Coffee Break #12 - Digressione
Daniela Zangrando in questo Coffee break presenta i Godspeed You! Black Emperor. Una disgressione rock che parla di un'energia pura, quasi inconsapevole, che va naturalmente controcorrente. Quasi come una certa idea di alpinismo...
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Digressione
archive Tadiello-Zangrando
10 aprile. Trezzo sull'Adda. Godspeed You! Black Emperor.
Escono, ordinati, allo scattare del minuto. Sono le ventitre. Nessuno sguardo rivolto al pubblico, nessuna attenzione. Capi bassi. Un'energia da subito inflessibile. Percussiva. Impressiona le viscere. Rimescola lo stomaco, fino al vomito. Al malessere. Irremovibili, ad uno ad uno i suoi strumenti si sovrappongono, grandiosi, aprendo la concentrazione di un pensiero.
Mi sarebbe estremamente facile descrivervi a questo punto i componenti dei Godspeed You! Black Emperor come granitici, darvi in pasto un paragone con il tale o il talaltro alpinista, gettare ponti tra un album e una via, azzardare termini di paragone. Ma credo che i parallelismi tra l'alpinismo e qualsiasi altra disciplina siano sensibili e scostanti come il tartagliare di una falena, e rimando a voi la possibilità di rinvenirne qualche traccia, o di superare o contraddire le mie intuizioni. Dal canto mio, poiché dell'alpinista ammiro più della performance la statura nei confronti del proprio tempo, penso che dovrete concedermi questa digressione.
Ho un udito allenato da installazioni sonore d'arte contemporanea, da canzonette e sperimentazioni musicali di varia origine, dalle più assurde bizzarrie classiche alla scena underground berlinese. Non mi meraviglio facilmente. Sono sempre pronta a innervosirmi nei confronti della citazione, del troppo poco nuovo, del debole. Sapevo già molto dei Godspeed, del loro no a interviste, cantanti, leader, foto per la stampa. Del loro suonare seduti, con alle spalle delle proiezioni sedici millimetri. Della libertà di scrivere tracce lunghe o corte quanto desiderato dai membri, senza alcun limite prefissato. Del loro essersi sciolti per quasi otto anni, e poi aver ripreso, come una band.
Eppure il loro concerto mi ha messo alle corde. Ho nominato prima “l'energia”. Penso che la fonte di questa energia sia qualcosa di talmente forte da riuscire a imbarazzare anche il più razionale pensatore. Non è un'energia misurabile attraverso il cadere dei colpi sulla batteria, non proviene dalla scritta “Hope” che fa capolino alle loro spalle, non ha nulla a che fare nemmeno con i titoli delle tracce o con l'atteggiamento del gruppo. È l'energia della disperanza.
È quella di colui che, dopo aver fatto i conti con le proprie e le altrui illusioni, coltiva un attivismo risoluto alla condizione umana. Di chi rinuncia alla disperazione e al cinismo, professando temperature politiche e morali che sa bene non essere in grado di imporsi. Di chi arde anche in uno sguardo privo di miraggi. Di chi conosce da vicino il valore della testardaggine. Di chi crede e avanza, nella totale assenza di speranza.
È dunque un'energia del tutto impossibile da ignorare, quella del disperanzoso. Uno sguardo implacabile, altissimo. Una larva che divora la carogna del suo contemporaneo e si dispone, non con beota serenità, ma con assoluta fermezza, al nuovo.
Se girassi solo per monti con l'obiettivo di trovare qualcosa da raccontarvi, perderei la capacità di vedere.
Daniela Zangrando
Godspeed You! Black Emperor è una band post-rock canadese nata a Montreal all'inizio degli anni Novanta. Di recente uscita l'album Asunder, Sweet and Other Distress (rilasciato via Constellation Records il 31 marzo 2015).
>>> Tutti gli articoli Coffee Break
Escono, ordinati, allo scattare del minuto. Sono le ventitre. Nessuno sguardo rivolto al pubblico, nessuna attenzione. Capi bassi. Un'energia da subito inflessibile. Percussiva. Impressiona le viscere. Rimescola lo stomaco, fino al vomito. Al malessere. Irremovibili, ad uno ad uno i suoi strumenti si sovrappongono, grandiosi, aprendo la concentrazione di un pensiero.
Mi sarebbe estremamente facile descrivervi a questo punto i componenti dei Godspeed You! Black Emperor come granitici, darvi in pasto un paragone con il tale o il talaltro alpinista, gettare ponti tra un album e una via, azzardare termini di paragone. Ma credo che i parallelismi tra l'alpinismo e qualsiasi altra disciplina siano sensibili e scostanti come il tartagliare di una falena, e rimando a voi la possibilità di rinvenirne qualche traccia, o di superare o contraddire le mie intuizioni. Dal canto mio, poiché dell'alpinista ammiro più della performance la statura nei confronti del proprio tempo, penso che dovrete concedermi questa digressione.
Ho un udito allenato da installazioni sonore d'arte contemporanea, da canzonette e sperimentazioni musicali di varia origine, dalle più assurde bizzarrie classiche alla scena underground berlinese. Non mi meraviglio facilmente. Sono sempre pronta a innervosirmi nei confronti della citazione, del troppo poco nuovo, del debole. Sapevo già molto dei Godspeed, del loro no a interviste, cantanti, leader, foto per la stampa. Del loro suonare seduti, con alle spalle delle proiezioni sedici millimetri. Della libertà di scrivere tracce lunghe o corte quanto desiderato dai membri, senza alcun limite prefissato. Del loro essersi sciolti per quasi otto anni, e poi aver ripreso, come una band.
Eppure il loro concerto mi ha messo alle corde. Ho nominato prima “l'energia”. Penso che la fonte di questa energia sia qualcosa di talmente forte da riuscire a imbarazzare anche il più razionale pensatore. Non è un'energia misurabile attraverso il cadere dei colpi sulla batteria, non proviene dalla scritta “Hope” che fa capolino alle loro spalle, non ha nulla a che fare nemmeno con i titoli delle tracce o con l'atteggiamento del gruppo. È l'energia della disperanza.
È quella di colui che, dopo aver fatto i conti con le proprie e le altrui illusioni, coltiva un attivismo risoluto alla condizione umana. Di chi rinuncia alla disperazione e al cinismo, professando temperature politiche e morali che sa bene non essere in grado di imporsi. Di chi arde anche in uno sguardo privo di miraggi. Di chi conosce da vicino il valore della testardaggine. Di chi crede e avanza, nella totale assenza di speranza.
È dunque un'energia del tutto impossibile da ignorare, quella del disperanzoso. Uno sguardo implacabile, altissimo. Una larva che divora la carogna del suo contemporaneo e si dispone, non con beota serenità, ma con assoluta fermezza, al nuovo.
Se girassi solo per monti con l'obiettivo di trovare qualcosa da raccontarvi, perderei la capacità di vedere.
Daniela Zangrando
Godspeed You! Black Emperor è una band post-rock canadese nata a Montreal all'inizio degli anni Novanta. Di recente uscita l'album Asunder, Sweet and Other Distress (rilasciato via Constellation Records il 31 marzo 2015).
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