Buahellir, la nuova falesia di drytooling in Islanda

Matteo Meucci presenta Buahellir, la nuova falesia di drytooling da lui chiodata vicino a Reykjavík in Islanda.
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Angelika Rainer su D9 a Buahellir in Islanda
Matteo Meucci

Per uno come me che del ghiaccio ha fatto una ragione di vita, la laurea prima (sui mulini glaciali) e più recentemente il lavoro di guida (sui ghiacciai islandesi), il drytooling era visto solo come un ripiego e una attività destinata solo ai "forti". Sono ancora vivide in me le immagini di una ventina di anni fa di Steve Haston e poi Bubu Bole (e altri) attaccati su degli strapiombi di roccia in Valle D’Aosta e finché ho vissuto in Italia il misto che avevo fatto sulle montagne di casa (Alpi Apuane) era molto più simile a quello scozzese, rocce impiastrate e zolle di paleo ghiacciate.

Circa nove anni fa mi sono trasferito in Islanda e al principio, visto la quantità di linee disponibili, mi sono concentrato più sulle cascate di ghiaccio anche se qualche linea di misto e dry l’ho sempre aperta. Avendo maturato un po' più di esperienza ed essendomi tolto qualche soddisfazione, era forse arrivato il momento di cercare altri stimoli. Recentemente ho conosciuto alcuni top climber e mi è nata la curiosità di sviluppare un po’ più seriamente questa disciplina anche nel "Paese di Ghiaccio".

Purtroppo la roccia non é un granché in Islanda, per lo più si tratta di strati di lave basaltiche oppure di pareti di palagonite; le prime sono di spessori vari e possono risultare fragili oppure mai formano falesie alte abbastanza, le seconde formano pareti alte anche un centinaio di metri ma completamente friabili e non adatte alla chiodatura (assomiglia ad una arenaria morbida).

La ricerca di una grotta per il dry si è prolungata per vari anni fino a che nell'estate del 2020, dopo aver chiodato un settore di arrampicata vicino a Reykjavík, é bastato scavallare una cresta nella stessa falesia per scoprire il nuovo "piccolo paradiso".

Dopo aver avuto l’ok da parte della comunità degli arrampicatori per destinare la parete al drytooling, i lavori sono iniziati. Con la pandemia ed il paese chiuso ai turisti tutte le compagnie di guide hanno chiuso i battenti lasciandoci a casa per molti mesi; trovandomi improvvisamente con molto tempo libero, ho potuto sfruttare molti giorni buoni per la chiodatura nonostante l’imperativo per l’inverno fosse "prima scalare e poi chiodare".

Un po’ la meteo ballerina che ha portato molteplici fronti caldi nel pieno dell’inverno e un po’ che il mio socio fidato si era trasferito al Nord del paese in cerca della powder, l’unica cosa che potevo fare era dedicarmi allo sviluppo della falesia. E così, piano piano, chiedendo consigli tecnici ed aiuto ai miei amici sparsi in tutto il mondo mi sono fatto coraggio e mi sono calato in questi strapiombi cercando di trovare delle linee il più logiche e naturali possibili, cercando di non banalizzare la pendenza e cercando di creare qualcosa che potesse impegnarmi a lungo termine.

Dopo un grosso lavoro di pulizia della parte inferiore un po’ friabile, sono riuscito a fissare delle corde dalla base fino in cima che mi permettevano di rimanere vicino alla parete anche in forte strapiombo. Così piano piano, partendo dalle più verticali e finendo sotto il tetto, salivo e scendevo, per la pulizia, la chiodatura e poi la foratura delle prese per le picche, non so quante volte per ogni via.

Alla fine, in circa 26 giornate di lavoro, il grosso è stato completato ed ora la falesia è agibile con 14 vie e relative piazzole per fare sicura più o meno confortevolmente.

Piano piano ho iniziato anche a salire le vie, ma dopo aver fatto velocemente quelle più facili sono arrivato nel mezzo dello strapiombo e lì si è fatta dura per me. In mia salvezza sono venuti a trovarmi Jeff Mercier e Angelika Rainer che hanno chiuso in scioltezza quello che mi era rimasto da fare ed inoltre hanno "certificato" i gradi in base alla loro enorme esperienza.

I gradi vanno da un facile D4 al D9+ e le vie più strapiombanti hanno i rinvii fissi tranne che nelle parti non strapiombanti. Nel paese ci sono altre vie di dry e misto ma generalmente isolate o in falesie di ghiaccio, Buahellir é la prima falesia completamente dedicata. I gradi non sono elevati e la ricerca del super grottone è già ripartita.


Informazioni tecniche e raccomandazioni:
Per arrampicare a Buahellir sono necessari 12 rinvii ed una corda da 60m; tutte le soste sono con anello ed è necessaria la manovra per la calata. I rinvii fissi sono stati messi nell’estate 2021, e si raccomanda di controllare lo stato prima di arrampicare.

Tutte le informazioni per l’avvicinamento e la falesia sono disponibili sul sito http://www.isalp.is/en/news/buahellir
La falesia è arrampicabile tutto l’anno ma è necessario fare attenzione che in inverno i buchi nella parte superiore potrebbero essere chiusi dal ghiaccio; evitare giorni ventosi (tutte le direzioni) perché il canyon incanala il vento. Le prese per le picche sono marcate con una striscia rossa se scavati e con un punto rosso se naturali. La falesia si trova a circa 20’ di macchina dal centro di Reykjvik e circa 25’-30’ di avvicinamento. Fare attenzione: é possibile la caduta di pietre nonostante il lavoro di pulizia.

Matteo Meucci
Guida di Ghiacciaio e Montagna AIGM

Ringrazio per il supporto e la fornitura di materiale: Grivel, Ggsport Reykjavik, Prorock store Camaiore, Kinobi di Emanuele Pellizzari, Ísalp - Club Alpino Islandese




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