Filtro Magico allo Spiz d’Agner per Roverato e De Giuli
Roccia assolutamente straordinaria con spit quasi assenti e molta (ma molta) arte d’arrampicata (nonché tecnica di auto-protezione) da applicare. Sono queste, in sintesi, le caratteristiche di “Filtro Magico”, la super via aperta, nel luglio 1996, da Gigi Dal Pozzo, Venturino De Bona e Maurizio Fontana sulla parete sud dell’Anticima sud dello Spiz d’Agner (Dolomiti occidentali). 500 metri con difficoltà di IX e A3 che Alessio Roverato e Alberto De Giuli hanno salito (con tutta probabilità in prima ripetizione) il 22 settembre scorso, dopo un primo tentativo del 1 settembre.
Resta da dire, per chi già non lo sapesse, che il marchio di fabbrica di Filtro Magico è di quelli Doc. Per rendersene conto basta guardare le foto e leggere il report di Alessio Roverato – già conosciuto anche per le sue prime ripetizioni su roccia non proprio solidissima (Gran Diedro del Col Nudo con Baù e Diretta Sud Ovest del Pelmo con Matteraglia). Ma se questo non bastasse forse basta aggiungere che "Sullo Spiz d’Agner sud ci sono una marea di vie su roccia davvero fantatastica! Bisogna stare attenti però: Gigi Dal Pozzo è fin troppo modesto, e le vie dei forti ma modesti sono le più belle ma anche le più… “pericolose”.
Gioco di placca sul Filtro Magico
Parete sud Anticima Sud dello Spiz d’Agner
Come si fa a non rimanere affascinati da una linea apparentemente inscalabile? Quando si guardano quelle di Gigi Dal Pozzo capita spesso di avere questa sensazione.
Quando mi è capitata fra le mani la relazione di “Filtro Magico” ne rimasi subito colpito, certo che il nome della via non era proprio rassicurante e visto chi erano gli altri 2 apritori il senso di timore che avevo già mi ha invaso ancora di più.
“Tentar non nuoce” dice un proverbio, però non so se sia valido anche in alpinismo. Chiamo Alberto e gli propongo questa via e con mio grande piacere accetta.
Il primo settembre partiamo, la meteo è buona, sono previste solo un po’ di nuvole nell’arco della giornata ma a me va benissimo perché non sono un amante del caldo.
Al parcheggio sistemiamo l’attrezzatura, e Alberto scherzosamente mi fa notare che non ha scordato il guanto per trattenere i miei eventuali voli… Prendiamo la seggiovia che porta al rifugio Scarpa, da lì iniziamo ad attraversare sotto le pareti e in un’ora siamo all’attacco. I primi tiri non sono difficili, la roccia è stupenda, la relazione è precisa e l’arrampicata piacevole.
Arrivati alla grande cengia mediana traversiamo a sinistra fino a trovarci all’inizio della parte alta, che comincia con una lunghezza di VII, sicuramente tra le più belle che abbia mai fatto.
Un camino di V+ ci porta sotto a delle placche meravigliose a buchi, con una roccia davvero spaziale! Mai visto niente di simile in montagna! Da qui inizia un tiro di IX e A3. Mi concentro e parto: le sezioni non sono per niente banali, l’arrampicata è tecnica e di dita.
Arrivo al punto in cui inizia l’A3 e, con mia grande “sorpresa”, scopro che i buchi dove mettere i cliff sono tutti leggermente svasi, e quando provo a farceli stare l’unico risultato è che schizzano via sbattendo violentemente sul mio caschetto. Trovo un buchetto più a sinistra ma anche lì niente da fare. Ad un certo punto ricordo che Gigi mi aveva detto che lui da secondo era riuscito a passare in libera, ma da primi ci voleva un bel “pelo” sullo stomaco. Non trovando altra soluzione provo in libera: riesco a passare anche perché mamma mi ha fatto lungo, solo che dopo aver scalato un po’ di metri le mani non mi tengono più… dalla bocca mi esce una frase che non amo molto pronunciare: “Alberto, ocio che rivo!”
Il mio compagno trattiene bene il volo e a me non resta altro da fare che risalire fino all’ultima protezione. Mi riposo qualche minuto e poi riparto: riesco a passare di nuovo, ma quando le forze mi stanno per abbandonare una seconda volta riesco a trovare un buco provvidenziale che mi evita un altro bel salto. Arrivo in sosta impestato di ghisa ma avrò modo di riposarmi finché recupero Alby e il sacco.
Parto per il tiro successivo e arrivato sul punto chiave non riesco a passare… provo un po’ di volte ma niente, cosi preso da un senso di sconfitta passo la corda dentro una maglia rapida e mi faccio calare. Durante la ritirata una doppia si incastra e tra una cosa e l’altra arriviamo a casa tardi, vado a letto deluso e rammaricato ma non sconfitto! Ci tornerò!
Sabato 22 settembre il tempo è bellissimo e sempre assieme ad Alberto sono di nuovo all’attacco della via. La parte bassa scorre veloce, nelle fessure di calcare stupendo i friends stanno a meraviglia e continuiamo a dirci l’un l’altro: ma quanto bella è la roccia in questo posto?! Nel primo pomeriggio mi ritrovo di nuovo sotto al passo che mi aveva respinto la volta precedente: mi riposo bene e parto determinato su questa breve ma intensa sequenza di piccole prese con i piedi spalmati, e alla fine con un dinamico prendo un piattone che mi permette di alzarmi e di arrivare alla sosta. Da sotto arrivano immancabili i complimenti a gran voce di Alberto che un po’ dopo mi raggiunge.
Dopo esserci sistemati un attimo parto per un altro tiro “legna” che mi impegna non poco; la nuova sosta è piuttosto scomoda e decido di saltarla anche se la stanchezza sulle braccia comincia a farsi sentire… pessima scelta, perché il tiro dopo non è proprio facilissimo e ad ogni presa buona mi devo fermare a sghisare!
Ad un certo punto arrivo in una piccola nicchia, ma per uscirne devo prendere un paio di prese non tanto grandi, spalmare il piede sinistro molto in alto e poi caricarlo: non sarebbe una cosa difficile da fare ma visto che non sono più fresco come una rosa e l’ultima protezione è tutt’altro che ascellare, questo passo mi da qualche problema… alla fine riesco ad arrivare in sosta di quest’ultimo benedetto tiro. Inizio a recuperare il sacco che fa un gran pendolo visto che la lunghezza era un gran traverso in obliquo verso destra e quando dopo un po’ Alberto mi raggiunge la stretta di mano è immediata.
Ci riposiamo 5 minuti e poi iniziamo le doppie che scorrono via veloci eccetto la terzultima che c’ha fatto penare non poco: si prospettava una risalita di corda di 60 metri ma fortunamente all’ultimo strattone ha cominciato a smuoversi! Per il sentiero camminiamo veloci anche con la frontale, ci fermiamo solo un attimo per chiamare Gigi e fargli i complimenti per questa signora via aperta da gente che sa Arrampicare nel vero senso della parola.
di Alessio Roverato
Si ringrazia Crema Sport Padova
Spiz d’Agner – Anticima Sud (parete Sud)
Primi salitori: Gigi Dal Pozzo, Venturino De Bona, Maurizio Fontana, luglio 1996.
Ripetizione: Alessio Roverato, Alberto De Giuli
Difficoltà : IX, A3
Dislivello: 500 metri (12 lunghezze)
Materiale: 2 corde da 60m, chiodi, una serie completa di friends, cliff
Discesa: lungo la via in doppia
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