'Bianco Invisibile' alla Brèche dell’Aiguille Blanche de Peuterey per François Cazzanelli e Giuseppe Vidoni

Intervista a François Cazzanelli che il 7 marzo 2025 insieme a Giuseppe Vidoni ha aperto 'Bianco Invisibile' (800m, 6c, M7, AI5) sulla parete est dell’Aiguille Blanche de Peuterey (4112m) nel massiccio del Monte Bianco. La via termina alla Brèche a 3900m.
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L'apertura di 'Bianco Invisibile' alla Brèche dell’Aiguille Blanche de Peuterey, massiccio del Monte Bianco (François Cazzanelli, Giuseppe Vidoni 07/03/2025)
archivio François Cazzanelli,

Il 7 marzo 2025 François Cazzanelli e Giuseppe Vidoni hanno aperto "Bianco Invisibile" sulla parete est dell’Aiguille Blanche (4112m), nel massiccio del Monte Bianco. Dopo mesi di osservazione delle condizioni e un primo tentativo fallito, la cordata è partita alle 4:30 del mattino dalle case di Peuterey in Val Veny. Il loro obiettivo era ambizioso: con sci e pelli affrontare 1600 metri di dislivello, poi cambiare assetto, aprire 800 metri della via e scendere in giornata. La salita è iniziata con un evidente diedro, affrontato con le scarpette da arrampicata, seguito da una serie di goulotte interrotte da un salto verticale fino a immettersi nel canale finale. La cordata ha raggiunto la Brèche a 3900 metri alle 18:00 e, consapevole di essere solo a metà dell’impresa, ha subito iniziato la lunga discesa che li ha riportati a valle per le 23:30, stanchi ma felicissimi per il risultato raggiunto. "Bianco Invisibile" sale tra Vols Incertains (Sébastien Ibanez, Baptiste Obino 2022) a sinistra e la via di Arnaud Clavel e Matteo Pellin a destra.

François, l’hai definita splendida questa nuova via
Sì, e lo penso veramente.

Allora raccontacela
Abbiamo iniziato salendo il diedro di roccia, composto da quattro tiri, 6c, 6b, 6c e poi nuovamente 6b. Belli. Su roccia generalmente buona. La partenza del diedro è stato difficile da proteggere, e dove abbiamo dovuto mettere dei chiodi a lama. Dopo un piccolo tratto di trasferimento su un pendio siamo arrivati alla prima goulottina, bella. Poi un traverso verso destra per prendere la parte più dritta della via, quello di ghiaccio e misto.

Con le difficoltà maggiori di misto?
Si. Lì Bepi è stato bravissimo, è salito un tiro molto bello, che dal basso inganna. Non sembrava fattibile, invece ha intuito che c’era del ghiaccio e delle fessurine. È venuto fuori un M7, molto divertente da scalare. Poi un altro tiro di ghiaccio non proprio facile, seguito da altre 3 cascate di ghiaccio che ci hanno portato al canale finale ed infine la Brèche.

Alle ore?
Sei di sera. Poi da lì la discesa lungo la via, un’altra avventura. 17 calate se non vado errato, su chiodi, Friend, Abalakov. Tutto il repertorio diciamo, fino a poi disarrampicare la parte finale.

E ritornare in Val Veny
Sì, eravamo partiti alle 4:30 dalle case di Peuterey, e siamo tornati lì 18 ore più tardi. A mezzanotte  eravamo di nuovo a Courmayeur, usando la motoslitta che ci aveva prestato Pietro Picco per salire e scendere a valle.

Una lunga giornata in montagna!
Forse è questo la cosa che ci piaceva di questo progetto sai, quello che lo differenzia un po’ da alcune cose che abbiamo fatto in passato. Volevamo provare a fare questa salita in giornata, senza bivaccare. Sarebbe stata dura, lo sapevamo, ma eravamo anche convinti che fosse possibile.

Riesci a spiegare un po’ meglio questo concetto?
Beh senza un bivacco ti preclude molte cose. Già solo arrivare all’attacco devi fare 1600m di dislivello, con tutto il materiale sulla schiena, ancora prima di aprire 800 metri di via, quasi fino a 4000 metri di quota. L’idea ci piaceva, era qualcosa un po’ diverso, magari anche come allenamento per l’Himalaya. Era una piccola sfida in più per noi, e tutto l’inverno ci siamo preparati per questa salita.

Contenti del risultato?

Molto. Quello che è venuto fuori era una bellissima, lunga giornata in montagna, 18 ore di sci alpinismo, di arrampicata su roccia, misto, ghiaccio. Tutto insomma, come piace a noi. Su una montagna un po’ dimenticata dall’alpinismo moderno.

Hai detto che arrivati in cima, siete scesi subito
Sì. Allora, l’idea iniziale era di continuare fino in cima, non manca molto a dire il vero, saranno 200m di dislivello su terreno classico. Ma quel primo diedro ad inizio via ci aveva rallentato molto, eravamo indietro sulla tabella di marcia, era più saggio scendere.

La salita del 7 marzo è arrivata dopo un primo tentativo, giusto?
Un giorno siamo saliti per osservare la linea, e una settimana fa abbiamo fatto un tentativo, ma siamo stati un po’ “fregati”. In quella zona del Bianco le nuvole spesso si attaccano alla montagna, portando umidità. Dopo 1100 metri di scialpinismo, siamo arrivati al plateau, e lì abbiamo trovato 10 centimetri di neve fresca. Non c'erano le condizioni giuste, quindi siamo scesi un po’ dispiaciuti. In compenso, la sciata è stata fantastica!

È fantastico anche trovare una linea così, nel 2025!
Per certi versi sì, per altri non mi sorprende sinceramente. Secondo me, su roccia, non dico che tutte le fessure più ovvie qui nel Bianco siano state salite, ma quasi. Ma con il misto moderno, come abbiamo fatto noi, si aprono prospettive importanti.

Per salite di questo genere nelle Alpi intendi?
Assolutamente sì, e più vado avanti, più mi vengono idee per salite qui. Non sono contrario alle spedizioni, anzi, le ho fatte, le farò ancora: sono una parte importante di crescita per ogni alpinista. Detto questo, però, ci tengo moltissimo anche alla riscoperta delle Alpi. Credo davvero che con quest’ottica, qui da noi ci sia ancora molto da fare.

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