L’Iceland Traverse 2023 di Simone Salvagnin, 400km da non vedente attraverso l'isola

Dal 16 agosto al 4 settembre 2023 Simone Salvagnin, insieme a Lucia Vissani e Davide Ferro, ha attraversato l'Islanda da nord a sud, 400 km da Akureyri a Skogar. Salvagnin è il primo non vedente a compiere questo tipo di traversata in autonomia.
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Simone Salvagnin in Islanda durante il Iceland Traverse insieme a Lucia Vissani e Davide Ferro. I tre hanno attraversato l'Islanda da nord a sud, 400 km da Akureyri a Skogar. Salvagnin è il primo non vedente a compiere questo tipo di traversata in autonomia.
archivio Simone Salvagnin

La traversata dell’Islanda da nord a sud, in completa autonomia: 400 km da Akureyri a Skogar; 20 giorni, 17 di cammino, 3 di pausa causa maltempo. 25 km al giorno di media. Sempre esposti agli elementi, una tenda, un filtro per l’acqua, in completa autonomia alimentare, e tutto il fabbisogno all’interno di uno zaino di circa 30 kg.

Simone Salvagnin atleta paralimpico della nazionale italiana di paraclimbing, viaggiatore, esploratore di sé stesso, come ama definirsi, é stato il primo non vedente al mondo a compiere questo tipo di traversata in autonomia ovvero senza supporto logistico. La traversata compiuta dal 16 agosto al 4 settembre 2023 ha visto come compagni di viaggio di Simone, Lucia Vissani Presidente di Emozionabile ETS, e l’amico viaggiatore esploratore Davide Ferro.

Partiti dalla costa nord, i tre sono saliti sull’altipiano del centro dell’isola, attraversando oltre 200 km del deserto Spengisandur chiamato anche "altipiano della morte" date le difficili condizioni meteorologiche dettate dal clima. Poi si sono connessi al famoso trekking Lauravegur che attraversa i paesaggi vulcanici del Landmannalaugar, tra i colori di rocce gialle, verdi e marroni, impetuosi torrenti glaciali, ghiacciai e nevai, deserti di cenere, campi di lava, fino agli alberi contorti di Þórsmörk, per poi raggiungere Skogar attraverso un valico tecnico, dove il ghiacciaio del Eyjafjallajökull si incontra con il ghiacciaio del Mýrdalsjökull.

20 giorni d’avventura, esposti per 24 ore al giorno a forti venti, improvvise piogge torrenziali, neve, grandine e torride giornate accompagnate da nuvole di mosche artiche, dovendo giorno per giorno trovare delle fonti d’acqua da filtrare, valutando meticolosamente il luogo dove posizionare il campo per essere protetti dai forti venti, razionando il prezioso cibo, scegliendo quotidianamente rotte e piste da seguire con un pesante zaino sulle spalle. Il tutto immersi in un ambiente che fa sentire l’essere umano piccolo e insignificante.

Il progetto è stato promotore di una raccolta fondi a favore dell’associazione Emozionabile ETS, con l’obiettivo di organizzare laboratori di crescita personale, in ambiente naturale, per persone con disabilità, il tutto allineato al Pay off dell’associazione "l’emozione non ha confini".

Dopo la traversata Salvagnin ha raccontato "A volte servono ambienti duri e sconfinati per poter esplorare la profondità di noi stessi. È stata un’esperienza senza compromessi, sempre esposti agli elementi, senza possibilità di riparo. Ogni dettaglio diventa fondamentale; emotivamente ci si sente molto piccoli dentro questi paesaggi modellati dalla forza della natura, ma è proprio lì che si riesce ad instaurare un profondo dialogo con noi stessi, cercando la forza per resistere e per avanzare sempre più avanti. Tutto ciò mi fa pensare all’essenza di una sola parola: resilienza."

"Da anni, oltre all’attività agonistica in arrampicata, mi cimento con spedizioni, viaggi, traversate, a piedi o in bicicletta, una modalità che mi permette anche senza la vista di assorbire e di godere di ogni istante del percorso intrapreso. La traversata dell’Islanda, comunque, è stata qualcosa di nuovo per me; possiamo dire di non aver incontrato quasi nessuno per gran parte del percorso e dato il pesante carico sulla schiena, la fatica assoluta dei primi giorni, abbiamo finito in fretta anche gli argomenti tra di noi, portandoci in una dimensione introspettiva molto forte. Nonostante ciò la nostra testa non è riuscita a volare lontano, bensì è rimasta presente ad ogni singolo passo in una sorta di dimensione meditativa, qualcosa di rivoluzionario rispetto alle altre esperienze e alla mia quotidianità, qualcosa a cui sto cercando tuttora di dare una forma razionale. Muoversi camminando lenti e costanti per più di otto ore al giorno, per poi fermarsi e mettersi alla ricerca dell’acqua, montare il campo, avere le giuste energie per cucinare qualcosa ed infilarsi nel sacco pelo - unica vera forma di tepore di tutta la giornata -, spesso bagnati, con i piedi e le spalle doloranti, tutto ciò non ha portato a perderci, ma ci ha visto sempre li, con luminosi e sinceri sorrisi, attenti e sereni allo stesso tempo come animali che si aggirano guardinghi nella natura, tesi nell’attenzione ma sereni, cogliendo l’espressione più naturale, benché difficile da raggiungere, della vita: lo stato di presenza."




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