Invernale al Cho Oyu, la spedizione di Gelje Sherpa attende una buona finestra meteo

Rientrata a Kathmandu la spedizione guidata dal Nepalese Gelje Sherpa, intenzionata ad aprire una nuova via in inverno sul versante sud del Cho Oyu (8188m), è in attesa di una buona finestra meteo per ricominciare i lavori sulla montagna. Fanno parte della spedizione la norvegese Kristin Harila e la britannica Adriana Brownlee. Un gioco di paziente attesa tra venti sferzanti, che hanno distrutto campi e depositi materiali, e la voglia di raggiungere un obiettivo inseguito per anni.
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Gelje Sherpa al Cho Oyu in inverno 2022/23
Gelje Sherpa archive

Sembrava che dopo la prima invernale compiuta dai nepalesi sul K2 si fosse chiuso un capitolo e ci si aspettava che, in qualche modo, l’inverno himalayano avrebbe perso di appeal nei confronti degli alpinisti. E invece eccoci a vivere un nuovo inverno con i riflettori puntato sulle più alte montagne della Terra. Sono ben tre le spedizioni che nella stagione 2022/2023 si sono mosse verso le grandi montagne: quella di Simone Moro e Alex Txikon al Manaslu, conclusasi con la prima salita invernale integrale alla montagna; quella della coppia Hervè Barmasse - David Göttler al Dhaulagiri, tutt’ora in corso; e quella al Cho Oyu guidata da Gelje Sherpa, il più giovane scalatore nel team nepalese che il 16 gennaio 2021 ha raggiunto per la prima volta la vetta del K2 in inverno. Con lui la norvegese Kristin Harila e la britannica Adriana Brownlee, che già avevano preso parte a un tentativo sulla montagna nel corso della stagione autunnale 2022. L’obiettivo era l’apertura di una nuova via, con scopi commerciali (l’attuale via normale si trova sul versante tibetano), sul versante nepalese (sud) della sesta montagna della Terra. Tentativo poi naufragato a causa delle condizioni incontrate sopra Campo 3 (circa 7100 metri), con venti a oltre 70 chilometri orari, durante la preparazione della via.

La scelta del Cho Oyu non è casuale, per Gelje Sherpa significherebbe completare la collezione di Ottomila divenendo il più giovane ad averli saliti tutti e 14. Per lo scalatore, ventinovenne, il tempo scade ad aprile. Ma il suo non è l’unico curriculum degno di nota in questa spedizione. Kristin Harila ha nel palmarès ben 12 Ottomila scalati inseguendo il sogno di battere il record di Nirmal Purja che li ha saliti tutti in 189 giorni. Purtroppo poi, è stata fermata dall’impossibilità di ottenere i permessi per Cho Oyu e Shisha Pangma. Adriana Brownlee invece, oltre a essere una delle più giovani salitrici del K2, ha collezionato ben 10 Ottomila, tutti in cordata con Gelje Sherpa.

Sferzati dai venti himalayani
Per Gelje quello di quest’anno è il terzo tentativo di aprire una nuova via sul Cho Oyu, si tratta inoltre del secondo tentativo invernale al colosso di 8188 metri. Durante la scorsa stagione fredda, prima di rinunciare, il nepalese ha toccato i 7900 metri di quota dopo aver affrontato venti da uragano e temperature da mettere i brividi. "Raggiungere i 7900 metri su una via mai salita prima in inverno è qualcosa di incredibile" ha dichiarato al tempo Gelje Sherpa. "Ogni passo compiuto sulla montagna era pieno di sudore, di sangue e, ovviamente, di lacrime. Saremo sempre orgogliosi dei risultati raggiunti".

Un ritorno era probabile. Così, eccoci al dicembre 2022, quando lo scalatore parte alla volta della montagna con Kristin, Adriana e una squadra nepalese. Fin dall’inizio la spedizione si muove con una velocità incredibile lungo il versante meridionale della montagna. Iniziati i lavori seguendo l’inverno meteorologico, che inizia il primo dicembre e termina il 28 febbraio, nel giro di un paio di settimane raggiungono i 7200 metri circa, dove fissano Campo 3. Ricordiamo che la spedizione si muove in inverno lungo un itinerario nuovo. Sopra Campo 3, per poter preparare un serio tentativo di vetta, la spedizione ha intenzione di fissare altri due campi. Cosa che fino a oggi non è stata possibile.

Subito dopo aver allestito il terzo campo tutti gli alpinisti sono rientrati al campo base: le previsioni meteo annunciavano venti da uragano in arrivo, meglio non farsi trovare alle alte quote. Purtroppo la ferocia dei venti, che in inverno rappresentano uno dei principali ostacoli per le spedizioni himalayane, ha travolto la montagna per giorni sconvolgendo tutti i programmi. Nel giro di poco i campi sono stati divelti e il deposito preparato al primo campo è stato spazzato via. Tende, sacchi a pelo, tute in piuma e altri materiali fondamentali persi nel nulla. Senza sarebbe impossibile continuare così, la prima finestra utile per andare verso l’altro se n’è andata in continue ricognizioni alla ricerca del materiale perduto. "Abbiamo trovato un po' di tute e sacchi a pelo, ma non tutto" spiega Gelje Sherpa.

Rientro a Kathmandu
Chiuse le ricerche dei materiali sulla montagna l’intera spedizione ha preso la decisione di tornare a Kathmandu. "I venti sono molto forti sulla montagna, poco sotto i 100 chilometri orari" spiega sui social Adriana Brownlee. "Per questo ci stiamo prendendo qualche giorno a Kathmandu, in attesa di vedere se ci sarà un’altra finestra verso la fine gennaio o nel mese di febbraio. Abbiamo perso una finestra cruciale (quella della prima settimana di gennaio, nda), soprattutto perché non avevamo attrezzatura e anche per mancanza di finanziamenti".

Per il team, in attesa di poter tornare sulla montagna, al momento la maggiore difficoltà sta nel trovare un modo per sostituire i materiali andati persi sulla montagna, soprattutto le tute d’alta quota. Al momento, grazie al supporto di uno sponsor, sono riusciti a trovare due tute in piuma per l’alta quota. "It’s a waiting game!" conclude Brownlee, l’inverno al Cho Oyu è tutt’altro che finito.

di Gian Luca Gasca




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