Leo Gheza e il Pilone Centrale del Frêney in solitaria
Il Pilone Centrale del Frêney in solitaria è stata un'idea che mi girava nella testa da un po' . Ma sono quelle cose per cui ti deve venire l’ispirazione giusta, almeno, per me è così. Dopo qualche incertezza, raccolgo bene le idee, considerato il meteo favorevole e le buone condizioni generali mi sono detto... perché no!? Proviamoci!
Mercoledì, dopo 5 ore di viaggio pensando a tutti i dettagli da non tralasciare, arrivo in Val Veny; lo zaino è carico, sono circa le 18.40 e dopo aver perso i preziosi auricolari che dovevano accompagnarmi nell’avvicinamento, parto.
Una volta arrivato al Rifugio Monzino tutto cambia. Dubbi e incertezze spariscono lasciando spazio a una forte motivazione! Saluto Mauro, che come sempre, gentilissimo, mi accoglie. Dormo tre orette e dopo una super colazione con quattro refill di caffè parto. È circa l’1.40, il cielo è limpido e la luna si riflette sul ghiacciaio. Non c’è nessuno in giro, nessuno ai bivacchi Eccles, incrocio solamente due ragazzi trentini sotto il colle. Mi dirigo verso l’attacco e su quel lungo traverso mi godo l’alba: uno spettacolo!
Velocemente mi sistemo, cambio assetto e parto. Sul secondo tiro supero una cordata, è Alex Pivirotto con un cliente, che bella sorpresa! Scambiamo due chiacchiere e via, alle 10.45 sono sotto la Chandelle, riguardo l’orologio e tra me e me dico: perché diavolo ho portato sacco a pelo, fornello, buste cibo ecc!? Altro che dormire alla base della Chandelle! Col senno di poi sarei dovuto partire leggero, avrei risparmiato tempo e fatica, va beh...
Riprendo fiato e con un lungo tiro arrivo alla base del famoso diedro strapiombante che finisce in uno stretto camino chiuso da un tetto. Lì il pensiero non può che andare agli apritori, a quegli anni e alla loro tenacia! Chapeau!
Nel frattempo gli altri due mi raggiungono, scaliamo gli ultimi due tirelli affiancati, senza linee troppo obbligate. E siamo in cima al Pilone Centrale! Una delle pareti più famose delle Alpi.
La fatica inizia a farsi sentire, arranco lentamente come un bradipo sulla cresta finale e alle 18.10 sono in cima al Monte Bianco! Purtroppo il vento non mi lascia godere troppo del momento, così scendo alla Vallot dove mangio e ‘riposo’ in compagnia di sei polacchi casinisti…
La mattina seguente sotto il Rifugio Gouter incontro nuovamente Alex e il suo compagno di cordata, ci tiriamo a valle insieme per poi concederci un meritato hamburger con birra!
È stata un’incredibile soddisfazione, ripercorrere da solo una via che ha fatto la storia dell’alpinismo. Godere di ogni singolo attimo, pur sapendo di contare solo su me stesso.
La solitaria non è un modo per ‘fare di più’ ma è un’occasione per vivere la salita in modo diverso. Non so se la mia sia stata la prima solitaria in giornata… so solo che è stata un’avventura indimenticabile!
Grazie AlpStation (Bs) Montura
di Leo Gheza