Cresta Est del Monviso. Di Ivo Ferrari
Ivo Ferrari racconta la salita della Cresta Est del Monviso una grande e imponente montagna dove fare alpinismo significa... fatica!
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Il Monviso
archivio Ivo Ferrari
È impossibile vedere e salire tutte le montagne che vorrei vedere e salire! Una di queste è, o meglio era il Monviso, lì, lontana da casa ma tremendamente ricca di storia: una grande e imponente struttura dove fare alpinismo significa... fatica! Un sacco di “occasioni” perse, per motivi sempre diversi che vanno dalla meteo sfavorevole alla mia mancanza di voglia di fare (a volte) fatica, e il tempo passa.
Fulvio Scotto è uno che il Monviso lo porta nel cuore: sui suoi frastagliati fianchi è salito d’estate e d’inverno, solo e in compagnia, lungo linee nuove e ripetizioni importanti. Ho appuntamento con Fulvio e, questa volta non posso mancare, la voglia c’è, la forma anche. Si parte!
Arrivare per la prima volta sotto una montagna che solitamente vedo piccola e lontana all’orizzonte e, trovarsi davanti un colosso imponente, fa un certo effetto. Sono emozionato, la classica emozione della prima volta. Al rifugio Quintino Sella, io, che non sono molto da rifugi, mi perdo tra i colori della gente: molte mete ma un solo scopo, la cima del Monviso. Faccio conoscenza con due simpatici amici di Fulvio e a cena si parla di montagne, idee, mete, progetti e amicizia.
L’atmosfera mi tranquillizza. La Cresta è ben visibile e ora che è arrivato il colore della notte, la volta celeste si lascia ammirare in tutto il suo splendore.
Sveglia, tutti in piedi, rumori, sbadigli, ferraglia di vario tipo e marca... confusione, tutti pronti per il giorno. Vestito “il giusto” per non sentire freddo mi incammino seguito da Fulvio verso la “nostra” cresta. Siamo i primi, forse perché vogliamo essere i primi!
La roccia è come sapevo e volevo che fosse, non perfetta, ma nemmeno traumatica. Saliamo illuminati dalla luce artificiale della pila frontale, appigli freddi ma generosi. Finalmente sto andando verso l’alto, verso la Cima di quel monte da dove nascono le acque del fiume più imponente d’Italia! Il giorno ci sorprende a metà cresta, arriva e non ci trova impreparati, ma pronti e felici di essere lì!
Sopra i tremila, io che vivo sotto i duecento metri, inizio a sbuffare e la testa mi gira. La Cima, la Croce, il vento gelido, l’orizzonte bellissimo, la gioia, una stretta di mano. Finalmente sono qua, stanco, ma talmente felice che per un attimo non penso alla discesa. Fulvio mi spiega tutto quello che ho davanti agli occhi: nomi famosi e sconosciuti, francesi e italiani ed una cosa mi colpisce, un passo bellissimo nella storia di questa montagna e dell’alpinismo in generale.
Gli occhi vengono rapiti dalla lunghissima Cresta Nord/Nord Ovest ripetuta integralmente in Invernale solitaria dal leggendario Patrick Berhault. Un viaggio che partendo dal Colle delle Traversette porta alla Croce di vetta del Monviso: per i miei occhi pura fantascienza, una cavalcata wagneriana lungo una linea tra terra e cielo. Che Uomo e che Alpinista fantastico! Quattro ore dopo con tutti i muscoli del corpo doloranti, siamo di nuovo all’interno dell’accogliente Rifugio Quintino Sella, la giornata presto mi riporterà a casa. Bello il Monviso, talmente bello che sicuramente ritornerò.
Grazie Fulvio, grazie Amici
Ivo Ferrari
Un grazie alla Great Escapes per la fiducia e il vestiario.
Fulvio Scotto è uno che il Monviso lo porta nel cuore: sui suoi frastagliati fianchi è salito d’estate e d’inverno, solo e in compagnia, lungo linee nuove e ripetizioni importanti. Ho appuntamento con Fulvio e, questa volta non posso mancare, la voglia c’è, la forma anche. Si parte!
Arrivare per la prima volta sotto una montagna che solitamente vedo piccola e lontana all’orizzonte e, trovarsi davanti un colosso imponente, fa un certo effetto. Sono emozionato, la classica emozione della prima volta. Al rifugio Quintino Sella, io, che non sono molto da rifugi, mi perdo tra i colori della gente: molte mete ma un solo scopo, la cima del Monviso. Faccio conoscenza con due simpatici amici di Fulvio e a cena si parla di montagne, idee, mete, progetti e amicizia.
L’atmosfera mi tranquillizza. La Cresta è ben visibile e ora che è arrivato il colore della notte, la volta celeste si lascia ammirare in tutto il suo splendore.
Sveglia, tutti in piedi, rumori, sbadigli, ferraglia di vario tipo e marca... confusione, tutti pronti per il giorno. Vestito “il giusto” per non sentire freddo mi incammino seguito da Fulvio verso la “nostra” cresta. Siamo i primi, forse perché vogliamo essere i primi!
La roccia è come sapevo e volevo che fosse, non perfetta, ma nemmeno traumatica. Saliamo illuminati dalla luce artificiale della pila frontale, appigli freddi ma generosi. Finalmente sto andando verso l’alto, verso la Cima di quel monte da dove nascono le acque del fiume più imponente d’Italia! Il giorno ci sorprende a metà cresta, arriva e non ci trova impreparati, ma pronti e felici di essere lì!
Sopra i tremila, io che vivo sotto i duecento metri, inizio a sbuffare e la testa mi gira. La Cima, la Croce, il vento gelido, l’orizzonte bellissimo, la gioia, una stretta di mano. Finalmente sono qua, stanco, ma talmente felice che per un attimo non penso alla discesa. Fulvio mi spiega tutto quello che ho davanti agli occhi: nomi famosi e sconosciuti, francesi e italiani ed una cosa mi colpisce, un passo bellissimo nella storia di questa montagna e dell’alpinismo in generale.
Gli occhi vengono rapiti dalla lunghissima Cresta Nord/Nord Ovest ripetuta integralmente in Invernale solitaria dal leggendario Patrick Berhault. Un viaggio che partendo dal Colle delle Traversette porta alla Croce di vetta del Monviso: per i miei occhi pura fantascienza, una cavalcata wagneriana lungo una linea tra terra e cielo. Che Uomo e che Alpinista fantastico! Quattro ore dopo con tutti i muscoli del corpo doloranti, siamo di nuovo all’interno dell’accogliente Rifugio Quintino Sella, la giornata presto mi riporterà a casa. Bello il Monviso, talmente bello che sicuramente ritornerò.
Grazie Fulvio, grazie Amici
Ivo Ferrari
Un grazie alla Great Escapes per la fiducia e il vestiario.
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