Ama Dablam, Cresta Sud-Ovest
Il 17-19/10/2000, Claudio Inselvini, Diego Fregona, Maurizio Piccoli e Luigi Trippa hanno salito l'Ama Dablam (6856m), nella Valle del Khumbu. Il breve racconto della spedizione.
Tra il 17 e il 19 ottobre scorsi, una piccola spedizione composta da Claudio Inselvini (capospedizione), Diego Fregona, Maurizio Piccoli e Luigi Trippa ha raggiunto, per la Via della Cresta Sud-Ovest, la cima dell'Ama Dablam (6856m), la bellissima montagna che 'abbraccia' la valle del Khumbu (Nepal). Ecco il breve racconto di Luigi Trippa su questa prima esperienza in Himalaya: | |||||
La nostra esperienza all'Ama Dablam testo e foto di Luigi Trippa e Claudio Inselvini Claudio Inselvini (capospedizione), Diego Fregona, Maurizio Piccoli e Luigi Trippa. Quattro amici da dieci anni insieme su tante vie: dal Pilone del Freney sul Monte Bianco alla Marmolada, fin sul Ben Nevis in Scozia ad affinare la tecnica di misto, alle vie nuove sullOrtles, in Tredenus (nel gruppo dellAdamello) e sui couloir fantasma del Sassolungo. La spedizione all'Ama Dablam dello scorso ottobre 2000, è per tutti la prima esperienza in Himalaya. Il nostro sogno comincia alla fine di settembre. | Ama Dablam. Cresta Sud-Ovest (a dx) e parete Ovest dal Campo base 'Ming Bo'. | ||||
Ama Dablam, Campo 1 (5800 mt.) Panorama sopra al 'mare' di nuvole L'Ama Dablam dal Campo 3 (6300 mt. ca.) si vede il pendio di salita (a dx) e la seraccata superiore. | Preparativi Dopo le innumerevoli formalità a Kathmandu risaliamo la valle del Khumbu, siamo tra i primi della stagione post-monsonica, un po in anticipo rispetto ad i trekkers. Andiamo allIsland Peak per acclimatarci e prendere confidenza con questo ambiente, decisamente più vasto delle Alpi ed un po più severo dei luoghi che lalpinismo ci aveva fatto visitare fino ad oggi. Campo Base Il 10 di ottobre siamo al CB dellAma Dablam ai piedi del Mingbo Glacier e della parete Ovest della montagna. Il luogo è stupendo, vasto ma molto accogliente, peccato solo per la nebbia che lo avvolge nel pomeriggio, ed a volte già dalla mattina. Le tende delle 7-8 spedizioni operative sulla montagna sono disposte sul lato sinistro del fiume, il torrente sembra dividere chi rimane al campo da chi sale ed il suo facile guado è come una porta. Durante il giorno si raccolgono info dalle altre spedizioni, dai canadesi, dai giapponesi, dai tedeschi e dagli spagnoli. Si comunica in qualche modo anche con chi non è padrone dellinglese, la lingua imperante di un CB. I campi Emerge subito il problema del C2, lo spazio è veramente minuscolo, appena due tendine, poi forse unaltra ma non si sa. Dopo un po di passeggiate fino al CBAv (5500m molto comodo ed al sole fino al tramonto, ma con un rivolo di ghiaccio al mattino e dacqua sporca al pomeriggio) ed al C1 (5800 mt. su una cresta rocciosa), riusciamo ad occupare anche un posticino al C2 (6150 mt. in cresta ma riparato dal vento). | ||||
Verso la cima I primi a salire sono Diego e Maurizio: dopo una notte al CBAv. salgono al C2 e da li, il 17 ottobre, salgono alla vetta che raggiungono alle 12 circa. Nel frattempo, Claudio ed io, abbiamo raggiuntoil C1 dove incontriamo i nostri amici che ritornano dalla vetta, un po affaticati ma entusiasti loro ce lhanno fatta penso tra me e me. Il 18 ottobre saliamo al C2, superando tutta la zona difficile su roccia, qualche tratto sulle fisse aiuta a superare la parte alta dellultima torre. Il giorno seguente partiamo alle due di notte e saliamo abbastanza veloci fino alla zona del C3 (6300 mt. ca. molto esposto al vento e non lontano dalla pericolosa seraccata superiore). Lì incontriamo i nostri amici baschi (con i quali abbiamo condiviso il CB ed il permesso di scalata). Io vengo assalito da forti dolori allo stomaco e devo fermarmi per circa due ore nella loro tendina, mentre Claudio prosegue con loro verso la vetta. Dopo aver bevuto the caldo e mangiato qualche biscotto riprendo la mia salita, lentamente. Voglio assolutamente raggiungere Claudio che mi attende da diverse ore sulla vetta. Cerco di non sprecare energie inutili, anche per non avere problemi durante la discesa. Alle 12 sono sulla cima. Non provo nulla di particolare per qualche minuto, poi incomincio a realizzare. Il momento è molto bello. Il mio amico mi ha aspettato tutto questo tempo perché sapeva che se lo avessi incontrato mentre scendeva forse avrei rinunciato, anche a cento metri dalla cima. |
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Il nostro Everest non ci ha reso disumani, lamicizia esiste ancora, nonostante la necessità di pensare a se stessi e solo a se stessi, Claudio non voleva mettermi nella condizione di scendere con la scusa che ero da solo. Mi ha 'lasciato' nella tendina dell'ultimo campo per poi richiamarmi dalla cima. Forse su queste montagne (non cosi alte e lontane dal mondo come gli ottomila) cè ancora umanità. Nella foto a sx L'Ama Dablam dal Campo base e in alto Claudio Inselvini e Luigi Trippa in vetta all'Ama Dablam sullo sfondo da dx il Lhotse, l'Everest (al centro), il Nupse. |
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