Sulle orme dei dinosauri al Monte Pelmetto, Dolomiti
Un boato e blocchi di dolomia grandi come case scivolano lungo la base dello spigolo sud-ovest del Pelmetto, in poco tempo torna nuovamente il silenzio, solo la polvere ci mette un po' a dissolversi per svelare quella che diventerà una scoperta eccezionale per questi luoghi, una conferma delle tante teorie avanzate nel corso del tempo dai più grandi studiosi. La data certa di questo crollo non sembra essere documentata ma ha ben poca importanza rispetto a quello che ha portato alla luce successivamente.
Orme di dinosauri riferibili al periodo Trias superiore e che per milioni di anni sono state gelosamente celate sotto strati di sedimenti adesso sono lì, impresse sulla superficie di un masso perfettamente piano, alla luce del sole, visibili a tutti. Cinque tracce disposte in varie direzioni riferibili a tre tipi di animali che si reggevano su due zampe e raggiungevano un'altezza variabile dagli 80 centimetri ai 3 metri che, dopo aver umilmente aspettato il momento opportuno per ritornare alla luce e svelar così la loro storia, ci permettono ora di immaginare questi esseri primitivi, maestosi, correre liberi negli immensi spazi in parte sommersi dall'acqua. Mi piace immaginare quel piano, dove ora corre la cengia di Ball, posto milioni di anni fa a una quota molto più bassa, come un bagnasciuga dove animali primordiali correvano per andare ad abbeverarsi...chissà cosa ne penserebbe John Ball di non essere stato lui il primo a percorrere quella cengia così vertiginosa ai giorni nostri. Un bagnasciuga che, secondo una delle avanzate ipotesi, potrebbe aver con il tempo trasformato il terreno paludoso in secco, per poi pietrificarsi, finire sotto successivi strati di sedimenti e, infine, con spinte geologiche inimmaginabili, essere portato alle quote attuali.
Orme pietrificatesi e che ora, improvvisamente, si sono rivelate a noi, quasi a volerci riportare indietro di 220 milioni di anni, per farci riflettere sull’infinità stessa del tempo e dello spazio. 220 milioni di anni, una dimensione temporale difficilmente tangibile ai giorni nostri, abituati al fatto che un semplice clic ci fa sembrare tutto così vicino.
Orme che ci raccontano di montagne che non c'erano e che ora inebriano la nostra vista, di paludi e acquitrini che c’erano e che ora hanno lasciato il posto a montagne incantate.
Orme che non hanno conosciuto la neve e il gelo e nemmeno la magia di pennellate di rosa cristallino riflesse sulle pareti del Pelmo e dell’intero arco Dolomitico, quel fenomeno che noi possiamo oggi ammirare e a cui abbiamo dato il nome di “enrosadira”.
Vittorino Cazzetta, originario di Pescul al quale è dedicato il Museo Archeologico di Selva di Cadore, è stato il primo, negli anni ’80, a ipotizzare che quelle fossette su quell'enorme masso potessero essere tracce di dinosauro risalenti a milioni di anni fa, così come poi confermato dal Professor Paolo Mietto dell'Università di Padova.
La frana del Pelmo che scende verso sud tra gli abitati di Mareson e Pianaz è un'altra testimonianza storica di come queste montagne crescono e poi con il passare del tempo crollano. Un continuo inspirare ed espirare che segna da milioni di anni la vita su questo pianeta. Un po’ come l’attività di noi alpinisti, un continuo salire linee nuove che prima o poi saranno cancellate dal tempo. E’ questo l'insegnamento della montagna che più mi affascina: l'effimero attimo che viviamo durante un passaggio per superare una difficoltà, il sogno di una linea che disegniamo per giorni con gli occhi su una parete, seguendo fessure, diedri o solamente una sequenza di buchi; un sogno effimero che solo il disegno su una guida lo renderà, forse, eterno.
Chi volesse avventurarsi in questo viaggio nel tempo può trovare il masso con impresse le orme dei dinosauri su un pendio ghiaioso posto a 2050 metri sul livello del mare.
Per raggiungerlo è necessario raggiungere in automobile il Passo Staulanza (1776 m.) oppure la località di Palafavera (1500 m.), a seconda che si preferisca affrontare un dislivello minore, e quindi godersi una passeggiata più rilassata, oppure macinare qualche metro in più, sì da allenarsi per itinerari più impegnativi presenti sia in Val di Zoldo che in Val Fiorentina. Qualsiasi sia la scelta, non sarà deludente, poiché in entrambi i casi il panorama è mozzafiato: con un solo sguardo è possibile abbracciare l’intera Val di Zoldo, dalle pareti ovest e sud del Pelmetto a quella est del Monte Civetta, della Moiazza e di tutto il gruppo del San Sebastiano-Tamèr.
Entrambi i sentieri sono ben segnalati e battuti sì da poterli affrontare con la massima tranquillità anche da famiglie con bambini che rimarranno senza dubbio affascinati da questa testimonianza storica e impiegheranno ogni ora di cammino a giocare ai piccoli esploratori in mezzo alla natura. Ognuno di loro si ritroverà infatti intento a buttare l’occhio sui sassi sparsi qua e là, impegnato a catturare altre impronte per poter così dire di essere stato il primo a scoprile. Oppure cercherà di spaccare qualcuno dei sassi più piccoli, sì da portare alla luce qualche fossile da collezione!
Inoltre, con un’altra ora di cammino, è possibile raggiungere facilmente il Rifugio Venezia, situato alle pendici sud-est del Pelmo, dove è possibile fermarsi un po' nella zona de “i lach”, distendersi sui prati e ammirare nella sua grandezza tutto il versante meridionale di questo stupendo gruppo montuoso.
I più allenati invece non potranno mancare di completare l'intero giro ad anello, con altre tre ore di cammino, passando per la forcella di Val d'Arcia e correre giù per i ghiaioni settentrionali ritornando così al Passo Staulanza.
Per chiudere, traendo spunto tra l'altro dalle polemiche degli ultimi anni, vorrei permettermi di dare un suggerimento alla Comunità locali. Anziché posizionare una scultura di legno, a forma di scheletro di dinosauro, sulla cima del Pelmo, perché non pensare di disporre lungo i due sentieri che salgono verso il masso con le orme, delle sculture in legno dei dinosauri del Trias superiore, realizzate da artisti locali al fine di creare un museo a cielo aperto rendendo così la passeggiata ancora più suggestiva sia per i bambini che per gli adulti?
SCHEDA: Le Impronte di Dinosauri al Monte Pelmetto, Dolomiti
29/12/2011 - Monte Pelmo: impronte di dinosauro a quota 3000m
Lo scorso settembre un gruppo di cinque speleologi e alpinisti dell'Associazione La Venta ha individuato a 3025 metri sulla cresta dello spallone nord-est del Monte Pelmo (Dolomiti) una possibile pista di orme di dinosauro tra le più alte in Europa.