Il Re del Brenta, la nuova via in Paganella di Rolando Larcher e Luca Giupponi
La Paganella la vedo dalla finestra di casa, il primo sole del mattino è suo, solo dopo arriva sul Bondone e sulle montagne circostanti. Delle pareti che posso osservare da casa è l’unica dove non avevo aperto nessun itinerario, perché ritenevo non ci fosse spazio sufficiente per creare qualcosa di interessante.
La parete della Roda ha una storia alpinistica centenaria, fitta di vie aperte da alpinisti famosi. Ha vissuto momenti di grande frequentazione fino al 1979, anno dello smantellamento della funivia che raggiungeva direttamente la cima con 2000m di dislivello.
Il mio interesse per la Paganella si è ridestato nell’inverno scorso, frequentando assiduamente i prati sottostanti, perfetti per esercitarmi con il parapendio. Da questo favorevole punto di osservazione vedevo roccia di qualità e ho sperato di trovare un corridoio ancora libero.
Documentandomi ho scoperto che tra la Direttissima C.Maestri, C.Baldessari del 1959 e la Superdirettissima Loss, Tabarelli del 1965, c’erano almeno 90m a completa disposizione, esattamente dove avrei voluto salire! Perfetto, non potevo chiedere di più, questo sarebbe stato l’obbiettivo per l’estate 2022.
Coinvolgere Gippo (Luca Giupponi) nel progetto è stata una formalità e dopo anni di avventure assieme in giro per il mondo e svariate vie nuove, a giugno iniziavamo a scoprire la parete. Con quattro uscite ne siamo venuti a capo, aprendo 10 lunghezze che hanno superato le migliori aspettative in termini di qualità. Roccia bella, soste comode, panorama super che spazia dalla Marmolada al Lago di Garda, fino a riuscire a scorgere gli Appennini nelle giornate più limpide. Inoltre grazie ad un microclima favorevole, dovuto alla convergenza di diverse valli, una forte ventilazione rinfresca le giornate più torride e in quelle incerte per la pioggia, smorza e allontana gran parte delle formazioni temporalesche.
Con la successiva doverosa salita in libera concludevamo il nostro progetto. Una piacevole consuetudine, grazie a gradi non estremi, adeguati per il mio rientro in attività dopo un infortunio invernale. Siamo contenti che l’impegno generale sia risultato meno esigente del solito: permetterà a molte cordate di godere lo splendido scenario offerto da questo itinerario.
Il nome della via è un’evidente dedica al grande Bruno Detassis: un uomo, un alpinista da noi sempre ammirato: per la sua attività, il suo esempio e la sua coerenza. Uno dei grandi liberisti degli anni 30, che rimase fedele ai propri principi, nonostante le lusinghe dell’artificiale nel dopoguerra.
Il suo concetto della: "ricerca del facile nel difficile", è un punto cardine delle nostre aperture, sia alpinistiche che nello stile dell’alpinismo-sportivo. Un principio attualissimo, garanzia per un risultato estetico e logico, applicabile a qualsiasi parete si voglia affrontare, dalla più repulsiva ed azzardata a quella più abbordabile.
Oltre a tutto questo, in corso d’opera abbiamo saputo che esattamente 90 anni prima, nel settembre del 1932 e a 22 anni, Bruno aprì in Paganella la via Diretta (la seconda via della parete, assieme a A. Pedrotti, G. Corrà e N. Bianchini). Pertanto ricordare Il Re del Brenta ci è sembrata cosa spontanea e doverosa. Sempre in tema con le ricorrenze, quest’anno è anche il centenario della prima via della Paganella, la Normale, aperta nel 1922 dalla cordata V. Fabbro, A. Bianchi e F. Terschak.
Ho avuto occasione di incrociare Bruno diverse volte, ma purtroppo per reverenzialità e timidezza dovute alla mia giovane età, con lui ho scambiato solo dei saluti. Serbo un bel ricordo del 1984, quando fummo premiati alla gara di scialpinismo Bepi Loss in Bondone. Lui con il suo compagno, per essere la coppia più vecchia in gara; io e Stefano Ventura, freschi diciottenni, la più giovane. Mi rimase impressa la sua ironia quando ringraziando definì la loro coppia: "due fossili in gara"!
Luca ed io ringraziamo per la sua consueta e disinteressata disponibilità nel seguirci nelle nostre avventure, l’amico e grande fotografo Giampaolo Calzà, in arte Trota.
IL RE DEL BRENTA di Luca Giupponi
1 giugno 2022, freddo, nebbia, sto scendendo giù per un canalone, carico come un mulo. Per me è un brutto giorno, i ricordi vanno a molti anni fa, al 1 giugno 1986, quando stavo salendo il canalone Neri, tra il Crozzon di Brenta e La Tosa. Ero con Andrea, il mio miglior amico di allora, compagno delle prime rocambolesche avventure e scoperte. Pochi secondi dopo lui scivolò via e non c’era più, la mia infanzia fini lì.
A questo pensavo mentre scendevo e la motivazione non era al massimo... Ma poi l’amicizia, la roccia, il piacere di scoprire, viene e ti prende per mano, riuscendo sempre a farti meravigliare. Sono in Paganella con Rolando, fu lui in quel brutto periodo a chiamarmi per ritornare ad arrampicare.
In lontananza vedo Trento, la città dove sono cresciuto e da dove ogni mattina vedevo questa parete. Noi Trentini siamo molto legati a questa montagna, fa parte della nostra cultura. Quindi sono orgoglioso, ma anche un po’ preoccupato di mettere mano su questa parete con una linea nuova, a fianco di vie aperte da Detassis, Maestri, Loss, nomi importanti, simboli dell’alpinismo Trentino. Ma iniziando a scalare ci lasciamo portare dagli appigli e dalla logica, seguendo il motto di Detassis: “cercare il facile nel difficile”.
Ritorniamo diverse giornate per ultimare l’apertura. Ci stiamo accorgendo che gli anni passano e le energie finiscono prima, così ci è capitato di fare le doppie ancora con la luce del sole e non delle frontali... Braccia finite prima del buio.
Aprire mi affascina perché siamo i primi a mettere le mani su queste rocce. Mi piace perché non c’è fretta, non si deve uscire dalla parete in giornata, si deve cercare di aprire bene, ognuno si prende il suo tempo, si entra in simbiosi con la parete e con il compagno, passando intere giornate sugli appigli, ore su un terrazzino ad aspettare, ad osservare e a pensare.
Questa lentezza mi piace, è un privilegio, cerco di vedere il maggior numero di particolari e di ricordare il più possibile. Questa parete è un balcone eccezionale sulla Valle d’Adige, su Trento, il Bondone, lo Stivo, le Dolomiti. Così tra un tiro e un pensiero, una sera inaspettatamente arriviamo in cima, contenti ma forse anche un po' dispiaciuti che questa linea sia finita. Stiamo seduti sfiniti sul bordo della parete, insieme a 250 metri di statica, due mezze, il cordino da recupero, il bidone e tutto il resto del materiale. Giù a Trento si accendono le prime luci, dietro a noi un incredibile tramonto sul Brenta.
Questa cima sta in mezzo alla vita di noi due. I ricordi per entrambi si sovrappongono, evocati da Trento, dal Brenta, dalle Dolomiti, la Val di Non e la Valle del Sarca. Dopo questa via ancora più e un pezzo del nostro fare resterà qua. Soddisfatti della nuova linea siamo consapevoli che la nostra passione trae origine dai personaggi del passato. La via non è estrema ma bella e piacevole. Decidiamo di dedicarla al mitico Bruno Detassis, il Re del Brenta, che novant’anni fa apriva qui la via Diretta.
Conosciuto da entrambi, Bruno ha privilegiato sempre l’eleganza della linea e l’arrampicata libera. Era sempre un passo avanti. Lo ricordo alle gare di arrampicata sportiva a Malè, curioso ed interessato. Oppure tanti anni fa, quando quindicenni con il mio amico Diego facemmo la prima ripetizione di una via e dopo al rifugio lo incontrammo e ci offrì una caraffa di vino con un "bravi boci". Fu dura alzarsi, quasi più della via, ma questa è un'altra storia.
di Luca Giupponi
Rolando ringrazia: La Sportiva, Montura, Petzl Dinamiche Verticali, Totem Cam
Luca ringrazia: La Sportiva e Mammut
SCHEDA: Il Re del Brenta, Paganella, Dolomiti di Brenta