Invernale Broad Peak: Hajzer, Bowie e Szymczak al C2
Il 31/12/2008 la spedizione polacco-canadese di Artur Hajzer, Robert Szymczak e Don Bowie ha raggiunto e poi passato la notte al Campo 2 (6300m) del Broad Peak (8047m). Intanto Simone Moro e Denis Urubko stanno partendo da Kathmandu verso il Makalu, per il loro tentativo di 1a invernale.
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Simone Moro su Broad Peak (8048m)
Simone Moro
Hanno festeggiato il Natale ai piedi del Broad Peak e poi hanno brindato al nuovo anno ai 6300m del campo 2. E' iniziata così l'avventura invernale dei polacchi Artur Hajzer e Robert Szymczak e del canadese Don Bowie che, insieme a tre portatori d'alta quota, dal 23 dicembre hanno raggiunto i 4900m del Campo base della 12a montagna per altezza della terra.
Chi segue le cronache dagli 8000 sa che quella che stanno tentando è la prima salita nella stagione più fredda, e sa anche che nessuno dei 5 Ottomila “pakistani” è mai stato salito in invernale. Inoltre sa che lo scorso inverno, proprio sul Broad Peak, Simone Moro e i suoi compagni di spedizione hanno dovuto abbandonare a quota 7800m il loro tentativo. Naturalmente è lo stesso Simone Moro che con Denis Urubko in questi giorni sta raggiungendo la Valle del Kumbhu il suo obiettivo: il Makalu, non a caso il 6° Ottomila, l'unico del Nepal, che manca ancora all'appello delle invernali.
Insomma è un'avventura dura, quella del team polacco-canadese impegnato al Broad Peak. E non solo per i -35 °C che i tre hanno trovato ad attenderli al Campo 2 - la colonnina di mercurio può scendere ancora... - ma perché gli 8000 d'inverno sono davvero un test durissimo. Dalla loro però hanno sicuramente un asso nella manica, nel vero e proprio senso del termine. Infatti, Artur Hajzer, il capo spedizione, non è proprio uno qualsiasi: è un autentico veterano (e un pezzo di storia) dell'Himalaya in inverno.
Basti dire che nel suo curriculum vanta la prima invernale dell'Annapura realizzata il 3/02/87 in coppia con Jerzy Kukuczka, ovvero uno dei “mostri sacri” dell'alpinismo sugli 8000. Ma anche una nuova via sul Manaslu e un'altra sullo Shisha Pangma (con Wanda Rutkiewicz, Ryszard Wareckim e Jerzy Kukuczka). Oltre a svariate altre spedizione come le 5 sulla sud del Lhotse, o come quella che quest'anno l'ha condotto in cima al Dhaulagiri suo 5° Ottomila, l'unico raggiunto per una via “normale”. Ora, come ha scritto lui stesso non senza ironia: dopo 15 anni di interruzione è tornato alle più alte montagne, come un quarantenne che attraversa la tipica crisi di mezza età...
Crisi o non crisi della maturità, per Hajzer, Bowie e Szymczak si annunciano giorni intensi nonché molto freddi. Intanto, dopo un breve acclimatamento nei pressi di Skardu i tre alpinisti sono volati in elicottero alla base del Broad Peak e, come dicevamo, non si sono fatti scappare l'occasione per un Natale ma soprattutto un capodanno particolare. Hanno iniziato la salita (e il 2009) nel migliore dei modi... c'è da presumere che il resto arriverà con il tempo, non solo meteorologico.
Chi segue le cronache dagli 8000 sa che quella che stanno tentando è la prima salita nella stagione più fredda, e sa anche che nessuno dei 5 Ottomila “pakistani” è mai stato salito in invernale. Inoltre sa che lo scorso inverno, proprio sul Broad Peak, Simone Moro e i suoi compagni di spedizione hanno dovuto abbandonare a quota 7800m il loro tentativo. Naturalmente è lo stesso Simone Moro che con Denis Urubko in questi giorni sta raggiungendo la Valle del Kumbhu il suo obiettivo: il Makalu, non a caso il 6° Ottomila, l'unico del Nepal, che manca ancora all'appello delle invernali.
Insomma è un'avventura dura, quella del team polacco-canadese impegnato al Broad Peak. E non solo per i -35 °C che i tre hanno trovato ad attenderli al Campo 2 - la colonnina di mercurio può scendere ancora... - ma perché gli 8000 d'inverno sono davvero un test durissimo. Dalla loro però hanno sicuramente un asso nella manica, nel vero e proprio senso del termine. Infatti, Artur Hajzer, il capo spedizione, non è proprio uno qualsiasi: è un autentico veterano (e un pezzo di storia) dell'Himalaya in inverno.
Basti dire che nel suo curriculum vanta la prima invernale dell'Annapura realizzata il 3/02/87 in coppia con Jerzy Kukuczka, ovvero uno dei “mostri sacri” dell'alpinismo sugli 8000. Ma anche una nuova via sul Manaslu e un'altra sullo Shisha Pangma (con Wanda Rutkiewicz, Ryszard Wareckim e Jerzy Kukuczka). Oltre a svariate altre spedizione come le 5 sulla sud del Lhotse, o come quella che quest'anno l'ha condotto in cima al Dhaulagiri suo 5° Ottomila, l'unico raggiunto per una via “normale”. Ora, come ha scritto lui stesso non senza ironia: dopo 15 anni di interruzione è tornato alle più alte montagne, come un quarantenne che attraversa la tipica crisi di mezza età...
Crisi o non crisi della maturità, per Hajzer, Bowie e Szymczak si annunciano giorni intensi nonché molto freddi. Intanto, dopo un breve acclimatamento nei pressi di Skardu i tre alpinisti sono volati in elicottero alla base del Broad Peak e, come dicevamo, non si sono fatti scappare l'occasione per un Natale ma soprattutto un capodanno particolare. Hanno iniziato la salita (e il 2009) nel migliore dei modi... c'è da presumere che il resto arriverà con il tempo, non solo meteorologico.
Note:
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