Big wall in Patagonia aperta da Vanhee, Didier e Siadak
Max Didier, Austin Siadak, Ian Siadak e io avevamo deciso di trascorrere il febbraio 2020 nella giungla e su granito inesplorato. Ci eravamo conosciuti l'anno scorso a El Chaltén in Patagonia e il nostro ambizioso piano era di esplorare alcune pareti di granito inviolate nella provincia di Palena, nel nord del Cile. Max aveva scovato alcune pareti sconosciute su Google Earth nella Valle Alerce. Eravamo motivati e preparati per un’avventura in parete, e questa ci sembrava esattamente quello che stavamo cercando: una grande parete mai salita prima e l’opportunità di arrampicare e passare un po’ di tempo con gli amici sui nostri portaledge. Prima di decidere abbiamo investito una giornata ad esplorare la valle, ma mentre la Valle Alerce era davvero selvaggia e aveva un sacco di roccia a disposizione, non ha toccato le corde giuste in noi: troppa giungla e pareti forse non sufficientemente ripide. Un po’ delusi, ma con un piano B in mente, abbiamo deciso di tornare alla civiltà e considerare le nostre opzioni.
Vicino alla Valle Alerce si trova un'altra valle chiamata Valle de la Plata che conduce ad una grande parete chiamata Serania Avalancha. Questa era stata precedentemente salita da Mariana Gallego, Martin Molina e Luis Molina nel 2007, mentre nel 2012 Silvia Vidal aveva aperta in solitaria Espiadimonis (A4/6b, 1500m). Nonostante le loro salite non siamo riusciti a trovare molte informazioni né sull'avvicinamento, né sulla parete né sulla zona in generale. Tuttavia abbiamo deciso di tentare la sorte nella Valle de la Plata e dare un'occhiata a questa mitica parete di Serrania Avalancha.
Leggendo il report di Silvia, sapevamo che l’avvicinamento era di soli 8 chilometri. Breve, ma piuttosto difficile a causa della giungla e della selvaggia salita lungo il fiume. Ben presto ne abbiamo trovato conferma. Dopo solo 1 ora ci siamo imbattuti in una fitta giungla ed un fiume con molte cascate; camminare lungo il letto del fiume si è rivelato impossibile. Sono seguiti altri cinque giorni impegnativi, durante i quali abbiamo usato i nostri machete come il noto conduttore televisivo Bear Grylls. Abbiamo strisciato con mani e ginocchia, abbiamo attraverso il fiume - a volte molto profondo - spesso lottando contro forti correnti. L'obiettivo di arrampicare durante quella finestra di bel tempo di 7 giorni è svanito mentre conquistavamo sempre più attraversamenti del fiume con i bambù. Improvvisamente raggiungere Laguna de la Plata, l'enorme lago alla base della parete, ci sembrava un grande obiettivo.
Dopo sei giorni abbiamo finalmente raggiunto la laguna. Con nostra grande sorpresa abbiamo visto emergere dal lago non soltanto la famosa parete Serrania Avalancha; di fronte a Serrania abbiamo visto una bellissima parete bianca piena di evidenti fessure che la solcavano. Questa parete non solo sembrava più bella, ma sembrava anche più asciutta. Era anche meno probabile che si trasformasse in una moltitudine di cascate infuriate quando le piogge sarebbero iniziate. Dato che il maltempo era stato previsto e con ormai pochi giorni a disposizione a causa del lungo avvicinamento, abbiamo deciso di tentatare questa parete "opposta", più piccola ma molto accattivante.
I primi 3 dei nostri 8 giorni di campeggio sotto la parete li abbiamo trascorsi ad arrampicando per raggiungere la cima. Corde fisse sono state utilizzate per progredire prima di ritornare al campo base. Abbiamo battezzato la cima e la parete Pared de la Plata, mentre abbiamo chiamato la nostra via Bailando con la Lluvia (Ballando con la pioggia). Questo nome si riferisce alla difficoltà che abbiamo incontrato arrampicando tra le cortine di pioggia che hanno trasformato le pareti in cascate infuriate. Ci siamo intrufolati ovunque per raggiungere quella vetta in una giornata molto grigia e con tempo instabile, mentre nuvole minacciose e piccole perturbazioni incombevano costantemente sopra di noi.
Durante la discesa abbiamo deciso di lasciare le corde statiche fisse per tornare all’ottavo tiro, ovvero alla cima di un incredibile pilastro incastrato in un grande diedro. Durante la nostra prima salita avevamo salito la linea più evidente ma il 10° e 12° tiro non erano stati saliti in libera a causa dell’acqua, del fango e del muschio nelle fessure. Scendendo abbiamo notato una variante più pulita a sinistra e questo ci ha motivato a tornare per riprovare una salita completamente in libera. Dopo un giorno di pioggia e cascate a go go si è presentata una vera finestra di bel tempo di 5 giorni. Questa era la nostra occasione, era ciò per cui eravamo venuti fino a qui. Abbiamo preparato tutto il materiale necessario per la big wall e abbiamo spostato il nostro campo avanzato in parete, in cima a quello che avevamo soprannominato Puerto Pillar.
Il successivo giorno e mezzo è stato speso per aprire la variante in libera. È stato necessario soltanto uno spit, piantato a mano, per attraversare a sinistra e raggiungere un altro diedro sul 10° tiro. Era proprio questa la bellissima arrampicata in libera che stavamo cercando. Bailando con la Lluvia ha quindi una versione originale in artif (7a/A2, 16 tiri, 700m) ed una variante in libera a sinistra (7a, 16 tiri, 700m). La prima salita è stata effettuata in team ed è durata diversi giorni.
Le due notti in parete sono state sicuramente il punto culminante del viaggio, il contrasto tra le giornate di forte pioggia e il tempo stabile ci ha fatto assaporare ancora di più questi ambienti selvaggi! Sfortunatamente però non siamo riusciti a goderci il tempo in parete per molto. Poiché il ritorno a valle si sarebbe rivelato impossibile con la pioggia ed i fiumi ingrossati, abbiamo dovuto approfittare degli ultimi due giorni di bel tempo ed iniziare il rientro subito dopo la nostra discesa al campo base. Nei due giorni successivi, sapendo dove attraversare il fiume, conoscendo il sentiero nella giungla e usando ogni trucco possibile, siamo riusciti a trasportare tutto il nostro materiale a Rio Avalancha e attraversarlo per tornare al nostro punto di partenza.
Questa è stata una spedizione molto impegnativa, sono felice di averla condivisa con gli amici con i quali mi sento a mio agio e al sicuro. Questi sono gli ingredienti chiave per diventare una squadra solida e per raggiungere obiettivi concreti, cosa che siamo riusciti a fare. Grazie quindi Max, Austin e Ian, per tutti i buoni momenti, le chiacchierate, la motivazione giusta.
Mille grazie a tutti i locali di Chaíten e Puerto Cárdenas per l'aiuto nella logistica. Un grande ringraziamento al gaucho locale Pierre Angelo che ci ha aiutato ad attraversare Rio Avalancha a cavallo durante il nostro primo giorno. E grazie anche a Rolando Garibotti per il preciso bollettino meteorologico, fondamentale per quel minaccioso giorno in vetta!
Siebe Vanhee, marzo 2020
Links: FB Siebe Vanhee, www.siebevanhee.be, La Sportiva, Petzl, The North Face, www.austinsiadak.com
Nota: La Pared de la Plata era stata tentata per la prima volta nel 2014 da Tola Señoret, Juan Señoret, Mike Sanchez e Sebastian Schmidt ma sebbene abbiano salito quattordici tiri, ritirandosi appena al di sotto della fine delle difficoltà, la montagna era rimasta illibata. Bailando con la Lluvia di Siebe Vanhee, Max Didier, Austin Siadak e Ian Siadak ha in comune alcuni parti (due tiri) con quel tentativo del 2014.