Hike & Fly con Giovanni Spitale e Angela Bonato

Giovanni Spitale e Angela Bonato e il loro Hike & Fly per cercare di usare il più possibile le proprie forze per raggiungere il posto di decollo. Un modo ecosostenibile ma anche sensato per questo tempi. Di Giovanni Spitale.
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Hike & Fly: Giovanni Spitale decolla con in parapendio dal Monte Grappa
Matteo Mocellin - Storyteller Labs

Siamo cresciuti in Valbrenta, alle pendici del Monte Grappa, nelle Prealpi Venete. Un gran posto per crescere, se hai una mente curiosa e uno spirito esplorativo: davanti a casa hai Padova, Venezia, Verona, terre di cultura e di arte. Dietro, le montagne. Prima montagne piccole, docili; un passo più in là, però, ti aspettano le Dolomiti.

Se cresci alle pendici del Grappa ci sono tre cose che ti attirano: la roccia, il fiume e l’aria. Dovunque guardi c’è calcare invitante, con decine di falesie chiodate e spazio per generazioni di chiodatori e di scalatori. Il nostro fiume, la Brenta, è il luogo di formazione e di allenamento di innumerevoli campioni di canoa e kayak, tra cui gli olimpionici Daniele Molmenti e Pierpaolo Ferrazzi. Quanto all’aria, il margine sud delle Prealpi Venete è semplicemente un posto unico, la Fontainebleau del volo libero: un parco giochi per piloti in cui non solo imparare i rudimenti del parapendio, ma in cui è possibile e relativamente semplice realizzare voli di centinaia di chilometri, addirittura fino alla Slovenia.

Abbiamo lasciato il paradiso che ancora oggi chiamiamo casa nel 2016, per colpa delle nostre menti curiose. Io sono un bioeticista, Angela, mia moglie, è una biologa molecolare. Abbiamo abbracciato la carriera e la vita nomade della ricerca, finendo – separati – nella piatta e piovosa Manchester, in Regno Unito; nella grigia Bochum, città mineraria della Ruhr, nell’austera Dresda in cui poche vestigia di un glorioso passato, sopravvissute ai bombardamenti alleati, convivono con le brutture della ricostruzione post-bellica.

Siamo riusciti a riprendere la nostra vita assieme a Zurigo, dove finalmente entrambi facciamo il lavoro che amiamo, ad una distanza accettabile dalle Alpi, seppur dall’altro lato. Vedere i fiumi che scorrono a nord è una cosa che continua a sembrarci stramba.

Crediamo che, nella vita, nel lavoro ed in montagna, sia necessario fare tutto giocando e niente per gioco. Perché giocare è una cosa molto seria: è il primo modo in cui conosciamo il mondo e ne impariamo i misteri, un approccio di leggerezza che, coltivato con cura, resta un motore potente. Qui ci siamo trovati con un intero parco giochi tutto nuovo da esplorare.

Ecco perché abbiamo iniziato a volare in parapendio: per salire montagne e seguire catene, spinti solo dalle nostre gambe e dalla forza delicata e potente del vento. Si chiama hike and fly, e se era interessante di per sé prima del coronavirus, ora è essenziale. Non solo salendo a piedi sei ecosostenibile, e non solo riesci a cogliere il paesaggio in modi che i mezzi a motore non consentono. In un momento in cui è necessario - e responsabile – evitare contatti fisici con altre persone, questo è il solo modo sicuro di conquistare la quota del decollo. Niente cabinovie, niente pulmini, niente car pooling.

Durante il lockdown non abbiamo volato. All’inizio per scelta, in seguito per necessità. Il parapendio è un’attività non esente da rischi; abbiamo molti amici che lavorano in ospedale, come medici e come infermieri. Abbiamo sentito le loro storie di turni massacranti, di lacrime, di sudore, di vita e di morte. Non avremmo avuto il cuore di assumerci un rischio inutile – o meglio, utile solo a soddisfare il nostro desiderio di vivere la vita come un gioco di esplorazione – andando per montagne.

Da febbraio a maggio siamo stati chiusi in casa, aspettando che la tempesta passasse e cercando di fare del nostro meglio per tenere al sicuro noi stessi e le comunità di cui siamo parte. Ma a maggio qui a nord delle Alpi le cose hanno iniziato a migliorare, tanto che la Federazione Svizzera di Volo Libero, in accordo con le autorità sanitarie, ha consentito di nuovo il volo, bandito da marzo.

Caricare in furgone la vela per la prima volta dopo lunghi mesi è stato grande. Una ritualità consumata ritornava improvvisamente ad essere una promessa, come la notte di Natale quando sei bambino. Salire in decollo, un passo dopo l’altro, sudando sotto al peso dello zainone e dei mesi di inattività: il prezzo che sei felice di pagare, come quando spingi le pelli sulla neve fresca sotto un cielo così blu che sembra nero. Distendere la vela sul prato, completare i controlli prevolo, sentire i piedi che si staccano da terra: qualcosa per cui non ci sono parole.

Se vi capitasse di bazzicare da questo lato delle alpi ed aveste interesse a farvi un bel giro, sul sito www.hikeandfly.eu raccogliamo i nostri preferiti: decolli, atterraggi, sentieri, informazioni di volo: tutto quello che serve sapere.

Non vediamo l’ora di tornare in Italia per espandere la sezione cisalpina del nostro database. Ma per ora c’è ancora da aspettare. Le montagne non andranno da nessuna parte, e nemmeno il vento.

Info: www.hikeandfly.eu




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