El Viro e l’arrampicata artificiale nella grotta del Covolon di Val Gàdena
L’idea di aprire una nuova via nel Covolon della Valgadena è venuta a Max durante una giornata di manovre ad un corso roccia. Sembrava inizialmente un’idea assurda, ma l’artificiale lo ha sempre entusiasmato e l’idea per noi era innovativa.
Ci abbiamo meditato durante la chiusura in casa per lockdown. Alla prima possibilità di scappare di casa, ma ancora confinati nei limiti della regione Veneto, abbiamo chiesto consulenza al mitico Fausto Maragno che fresco di pensione iniziava la sua attività di apritore in Valsugana. Fausto ha avuto la brillante idea di sfruttare un caratteristico fascione verticale di colore rosa, che inizialmente non avevamo considerato, che taglia completamente il Covolon e che sarebbe stato divertente affrontare in artificiale.
Per chi non conosce la zona, il Covolon, detto anche "coegon" o "covoeon", è una grande caverna, conosciuta già in epoca preistorica incastonata in uno strettissimo canyon fuori dalla quale vi sono paretoni con vie alpinistiche impegnative che superano anche i 500 metri di altezza.
Nella grotta si è di fatto al coperto anche se, quando fuori piove copiosamente, il tetto tende a gocciolare. Il Covolon è conosciuto perché è una palestra di formazione del Gruppo Speleologico del Grotte Giare che di fatto la gestisce, ma nel periodo dei corsi roccia del CAI, nelle giornate piovose, ci si ritrova in parecchie scuole di alpinismo per sfruttare i vari terrazzi e la possibilità di attrezzare soste all’asciutto. A volte la mattina si fanno le corse per arrivare per primi ed assicurarsi la possibilità di fare manovre fin sera! Da qui storicamente gira tra gli alpinisti la frase “mai vista la grotta di Valgadena con il sole” perché alla fine si va lì per non perdere una giornata di attività.
La grotta invece con le giornate di sole è spettacolare. È rinomata anche perché ospita la famosa via del Gran Tetto del mitico Umberto Marampon aperta nel 1994, faticosissima e impegnativa anche dal punto di vista psicologico, poiché si è costantemente appesi nel vuoto dall’inizio alla fine. Durante la via si possono sfruttare alcuni spit e anche i famosi chiodi a pressione di Berto detti “chiodi a impressione” e che sinceramente, con l’usura degli anni, sono sempre più impressionanti.
La nostra Via El Viro ha una sosta in comune con la via del Gran Tetto e le due vie si incrociano proprio sotto la cupola della grotta. Siamo ovviamente entrati in punta di piedi nella chiodatura di questa roccia chiodata da un grande e storico artificialista. Sappiamo che è sacrilego mettere chiodi in un ambiente del genere, ma è anche vero che stare appesi nel vuoto è un’emozione appagante di libertà totale e cito Diego Filippi che ne ha messi tanti e ci ha dato la possibilità di divertirci: "un piccolo contributo allo sviluppo di questa intrigante e per alcuni incomprensibile disciplina". Sotto il tetto di Val Gadena, su 60 metri di sviluppo, si può vivere una giornata indimenticabile.
La via El Viro è ideale è per chi si approccia all'arrampicata artificiale e vuole sperimentarsi in un tracciato non troppo faticoso e sempre molto sicuro, ideale per il primo approccio con le due staffe.
Paola Gottardello con Max Poggese, e un ringraziamento speciale al nostro grande Fausto Maragno del CAI di Camposampiero
CAI Camposampiero www.caicamposampiero.it
SCHEDA: El Viro, Grotta del Covolon, Val Gadena, Valsugana