Alpinismo in Norvegia: prima invernale solitaria di Troll Wall per Marek Raganowicz
Dopo l’apertura nel 2015 di Katharsis insieme a Marcin Tomaszewski, lo scorso gennaio il polacco Marek Raganowicz è tornato sulla mitica parete nord di Trollweggen in Norvegia, meglio conosciuta come Troll Wall, per effettuare la terza invernale, e prima solitaria, della via Suser gjennom Harryland. Aperta nel 1996 da Halvor Hagen e Kyrre Østbø, questa via sale il pilastro Trollryggen e anche se non raggiunge la cima della Troll Wall, è considerata molto più ripida e tecnica delle altre vie su questa sezione della parete. Arrampicando per 16 giorni in completa autonomia, Raganowicz è salito dal basso senza mai tornare a terra per completare la prima solitaria invernale di questa inospitale parete.
Marek - la prima cosa che viene in mente vedendo le foto è... il freddo!
In effetti Troll Wall non è il posto più caldo in Europa. Ma ad essere onesto, il momento in cui ho avuto più freddo è stato il giorno del disgelo, l’acqua colava da tutte le parti, come se piovesse. Ero fradicio e completamente congelato.
Come mai hai scelto questa via in particolare?
Il mio obiettivo principale era di fare la prima solitaria invernale di una qualsiasi via sulla Troll Wall. La via Suser gjennom Harryland mi sembrava avesse l’avvicinamento più sicuro, e questo per me era importante.
Hai scelto di salire senza corde fisse, dal basso, in una unica soluzione di continuità. Cosa rende questo stile così speciale e difficile?
Beh, grazie per questa domanda, perché dopo aver parlato con alcuni alpinisti mi rendo conto che molta gente non dà molta importanza alle corde fisse come fattore che influisce fortemente sullo stile di una salita su big wall. Ma se ti avvicini ad una parete e fissi le corde, ogni giorno, hai la possibilità di riposarti in un albergo o una tenda, puoi comprare altro materiale o cibo se necessario, puoi scendere dalla via velocemente. Quando finalmente ti lanci verso l’alto, devi tirare su molto meno cibo ed acqua, e trascorre molte meno giornate sul portaledge invece che su un letto vero. Le cose cambiano quindi.
Poi hai aggiunto un'ulteriore difficoltà: niente stile capsula, ovvero non hai usato dei campi in parete, ma ogni giorno hai guadagnato quota e hai portato su il portaledge sempre più in alto.
Quando arrampichi in stile capsula, assomiglia più ad un assalto tipo quello che si faceva in himalaya. L’arrampicata è più facile, sicura, più pesante, ma siccome ti puoi riposare per periodi più lunghi puoi anche sforzarti meno.
Quindi quanta attrezzatura hai portato con te?
Credo di aver portato con me circa 100 chili, tra materiale e neve per cucinare.
A proposito di materiale: come era quello che hai trovato in parete?
Le soste erano OK, il che mi ha sorpreso dopo aver letto il report di Andy Kirkpatrick dopo l’ultima invernale nel 2013. Una sosta è naturale, le altre hanno almeno uno spit buono, quindi non ho sostituito né aggiunto materiale.
Quanto ti sei sentito solo
Ero da solo al 100% ;-) Non ho sofferto la solitudine. Detto francamente, arrampicare in solitaria mi viene molto naturale, mi diverto un sacco.
Prima la salita di Katharsis insieme a Marcin Tomaszewski, adesso SGH. Evidentemente hai un rapporto speciale con questa parete. Come mai continui a tornare?
Anche io sto cercando di capire il perché. Ma evidentemente questa parete esercita qualche influsso magico su di me…
Marek ringrazia : Patagonia, Zamberlan, MBC Ltd (Grivel UK, Edelweiss UK, Sea To Summit UK), CAN Ltd and Polish Alpine Association.
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