Mescalito, la classica del Colodri di Arco raccontata da Renato Bernard
Pensare a Mescalito è come fare un tuffo nel passato. Che aria si respirava in quel periodo? Il vento della libera. Al corso guide discutevano se farci usare le scarpette e la magnesite, mentre noi scalavamo in libera su certe vie dove i nostri istruttori ci seguivano usando le staffe. Reinhold Messner scriveva il suo libro Settimo grado mentre il CAI non riconosceva il 7° grado e fermava la scala al 6° grado superiore. In Lavaredo però venivano ripetute in libera alcune vie di artificiale, e Heinz Mariacher scalava in libera i tetti della Costantino Apollonio in Tofana. A me era capitata in mano una foto di Separate Reality in Yosemite e non sapevo come girare l’immagine, sembrava semplicemente impossibile che qualcuno scalasse in orizzontale. Ad Arco i più forti scalavano in libera quasi tutte le vie del Colodri, in quel momento la Stenico e la fessura Gulliver erano delle pietre miliari. Si cominciava a concepire il concetto di volo protetto....
La Mescalito l’ho aperta con Renzo Vettori, al tempo d'Artagnan per il suo look. L’ho conosciuto al corso guide, lui più vecchio di almeno 10 anni, con tanta esperienza; mi disse che aveva iniziato una via sulla Rupe Secca del Colodri, il primo tiro, e mi chiese se ero interessato ad accompagnarlo in questa avventura. Allora esistevano solo la Stenico e la Teyszkyewicz, a destra e a sinistra, e al centro mancava ancora la linea risolutrice del problema. Accettai volentieri.
Mi ricordo le varie giornate in parete, un tiro al giorno… Non abbiamo fatto nessun uso di chiodi a espansione e neppure di cliff, questo era tassativo per Renzo. Giuliano Stenghel e Roberto Bassi si divertivano a venirci a guardare, percorrendo la Stenico a fianco e sbirciando curiosi. Da metà in su abbiamo preferito anche noi salire la Stenico e poi attraversare a sinistra per collegarsi con la via. E un giorno ci siamo ritrovati in cima. Renzo aveva fatto un grande lavoro di chiodatura, superando passaggi in libera molto duri che avevano richiesto molta pazienza e audacia. Complimenti al maestro.
Sinceramente non avrei mai immaginato di ripetere quella via allucinante, veramente molto aleatoria e pericolosa, e mai ho pensato che un giorno potesse diventare una classica del Sarca. Certo, qualche buonanima ha contribuito a renderla un po più plaisir, sono comparsi infatti degli spit e probabilmente anche qualche appiglio in più, per lo meno sullo strapiombo, ma ci sta! A me fa piacere che venga ripetuta e che la gente non si faccia male.
Qualche anno fa mio figlio ventenne, dopo averla ripetuta tornado a casa, mi disse: "bravo Rena, non sapevo che avevi tutto questo pelo sullo stomaco." Il che significa che la via non ha perso il suo charme e che le nuove generazioni riescono a riconoscere il valore aggiunto di certe vie, rispetto ad altre.
Di seguito con Aldo Leviti, dopo qualche viaggio a Sperlonga e in Francia, iniziammo a spittare dall'alto qualche muretto; nacque la falesia dei Nuovi Orizzonti e a San Paolo l'area di Supertilt. Ad onor di cronaca Bassi aveva iniziato a chiodare la Spiaggia delle Lucertole. Chi l'avrebbe immaginato cosa sarebbe diventata la Valle del Sarca un giorno?
Se penso a quel periodo, penso sia doveroso ricordare anche il vecchio Bepi, guardiano del Colodri, sempre ospitale e disponibile per una tazza di caffè e a volte anche a lasciarti dormire sotto la tettoia del suo garage. A lui è stata dedicata la via del Bepi al Colodri di Aldo Leviti e Ermanno Salvaterra. Ma questa è un’altra storia.
SCHEDA: Via Mescalito, Rupe Secca, Colodri, Arco