Dhaulagiri 2005: scambi, cronache d'avvicinamento

14/04 Quarto report: di Manuel Lugli:: raggiunto il Campo base del Dhaulagiri; è il momento di dividersi per trekkers e alpinisti. la spedizione di Meroi, Benet, Vuerich e compagni si prepara alle prime ricognizioni sulla montagna.
Himalaya, Luca Vuerich, Nives Meroi, Romano Benet, Dhaulagiri

Quarto report dal Dhaulagiri. Ormai alpinisti e trekkers sono al Campo Base. E' il tempo delle strade che si dividono. Per gli alpinisti inizia il lungo corteggiamento, fatto di attese e di esplorazioni verso l'alto. Un tempo pieno di speranze, e di quella cima che spesso sembra sfuggire (e sfugge anche) come una chimera. Per i trekkers è il giro di boa: il loro cammino continua verso il ritorno, verso quella fine del sentiero che li ricondurrà al piano. Fino a qui hanno vissuto e camminato insieme, trekkers e alpinisti. Hanno condiviso tutto, nonostante siano così apparentemente diversi, seppure siano così profondamente simili...


SCAMBI
cronache d'avvicinamento al Dhaulagiri
di Manuel Lugli


Dhaulagiri, 14 aprile 2005.

Alla fine siamo arrivati al campo base. Qualcuno forse neanche ci sperava più. Dieci giorni di marcia davvero "old style", attraverso una varietà di paesaggi affascinante e mutevole: risaie, foreste umide ed intricate, gole profondissime e passi aerei. Fino al ghiacciaio del Dhaulagiri ampio e spettacolare.

Su questo palcosecnico si sono mossi insieme due gruppi con mete, idee e animi sulla carta, diversi: alpinisti e trekkers. Convivenza non facile, si potrebbe pensare, con gli alpinisti proiettati verso la montagna, la cima, poco tempo per il resto, l'avvicinamento un inevitabile accidente; e i camminatori che, lo dice la parola, camminano e fanno del sentiero la propria meta. Ma in questo caso qualcosa ha funzionato diversamente. Vuoi per qualche conoscenza - in alcuni casi vera e propria amicizia - già esistente tra i membri dei due gruppi, vuoi per la forza dell'ambiente stesso o per quelle rare alchimie che a volte si innescano. Le idee, le sensazioni si sono mescolate e, si potrebbe dire, ognuno ha scambiato con gli altri qualcosa della propria "filosofia" di cammino - anche l'alpinismo in fondo è cammino, seppure verso l'alto.

Cesare, uno degli alpinisti, mi dice: "E' bello questo procedere tutti insieme, ti fa sentire meno ansioso, meno proiettato verso la sola cima. Ti consente di prestare attenzione a tutto quello che ti circonda durante la marcia." Molti di questi alpinisti - Nives, Romano, Luca, Ivan - sono veterani e vivono il loro avvicinamento a ritmi alterni, a momenti desiderando di essere già al campo base, pronti per la salita, in altri godono dei piccoli attimi di pace del semplice camminare, dei riti giornalieri, dei risvegli e del rimettersi in movimento. I camminatori - anche tra loro comunque ci sono dei "veterani" - imparano magari i trucchi della quota, del camminare piano, o semplicemente gustano i racconti di altre salite, di altre storie himalayane. Ovviamente esistono momenti di identificazione per alpinisti e trekkers, tutti esattamente identici sotto un paio d'ore di pioggia nella foresta.

Ora, qui al campo base, i cammini si separano: alpinisti verso l'alto, trekkers verso il basso - più o meno, visto che due passi di oltre cinquemila metri li attendono, prima di scendere davvero. Separazione consensuale, con piccolo scambio "culturale" avvenuto. E' consolante sapere che, in questi tempi di ghigni contrapposti, una cosa semplice come il camminare possa amalgamare storie e persone.

Manuel Lugli


diario spedizione Dhaulagiri 2005
presentazione
1° report - Viaggiando nel tempo sospeso
2° report - tra incontri con i "ribelli maoisti" e la lentezza
3° report - smentire i pregiudizi
archivio
portfolio Luca Vuerich
Nodo infinito
news Meroi, Benet, Vuerich


Il campo Base del Dhaulagiri (Foto archivio Manuel Lugli).


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