Coffee break #04 - Pichl Route
La Pichl... una grande, infinita via che esplora l'anima e i meandri più nascosti dell'antico gigante misterioso, il Sassolungo. Daniela Zangrando, con il suo Coffee break ci accompagna tra i sogni e le pieghe di una montagna antica, svelata da leggende e danze lontane mentre una realtà cieca insegue auto-strade senza cuore.

Johann Jacob Scheuchzer, Ouresiphoites Helveticus, sive itinera per Helvetiae alpinas regiones, 1723
Quando la luna è rossa e si appoggia sulle case, pericolo. Meglio andare.
Il Signor Rossi è già in vacanza. Ha preso armi e bagagli ed è partito. È riuscito anche a fare un ottimo acquisto dell'ultimo minuto, dotandosi di uno dei recentissimi brevetti in materia di campeggio: una tenda quasi tascabile, una di quelle che sta nello spazio tra pollice e indice. Auto-apribile. Auto-svolgibile. Auto-montabile. E poi ovviamente anche auto-richiudibile. E auto-riponibile. Tutto assolutamente auto. Non si è dovuto nemmeno portar dietro i picchetti.
Lì troverai le nebbie. La loro luce accecante. Sovrana. Il riverbero del nulla. Lo stato assoluto delle cose. Lì avrai timore di chiudere gli occhi. Ti verrà restituito il tempo. Anticipato l'addio. Poserai l'amore, come prima del giudizio. Consegnerai il sogno.
In mancanza d'altre parole, nominerai la grandezza. Ma grandezza significa estensione. Ed estensione allontanamento*. Sarà per te perdita. Arrivare distante senza conoscere il senso del ritorno. Chiuso presagio.
Sopra la testa, il vocio acuto dell'Animale, incurante dei malumori del cielo. Nella prossimità, digerirai un vago sapore di morte.
Il Sassolungo. Un'enorme creatura preistorica. Stringe tra le mandibole carcasse, teschi, ossa. Zanne, denti. Resti. Perentoria magia. Voragini frastagliate in avviluppo tra le spire. Infernali richiami.
La Pichl è la sua danza. Leggera a tratti. Qualche accordo tetro nel mezzo. Sospiri profondi. Re minore. E poi ancora via, con passo veloce e ardente. A ritmo. Ah… la mazurca che ballava la mia nonna con le trecce a penzoloni e con i mutandoni sotto la sua gonna. Ah… la mazurca d'un bel tempo assai lontano...
Il Signor Rossi sbadiglia. La tenda non s'è voluta aprire. Poco male. La restituirà. Nel tendone poco discosto qualcuno balla. È ora di provare a dormire. Vapori grondanti si levano dal terreno. Speriamo solo non faccia troppo freddo.
Daniela Zangrando
*Liberamente tratto da Lao Tzu, in François Cheng, Cinq méditations sur la mort autrement dit sur la vie, éditions Albin Michel, Paris 2013; trad.it. Cinque meditazioni sulla morte ovvero sulla vita, Bollati Boringhieri editore, Torino 2014, pag. 24.
Tutti gli articoli Coffee break
Il Signor Rossi è già in vacanza. Ha preso armi e bagagli ed è partito. È riuscito anche a fare un ottimo acquisto dell'ultimo minuto, dotandosi di uno dei recentissimi brevetti in materia di campeggio: una tenda quasi tascabile, una di quelle che sta nello spazio tra pollice e indice. Auto-apribile. Auto-svolgibile. Auto-montabile. E poi ovviamente anche auto-richiudibile. E auto-riponibile. Tutto assolutamente auto. Non si è dovuto nemmeno portar dietro i picchetti.
Lì troverai le nebbie. La loro luce accecante. Sovrana. Il riverbero del nulla. Lo stato assoluto delle cose. Lì avrai timore di chiudere gli occhi. Ti verrà restituito il tempo. Anticipato l'addio. Poserai l'amore, come prima del giudizio. Consegnerai il sogno.
In mancanza d'altre parole, nominerai la grandezza. Ma grandezza significa estensione. Ed estensione allontanamento*. Sarà per te perdita. Arrivare distante senza conoscere il senso del ritorno. Chiuso presagio.
Sopra la testa, il vocio acuto dell'Animale, incurante dei malumori del cielo. Nella prossimità, digerirai un vago sapore di morte.
Il Sassolungo. Un'enorme creatura preistorica. Stringe tra le mandibole carcasse, teschi, ossa. Zanne, denti. Resti. Perentoria magia. Voragini frastagliate in avviluppo tra le spire. Infernali richiami.
La Pichl è la sua danza. Leggera a tratti. Qualche accordo tetro nel mezzo. Sospiri profondi. Re minore. E poi ancora via, con passo veloce e ardente. A ritmo. Ah… la mazurca che ballava la mia nonna con le trecce a penzoloni e con i mutandoni sotto la sua gonna. Ah… la mazurca d'un bel tempo assai lontano...
Il Signor Rossi sbadiglia. La tenda non s'è voluta aprire. Poco male. La restituirà. Nel tendone poco discosto qualcuno balla. È ora di provare a dormire. Vapori grondanti si levano dal terreno. Speriamo solo non faccia troppo freddo.
Daniela Zangrando
*Liberamente tratto da Lao Tzu, in François Cheng, Cinq méditations sur la mort autrement dit sur la vie, éditions Albin Michel, Paris 2013; trad.it. Cinque meditazioni sulla morte ovvero sulla vita, Bollati Boringhieri editore, Torino 2014, pag. 24.
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