Madre Roccia in Marmolada, grande nuova via aperta da Iris Bielli, Matteo Della Bordella, Massimo Faletti e Maurizio Giordani
In parete ogni nuova linea, ogni via nuova, deriva da un’idea, da un’intuizione… Può essere rivoluzionaria oppure normale, ma sempre necessita di intuito, fantasia, dedizione per essere realizzata.
Questo tracciato inizia così, da un progetto futuristico nato alla fine degli anni 80 dall’entusiasmo di Stefano Righetti che coinvolge alcuni compagni per tentare una linea ardita sull’estrema destra del grande muro.
Tutto si interrompe dopo circa 100 metri dall’attacco, davanti a placche di roccia liscia giudicate insuperabili senza un largo uso di mezzi artificiali, ritenuto da noi inaccettabile. Passano gli anni e alcune altre vie si aggiungono alla prima, a Specchio di Sara, sulla destra e sulla sinistra, tutte estremamente impegnative. Tutte, a parte Specchio di Sara, si interrompono a metà parete e non proseguono fino in vetta, a ben definire l’aspetto ormai prevalentemente sportivo che si sta delineando in alpinismo.
Con Massimo Faletti parliamo spesso di questo progetto interrotto, ma iniziamo a metterci le mani sopra solo dopo aver avuto il via libera da Stefano che ci passa il testimone e la disponibilità ad essere del gruppo di Matteo della Bordella.
Ad inizio settembre dello scorso anno il primo "assaggio" che ci rende ottimisti sulla possibilità di poter proseguire. La zona inaccessibile viene aggirata a destra con un lungo traverso che permette l’accesso ad un tratto di parete comunque difficilissimo ma apparentemente arrampicabile.
Non si può evadere dalla storia della grande parete utilizzando quintali di materiale per progredire… quindi abbiamo bisogno di nuove energie per rispettare quell’etica irrinunciabile che ci contraddistingue. Già Matteo è un ottimo sostegno, ma anche lui è convinto che si può fare di più e coinvolge Iris Bielli, giovanissimo talento del CAI Eagle Team.
Alla fine dell’estate di quest’anno, alternandoci e operando in due cordate, abbiamo proseguito per alcuni giorni superando il tratto più difficile. Poi ci siamo divisi e mentre Matteo e Iris, con un bivacco su portaledge, completavano la parte bassa fino in cengia, io e Massimo, con un bivacco in cengia, completavamo la parte alta fino in vetta, sfruttando una settimana di tempo stabile con temperature ideali se non quasi eccezionali dato il periodo.
Nel complesso una ventina di tiri di corda, portati a termine ottimizzando le energie disponibili nel migliore dei modi, in perfetta armonia nonostante fossimo un team inusuale, con ben quattro generazioni raggruppate assieme. Matteo e Iris tornano per liberare i tiri il 28 e 29 settembre valutando difficoltà fino all’8b - 7b+ obbligatorio.
La descrizione? Chi è già stato su quel muro si immagina senza sforzo di cosa si tratta… chi non c’è ancora stato può pensare a roccia incredibilmente compatta, verticale se non strapiombante, con pochissime possibilità di protezione e lunghi run out fra uno spit, un friend o un chiodo e il successivo. Questo per la parte bassa mentre la parte alta, oltre la cengia, è meno sportiva ma decisamente più alpinistica, con belle placche in basso e ripidi diedri e camini di roccia friabile in alto.
Perché l’abbiamo chiamata Madre Roccia? Perché c’è un unico comune denominatore che ci unisce… ed è quella inossidabile, tenace passione per l’avventura in verticale, sulle pareti più belle del mondo.
di Maurizio Giordani
Si ringrazia: Karpos, SCARPA Climbing Technology