Alpinismo in Bolivia: nuova via nella poco conosciuta Cordillera Quimsa Cruz
Sono partito dall’Italia con Marco Rainone e Giovanni Penna con due obbiettivi: collaborare con "l’Università Campesina" e tentare una nuova via sulla parete sud dell’Illimani.
L’Università Campesina è un progetto dell’amico Antonio Zavattarelli (Topio): sacerdote e alpinista. Topio ha intenzione di formare, in seno alle attività della Missione di Penas, alcuni ragazzi dell’altopiano boliviano come guide turistiche e forse, i più meritevoli, come guide alpinistiche.
Durante la prima parte del periodo ci siamo impegnati per il progetto dell’Università Campesina in una serie di lezioni sulle falesie di Penas e in aula; successivamente abbiamo completato il programma con le scalate del Nevado Chachacomani (6064 m) e del Nevado Condoriri (5648 m).
Giunto il periodo di vacanza i ragazzi boliviani sono ritornati alle loro famiglie e noi abbiamo iniziato a pensare alla fase finale della spedizione assieme a Topio e ad alcuni ragazzi della missione: Davide Vitali, Rosmel Varillas Acuna e Ronaldo Choque Camargo (Aski).
Le abbondanti nevicate e il tempo instabile di Maggio, con forti venti, hanno creato condizioni d’instabilità dei pendii in quota e condizioni di grande pericolo così abbiamo deciso di modificare il programma e la scelta è caduta sulla "rocciosa" Cordillera di Quimsa Cruz, un eldorado per l’arrampicata sulle Ande boliviane. Quimsa Cruz, ancora poco conosciuta, è caratterizzata da magnifici picchi di granito con vaste possibilità d’apertura di nuove vie.
Il 18 giugno siamo partiti alla volta della località di Viloco. Il gruppo era così formato: Marco Rainone, Antonio (Topio) Zavatarelli, Davide Vitali, Rosmel Varillas Acuna, Ronaldo Choque Camargo (Aski) ed Enrico Rosso.
Posto il campo base a 4500m, nella valle di Kuchu Mocoya, abbiamo impiegato il primo giorno per una ricognizione e per la scelta dell’obbiettivo che è stato individuato sul versante nord della "Gran Muralla" (5200 m ca).
Quest’ultima, alta circa 250m, si può definire una falesia d’alta quota ed è senz’altro una delle più belle strutture della cordillera. Il secondo giorno siamo partiti per tentarne la scalata per cui ci siamo concentrati su un sistema di fessure sul lato destro della parete nord. La scalata è stata portata a termine in 8 ore utilizzando principalmente friends, nuts e qualche chiodo classico. La roccia è granito di ottima qualità: ruvido e tagliente, le fessure però sono spesso intasate da terra, erba e pietre che ne rendono difficile l’utilizzo.
Abbiamo chiamato la via "Kamasa" che significa coraggio in lingua Aimara, è lunga 250m con difficoltà tecniche fino al 6b e A2. Davide Vitali, in seguito ad una caduta in arrampicata e alla conseguente distorsione ad una caviglia, ha dovuto abbandonare la scalata e rientrare al campo base accompagnato da Antonio Zavatarelli. Per il resto del gruppo l’ascensione ha avuto pieno successo.
Il bilancio finale della spedizione è quindi molto positivo soprattutto per il pieno successo della collaborazione con il progetto di "Università Campesina" che promette un futuro gravido di qualifiche e di lavoro per i giovani dell’altipiano boliviano.
di Enrico Rosso
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