Cascata Major sulla est del Monte Bianco salita da Francesco Civra Dano e Giuseppe Vidoni

Sulla parete est del Monte Bianco Giuseppe Vidoni e Francesco Civra Dano hanno salito una cascata di ghiaccio che non era mai stata salita in precedenza. Formata perfettamente quest’anno, si tratta di 'una vera cascata di ghiaccio a 4000m, alta circa 200 metri in mezzo alla parete della Brenva' che poi li ha portati fino in cima al Monte Bianco. Il racconto di Vidoni.
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Sul muro centrale della Cascata Major sulla est del Monte Bianco
Francesco Civra Dano, Giuseppe Vidoni


Francesco Civra Dano e Giuseppe Vidoni sono andati a segno con una bella, importante nuova via sul Monte Bianco. Sicuramente una delle più interessante negli ultimi anni. Si tratta in definitiva di una linea sulla famosa parete est, a sinistra della via Major e a destra della Poire, che su un pilastro rosso dove corre la via di roccia Mazeaud - Sorgato coglie una cascata di ghiaccio che quest’anno si è formata alla perfezione. I due l’hanno salita sabato 20 novembre, poi hanno continuato fino in cima al Monte Bianco per poi bivaccare al Rifugio Goûter e scendere il giorno seguente. Stando alle ricerche effettuate finora, la linea non era mai stata salita prima e vista l’esposizione, nel cuore del mitico versante Brenva, è facile capire il perché. A questo punto i numeri della Cascata Major - VI / WI5 - diventano secondari.

CASCATA MAJOR MONTE BIANCO PARETE EST di Giuseppe Vidoni

Come non notarla? E’ lì, davanti a me, ogni mattina dalle ultime tre settimane. Illuminata con le prime luci del sole a 4000 metri. Guardando la parete Est del Monte Bianco da Courmayeur, se sei appassionato di alpinismo, non puoi non notare questa colata di ghiaccio alta circa 200 metri in mezzo alla parete su un pilastro di granito rosso.

E che parete! La cosiddetta parete Himalayana del Monte Bianco, sul versante della Brenva, alta più di mille metri dove sono state tracciate delle vie tra le più belle e impegnative delle alpi, come lo sperone della Brenva, la Sentinella Rossa, la via Major, la Poire. Una parete affascinante ma anche pericolosa a causa dell’esposizione dei seracchi che sovrastano la parete.

Insomma, un sogno! E come la maggior parte delle volte che vedo una bella linea e immagino che bello sarebbe salirla, mi chiedo se l’hanno già fatta. Probabilmente sì, penso. Però, voglio verificare. Inizio subito a cercare e a informarmi guardando le varie guide e siti internet. Niente, non trovo alcun segno di questa cascata o di una possibile salita. Sì, sul pilastro c’è già una via che lo percorre (la Mazeaud – Sorgato) ma questa resta a destra sulla roccia. Sembra proprio che la colata di ghiaccio non sia mai stata scalata fino ad ora. Come mai? Forse non si era mai formata così bene; forse negli anni passati, solo qualche volta e per poco tempo. Chissà, in questi due anni che vivo a Courmayeur non l’avevo mai vista.

WOW bisogna andare! Non si può ignorare. Ogni giorno il pensiero ritorna a quella stupenda cascata. Tengo monitorato il meteo. E’ da cinque giorni che non nevica in valle e sulla zona del Bianco non ha nevicato molto. La neve, con le belle giornate, si sarà assestata. Per i prossimi tre giorni sembra essere bel tempo, sereno e senza vento, poi danno peggioramento con nevicate abbondanti. Ok, è il momento, andiamo!

Provo a chiedere a qualche amico che potrebbe essere interessato e determinato a venire. Quando chiamo Franvcesco Civra, e gli giro qualche foto, subito entusiasta mi dice: sì, andiamo, anch’io l’avevo vista… bella idea; però adesso sono a scalare a Finale, ma se dici che è il momento giusto, no problem, salgo subito in Valle.

Così, il 20 novembre, la mattina presto ci troviamo a partire dal bivacco della Fourche con le pile frontali. Sappiamo che per arrivare all’attacco non sarà facile. Bisogna battere traccia sulla neve per passare il ghiacciaio della Brenva. I buchi con la neve fresca sopra ci fanno procedere con molta attenzione. Arrivati al Col Moore, non è di facile intuizione cercare la linea migliore sul traverso che ci porta al canale. Non fermarsi e proseguire spediti è d’obbligo, e meglio non pensare ai seracchi che abbiamo sopra la testa. La luna piena ci dà una grossa mano, e per fortuna senza intoppi arriviamo a prendere e risalire il canale che ci porterà poi dritti alla base della cascata.

Con le prime luci ci prepariamo per la salita. Il ghiaccio sembra perfetto, una vera e propria cascata! L’ambiente che ci circonda è uno dei più spettacolari che abbia mai visto. Così attacchiamo i primi tiri sul ghiaccio. Scalare a 4000 metri dei tiri di V ci richiede fatica e impegno. Il ghiaccio, pur essendo buono, a tratti era fine e le viti anche corte non entravano del tutto. La cascata è continua e per lo più verticale, ci sono poche possibilità di riposare. Con determinazione dopo cinque tiri, e circa 170 metri di salita, usciamo dalla cascata sul pendio di neve sovrastante.

Il pendio è meno facile del previsto, in quanto ci costringe a proseguire sulle punte dei ramponi perché sotto i quindici centimetri di neve si nasconde una lastra di ghiaccio. Arriviamo sotto la base del ultimo pilastro con i polpacci in fiamme, e finalmente in sosta ci riposiamo e beviamo l’ultimo goccio di acqua dalla borraccia.

Da lì, per raggiungere il Col Major e la cima del Monte Bianco, è ancora impegnativa: bisogna superare ancora l’ultimo pilastro, i seracchi e percorrere i pendii. Noi optiamo per la diretta che fecero durante la prima invernale del 1953 le guide Arthur Ottoz e Toni Gobbi, sebbene più difficile, a loro avviso costituisce realmente “la via più logica e veloce”.

Dandoci il cambio a tracciare sulla neve profonda raggiungiamo la cima a metà pomeriggio. In cima al Bianco, stanchi e provati ci stringiamo la mano contenti ed entusiasti di questa nuova salita. Così iniziamo la discesa verso il Rifugio invernale del Gouter che raggiungiamo con le ultime luci del giorno.




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