gelato dell’andata, rinfrescato dalle piogge notturne, una bella rinfrescata è perfetta prima di rimettersi in bici. Bici… mica era finita! Ci saranno ancora? Ci sono ancora! Cambio rapido di set, mentre le nuvole avanzano e si stanno per scatenare. E infatti giusto il tempo di salire in sella e inizia a piovere! Ma che ci frega? Mantella, velocità impostata su modalità Tartaruga e giù a godersi la discesa fino al ristorante! Finalmente Sciatt, Pizzoccheri, poi ancora Sciatt, birra, mentre fuori si scatena il temporale.

A fine pasto, insieme alla digestione, avanza anche la pigrizia. Viste le condizioni fuori, la tentazione di appoggiarci ad un più comodo rientro su rotaia prende piede con insistenza… il primo treno utile è comunque a Colico, quindi strada e pioggia per la prima parte ci toccano. Appena cala un po’ siamo in sella, ma mentre pedaliamo, forse "aiutati" dall’ebrezza della birra, ci scaldiamo e carichiamo! "A quel paese il treno! A todo gas Camilooo!" ed eccoci di nuovo sulla strada del ritorno: Colico, Dervio, Bellano, Mandello, Lecco. La stanchezza finale si fa sentire, le gambe cominciano a diventare di legno, ora è la testa che deve fare un ultimo sforzo. Uno ad uno eliminiamo gridandoli i paesi che ci separano da casa "E via Calolziocorte!", "E anche Caprino è andato!", "Dai che mancano solo tre paesi." In realtà ne mancavano sette.

Siamo allo 0%. Giusto a Sorisole Sara accenna una volata (si fa per dire, considerate le condizioni) e finalmente ecco Casa! Biciclette, gambe, testa, borracce? Tutte presenti all’appello, svuotate fino al midollo, ma piene di emozioni. E di pasta ai porcini.

di Dario Bertoletti

LE TAPPE
Giorno 1: Ponteranica - Bagni di Masino (bici, 120km, D+ 1600m, D- 800m), Bagni di Masino-bivacco sopra il rifugio Gianetti (escursionismo, 7km, D+ 1300m)
Giorno 2: bivacco sopra il rifugio Gianetti-attacco spigolo Nord, via Passo Porcellizzo e Trubinasca e rifugio Sasc Fura (escursionismo, 9km, D+ 1200m D- 1100m)
Giorno 3: Spigolo Nord (arrampicata, 1000m, V)
Giorno 4: Spigolo Nord - Bagni di Masino (calate + escursionismo, 9km, D- 2000m), Bagni di Masino-Ponteranica (bici, 120km, D+ 800m, D- 1600m)




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